Con me vince lo sport povero

Con me vince lo sport povero Con me vince lo sport povero L'omino di ferro rivive il suo calvario «Ultrafelice: per aver battuto un campione come Baggio che ammiro moltissimo, per essere stato prescelto da una giuria così qualificata e soprattutto perché vengono riconosciuti i meriti di uno sport cosiddetto povero». Così Jury Vassili Dimitri Chechi, a casa dei genitori, a Prato, alla notizia della vittoria nel referendum de La Stampa. Jury divide il suo tempo fra Varese (ove vive e si allena in una palestra tutta sua e con allenatore tutto suo, l'olimpico Bruno Franceschetti) e Prato, città dove nacque e dove fu avviato alla ginnastica frequentando la palestra della Etruria dove avrebbe dovuto imparare a tirar di pugni. Ma le sue radici più profonde sono in Maremma, in Roccastrada, un borgo che fu feudo degli Aldobrandeschi, abitato da duri lavoratori della terra e della lignite. E da questa gente ha ereditato forza fisica e morale. «Infatti - ci conferma - penso che solo la capacità di resistere, di reagire, di non voler mollare mai mi abbia dato la forza di rinascere dopo la rottura del tendine di Achille destro che mi spezzò le ali il 6 luglio 1992, proprio alla vigilia dei Giochi di Barcellona. Dovendo raccontare la storia della mia resurrezione devo dire grazie proprio alla mia tenacia. Sono un testardo: ho sempre pensato che un giorno avrei detto la parola fine all'agonismo, ma tenevo a farlo per mia volontà, non per decisione altrui, neppure del destino. «Ho capito che avrei potuto fare ancora ginnastica ad alto livello quando son tornato in palestra. Esattamente il giorno dell'operazione. Mi sono arrampicato sugli anelli, mi sono messo in squadra con il gambone ingessato e mi sembrava di sollevare il mondo. Ma ce l'ho fatta: perché dentro di me ho una forza che viene dal lavoro di palestra, ma è anche una forza antica, che mi hanno lasciato in eredità i millenni di lavoro della mia gente. E ciò aggiunto alla costanza: mesi in palestra a rieducare una gamba che faceva i capricci, a diventare sempre più forte di braccia e di spalle, a studiare un esercizio nuovo agli anelli che nessun altro fosse in grado di fare. E prima dei Mondiali di Pasqua, a Birmingham, un test a Milano per guadagnarmi il posto in squadra. E proprio lì ho definitivamente capito che ero rinato, che avrei potuto vincere se avessi trovato la giusta tattica di gara. Perché anche in ginnastica esiste una tattica. Che è la seguente: non strafare mai, non schiacciare mai troppo l'acceleratore, lasciare ima riserva di gas, cioè di forza, per la "ripresa" in caso di necessità. «E così dalla miscela fra ciò che ti ha dato Madre Natura (forza fisica e carattere) e di quanto ti procuri con il tuo lavoro (costanza, perseveranza, applicazione, senso del limite) può uscire qualcosa di buono. «Ai Mondiali ho vinto agli anelli: da allora in questo attrezzo non sono stato mai più battuto. E conto di andare avanti così; di vincere ancora ad aprile ai Mondiali in Australia. E poi di proseguire, fino a quando avrò la carica per farlo. Questo riconoscimento de La Stampa mi gratifica e mi euforizza quanto una vittoria in pedana. «Ora debbo centrare un solo obiettivo: ho parlato di sport poveri, ma devo fare in modo che la ginnastica esca dal novero di questi. Qui c'è veramente tanta strada da fare se un campione del mondo ha difficoltà a trovare uno sponsor piccolo piccolo che gli renda la vita più agevole...». Vanni Loriga

Persone citate: Baggio, Bruno Franceschetti, Jury Vassili Dimitri Chechi, Vanni Loriga

Luoghi citati: Australia, Barcellona, Birmingham, Milano, Prato, Roccastrada, Varese