«Nessun aggiustamento nel processo al mafioso»
«Nessun aggiustamento nel processo al mafioso» Dalla Corte d'appello respinta la tesi del pentito «Nessun aggiustamento nel processo al mafioso» In Sicilia si fa il nome di un alto magistrato torinese come di colui che sarebbe stato avvicinato per «aggiustare» il processo ad un «uomo d'onore» di Mazara del Vallo, Giovanni Bastone, fedelissimo del boss Mariano Agate. Ieri è stato scritto che il giudice sarebbe un presidente di corte d'assise d'appello. I fatti: Bastone fu giudicato colpevole, in primo e secondo grado, nel maxi-processo contro il clan dei catanesi e i loro alleati. Colpevole di tentato omicidio nei confronti di Francesco Denaro. La Cassazione annullò quella sentenza, cancellando soprattutto la condanna per associazione mafiosa per decine di imputati. Fu una delle ultime sentenze emesse dal collegio presieduto dal presidente Corrado Carnevale. Giudice estensore fu Paolino Dell'Anno, chiamato in causa anche ieri dalle indiscrezioni giornalistiche. Nel secondo processo d'appello, preceduto dalle prime rivelazioni sui rapporti con Dell'Anno, Bastone fu ricondannato a 14 anni. Quest'ultima sentenza risale al 27 aprile scorso. Presiedeva la corte Vincenzo Serianni, ex magistrato di Cassazione il cui nome compare in quell'elenco di 19 giudici massoni nei cui confronti il ministro Conso ha chiesto al Csm di aprire un procedimento disciplinare. Il primo presidente della corte d'appello, Luigi Conti, ha accolto con perplessità la notizia che si sarebbe tentato di «aggiustare» il processo torinese: «Non ne avevo mai sentito parlare. Se tentativi in quel senso ci fossero stati, ne sarei stato messo al corrente e avrei denunciato il fatto. Il processo a Bastone si è concluso con un verdetto di condanna al di sopra di ogni sospetto». Anche il procuratore generale Silvio Pieri afferma di non aver ricevuto alcun rapporto al riguardo: «Suscitò semmai forti perplessità la sentenza della Cassazione, che non riconobbe l'associazione mafiosa per un'organizzazione impegnata, per anni, a dominare la malavita fra Torino e Catania». Netto pure il giudizio del procuratore aggiunto Francesco Marzachì: «Se ci furono interferenze per aggiustare il processo, non ottennero alcun effetto».
Luoghi citati: Catania, Mazara Del Vallo, Sicilia, Torino
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