lentini ritorno al futuro

Dall'amichevole benefica con le Christmas Stars e dagli esami medici due belle novità per Milan e Juve Dall'amichevole benefica con le Christmas Stars e dagli esami medici due belle novità per Milan e Juve lentini, ritorno al futuro «Ho tenuto un 'ora, poi ho mollato» MILANO. La partita della bontà, che il Milan vince per 53 contro le Stelle di Natale (Christmas Stars), riconsegna Gianluigi Lentini alla fabbrica dell'agonismo. E', questo, il fatto del giorno: più ancora dei fuochi accesi dall'estro ondivago di Dejan Savicevic (due gol, un assist), e dell'accoglienza che l'Itaca berlusconiana riserva al suo Ulisse, quel Ruud Gullit applaudito e coccolato dal popolo, fischiato e spernacchiato da un pugno di beceri ultràs. Il fatto, dicevamo. Saranno anche falsi, questi tipi di approcci, e se non proprio falsi, blandi, ma mettetevi nei panni di Lentini. Cosa volete che sia l'etichetta per uno che non più tardi di cinque mesi fa, la notte del 2 agosto, ha visto la morte in faccia, sbalzato da un bolide in fiamme, e salvato dal buon samaritano di turno, un pacioso camionista di passaggio? Conta l'esser tornato. E posta la fatidica prima pietra, si tratta, adesso, di tirar su l'edificio. Diamogli tempo. Era fermo agli ultimi tre minuti di Milan-Piacenza (Coppa Italia, 10 novembre) e a un paio di galoppi informali contro squadre di dilettanti. Ci sarà da lavorare sodo. Come l'acqua per il cioccolato, così il ritmo per un campione convalescente: Lentini ha bisogno di provare, e di provarsi. Senza abbattersi, senza essere illuso. Numero sette, in campo per tutti i novanta minuti, opera sul fianco sinistro della scacchiera, e si sforza di richiamare le antiche memorie. Regge un tempo, si pianta nella ripresa. Niente contrasti, però, e niente cavalcate dello Valchirie. Il gesto più atteso è quello che meno incendia la fantasia dei tifosi: due piccoli colpi di testa, quasi banali, ma dal valore enorme. Luis Suarez, in tribuna, allarga le braccia: «Fisicamente mi sembra a posto, però non esageriamo. Sono i tackles selvaggi delle partite vere che dovranno misurarne gli effettivi progressi». «Ho tenuto per un'ora, poi sono scoppiato», racconta Lentini, con l'aria dello speleologo riemerso dopo una lunga e sofferta permanenza agli inferi. Capello batte gli stessi tasti: «Per 60-65 minuti, bene anche sul piano tattico. Alla distanza, ha mollato. Ho visto quello che mi aspettavo di vedere. Ma non pensiate che sia fatta. Ha bisogno, come minimo, di altre otto-nove partite». Lentini scalpita. Buon segno. Sentitelo: «Devo soffrire. Soffrirò. Per adesso sono contento così. In cuor mio, temevo di non reggere: tale era l'emozione e tante erano le ruggini. Capello parla di otto-nove partite, fa bene, guai a correre in questi casi, però io farò di tutto perché possano diventare almeno la metà. La testa è ok, nessun problema. Volata scudetto. Coppa dei Campioni, nazionale, Mondiale. Ci spero. Ci conto». Lentini sfoglia il calendario con la stessa ansia di un ciclista tormentato dal tic-tac del cronometro: «Marzo sarà il mio mese. O dentro o fuori. Mi mancano ancora un sacco di cose la convinzione, l'intesa, l'occhio, la cattiveria - ma ho recuperato la virtù più importante: il coraggio, la fiducia. Mi spiace solo che abbiano fischiato Gullit». Una bestemmia in chiesa, ha ragione. Papin gli regala un buffetto: «Avanti così, Gigi. L'importante era rompere il ghiaccio, e tu l'hai rotto». Berlusconi non compare. A forza Milan preferisce forza Italia. E' rimasto ad Arcore, chiuso a chiave con Martinazzoli. Lentini ha altro per la testa. Pensa a Sacchi, e al suo listone dei ventidue. Pensa al Milan, e alla resa dei conti in agguato a primavera. La partita della solidarietà è un bastone prezioso cui appoggiarsi. Il bello viene adesso. E con il bello, il misterioso. Non era facile mantenere l'equilibrio su un terrenaccio del genere: e Papin, difatti, l'ha bollato senza pietà («una vergogna»). Non era neppure facile sbirciare Hugo Sanchez senza provare un qualcosa di simile a un brivido, a un sussulto, a un moto dell'animo. Si ricomincia, dunque. Tutti «buoni», ma Savicevic di più. E pazienza se, sul tema Gullit, un manipolo di «brigatisti» dissidenti replica al drappo dei lealisti («Milano non ti dimentica, grazie») con uno squallido e miserevole striscione: «Chicco nel cuore, Gullit no». Giusto per Evani, scandaloso per Ruud. Ha colpito e offeso tutti. Non solo l'ex idolo, «fuggito» dopo mezz'ora. Anche Lentini. L'eccentrico dandy che ha capito di notte, su un'autostrada deserta, quanto sia gratificante, pur se faticoso, vivere alla luce del sole. Non prendetela come una favola. E' solo la fine di un brutto sogno, e l'inizio di un'avventura. Che porterà laddove Lentini e il destino, uniti indissolubilmente dal rogo di una Porsche gialla, vorranno. Roberto Beccantini Gullit a San Siro tra fischi e applausi Forse il bianconero sarà disponibile già a metà gennaio Buone notizie anche per Baggiol e Andrea Fortunato: in campo a Udine L'ira di Moeller A lato: Lentini, test incoraggiante Sotto: Savicevic, in gran forma Dino Baggio (a lato) dovrà portare una ginocchiera «armata» soltanto di notte

Luoghi citati: Arcore, Italia, Lentini, Milano, Piacenza, Udine