Toro 18 miliardi per comprarlo di Claudio Giacchino

30 In attesa del match con i giallorossi, si discute sulla cifra che chiederà il curatore fallimentare Toro, 18 miliardi per comprarlo E Goveani cerca sette partner da cordata TORINO. Le 176 mila azioni del | Torino sequestrate quindici giorni fa a Roberto Goveani sono state di nuovo sequestrate. I tifosi non temano un mutamento in peggio della situazione, il secondo sequestro è solo un atto formale: è stato disposto dal tribunale di Torino dato che quello di Acqui, il primo sequestratore (diciamo così) delle azioni, non s'occupa più del fallimento Borsano. La società granata ha commentato: «Il provvedimento ci trova pienamente consenzienti soprattutto in virtù della nomina del custode, il dottor Aime, già curatore fallimentare della Gima» (la holding dell'ex presidente affondata in un oceano di debiti: circa 80 miliardi, ndr). Il dottor Aime è in vacanza: la prossima settimana tornerà ad occuparsi dell'ingarbugliata vicenda granata. Sulla quale s'addensano le voci più disparate e preoccupanti che ipotizzano l'asta fallimentare o, addirittura, il fallimento del Torino. Ipotesi, quest'ultima «puramente campata in aria e da nulla avvalorata» secondo gli esperti. Che aggiungono: «Quanto all'asta, i tempi sarebbero lunghissimi, s'arriverebbe all'incanto solo dopo anni». L'evoluzione più probabile, e migliore (o meno peggio) per il Torino si chiama «trattativa privata». Cioè: il curatore, in tempi molto rapidi, fisserà il valore della società granata e nel giro di poche settimane ne tratterà la vendita a coloro che si saranno fatti avanti. Già, ma quanto sarà valutato il Torino? Scontato che il curatore cercherà di ricavare il massimo in modo da avere più soldi possibili per risarcire i creditori della fallita Gima di Borsano, non ci sarebbe da stupire se il club venisse stimato sui 15-18 miliardi. Stima esorbitante, ma non campata in aria. Goveani aveva sempre sostenuto di aver concordato con Borsano la cifra di 12 miliardi: per sfortuna sua e del Toro, Borsano ha poi consegnato ai magistrati la scrittura privata in cui il Notaio s'impegnava a versargli altri 12 miliardi in nero. Quindi, come dare torto al curatore se dovesse sommare accordo «chiaro» e «nero» per poi fermarsi appunto su una cifra oscillante dai 15 ai 18 mila milioni, visto che qualunque valutazione sta sempre a metà tra il minimo e il massimo? Insomma, nulla di più probabile che Goveani si trovi dinanzi ad una richiesta del genere: potrebbe farla scendere solo se riuscisse a dimostrare, come dice d'essere sicuro di fare, che ha dovuto piegarsi alla scrittura privata, che era una condizione capestro senza la quale non sarebbe mai potuto diven¬ tare presidente, e che in realtà il Torino vale, al massimo, quanto pattuito pubblicamente con Borsano. Parliamo di Goveani come primo pretendente al Torino, «però non ha alcun diritto di prelazione» spiegano gli esperti. Ma il Notaio sarà in condizione di esaudire le richieste del dottor Aime? No, stando almeno allo stato delle cose: non per nulla è alla ricerca di soci «moralmente e finanziariamente ineccepibili». In una parola, gente che ispiri la massima fiducia alle banche (ossia, che possa ottenere fidi ad occhi chiusi). Goveani cerca sei-sette partner; a dar retta alle indiscrezioni s'è imbarcato in un'impresa disperata, coronata per ora da un unico successo: la disponibilità di Vittore Beretta a confermare la sponsorizzazione. Ma se i soci non verranno trovati, Goveani sarà costretto alla resa e allora il Torino finirà in mano a chi si presenterà dal curatore Aime con i miliardi necessari. E se nessuno dovesse farsi avanti? Allora, rispondono i tecnici di cose fallimentari, il curatore abbasserà di un quinto la valutazione e riprenderà la trattiva privata. Morale della favola: chissà in quali mani finirà il Toro. Claudio Giacchino

Luoghi citati: Acqui, Torino