«Solo con Berlusconi si fa il Centro»

Pannella ad Arcore: «Ma non ho parlato di un governo con il Cavaliere». Bossi: «Non si azzardi neppure» Pannella ad Arcore: «Ma non ho parlato di un governo con il Cavaliere». Bossi: «Non si azzardi neppure» flirt «Solo con Berlusconi si fa il Centro» ARCORE. Secondo caffè bollente dall'ospite Silvio per la truppa dei cronisti infreddoliti, con un Marco Pannella in blu e sigaro che per quattro ore si è tenuto stretto il suo amico Berlusconi, pranzo e chiacchiere, e ora si esibisce nell'esternazione multipla in uno dei tanti salottini del villone. «Divergenze? Siamo d'accordo o contigui o convergenti». «La Rai? Mai stata un servizio pubblico». «Il centro? Ha bisogno di Berlusconi». «La tv Fininvest? Una garanzia per l'informazione». «Il pds? E' il nemico da battere». «Il governo? Un Ciampi bis con me, Segni e Berlusconi». Questa è nuova. Fino a ieri Pannella si era limitato a chiedere per sé il dicastero degli Esteri e per Mariotto un altro qualunque, oggi ne assegna uno pure al suo amico Silvio. Suscitando l'immediata reazione di Bossi: «Non si azzardi neppure». Polemica che si spegne poco dopo, con la smentita di Pannella da Brescia tre ore dopo. Berlusconi se lo guarda, questo Pannella col botto, e sta in silenzio. Sorseggia il caffè, annuisce. Lo fa parlare e fumare. Prima di congedarlo gli metterà a disposizione una troupe per i tg e poi via, lo spedirà a Brescia, con l'ingrato compito di lavorargli gli spigoli di Martinazzoli. Tanto Pannella è un carrarmato e neppure il cuore di pietra di Mino è in grado di rallentarlo. Dunque un po' di questo fine anno politico gira qui, sotto al sole di Brianza. La scorsa settimana Gianfranco Miglio. L'altro giorno Martinazzoli. Ora Pannella. Tra poco toccherà a Bossi. Quando? «E' uno dei primi incontri previsti per il prossimo anno», fanno sapere. Chiaro che l'interlocutore più importante, almeno per il Nord, resta lui, l'Umberto, con il suo terremoto di voti e se Mino il triste ci starà, bene, altrimenti pazienza per lui e per quel suo nuovo partito che non è più dici e non ancora pippì. Ci sono i neocentristi (Casini, Mastella e altri ex) che non vedono l'ora di togliersi la vecchia polvere e salire sulla nuova onda. Torniamo a Marco e ai riflessi azzurri del suo sorriso. E' arrivato alle 12 per l'arrosto. Se n'è andato poco dopo le 16. «Io qui sono di casa almeno dal 1985», fa sapere. «Sì andrò da Martinazzoli, tanto gli telefono quando voglio. Ieri un'ora», dice e sembra contento. «Volete sapere di cosa abbiamo parlato io e Berlusconi? Chiedetelo a lui, tanto non ve lo dirà». Ride. E' proprio contento. Continua: «Prima di tutto abbiamo parlato di referendum. La Fininvest supplirà alla latitanza e all'ostracismo della Rai». Interviene Berlusconi: «Sì, faremo una campagna di informazione sui referendum». Riprende Pannella: «La Rai è prigioniera dei giornalisti dell'Usigrai e del gruppo di Fiesole, loro sono il nemico, arroganti, presuntuosi, difendono esclusivamente il loro potere». Ce l'ha a morte con quelli, ma non è una novità. «Il centro liberaldemocratico è quello che ha espresso il governo Amato e il governo Ciampi. Ora è necessario organizzarci e Berlusconi ha capito che la nuova legge dovrà trasformare i partiti in comitati elettorali. Siamo qui per discutere come e con chi costruire un tavolo...». Berlusconi annuisce, questo è pane suo: «Un tavolo non c'è ancora, ma solo un telaio dietro al quale mi siedo con pazienza». Pannella resta in piedi: «Ecco Berlusconi ha scelto di entrare in politica perché le vie del Signore, o del diavolo, sono infinite». Attacca col violino: «Lui è uno che, come nessuno in Italia, è riuscito a costruire un impero cominciando da zero». E allora? «Ha paura di quello che può accadere in questo Paese nel netto sfacelo delle forze non comuniste». E' per questo che ha fatto il grande passo? «Precisamente». Interviene Berlusconi: «Il nostro Paese ha bisogno di una cura forte e di uomini forti vicini al libero mercato». Pannella dice sì, sì; e si capisce che va annoverandosi tra gli uomini forti: «La bottega pds è molto più pericolosa di prima». Perciò l'unità di intenti, il cartello, anzi il resserriblement, come ama dire Berlusconi, si impone. «Bisogna cambiare il modo di pensare la politica e farlo in fretta». Dice Berlusconi: «Le elezioni per me vanno bene a aprile, magari ai primi di maggio». Il tempo, perciò, scappa. Pannella sbriga un paio di interviste in un salotto rosa e poi parte per Brescia. Silvio scompare e fa sapere che per un paio di giorni staccherà la spina. Al prossimo anno. Pino Corrias Silvio Berlusconi (foto grande) Qui accanto Marco Pannella e Mino Martinazzoli

Luoghi citati: Arcore, Brescia, Italia