Con Bramieri un miliardo di comicità di Osvaldo Guerrieri

Con Bramieri un miliardo di comicità Grande successo della commedia di Fiastri-Vaime «Se un bel giorno all'improvviso...» Con Bramieri un miliardo di comicità Bravissimi Jannuzzo e laMerlini, la regia è di Garinei TORINO. La favola è questa: nella villetta a schiera di una tranquilla coppia di mezza età viene lanciato un giorno un pacco avvolto in carta di giornale. Infrangendo la vetrata di una porta, l'involucro va a depositarsi proprio in mezzo al salotto. Che può essere? si domandano allarmati marito e moglie. Lui, Amedeo, è un perito agrario di così orgogliosa onestà da non accettare in dono neppure una forma di pecorino (con i tempi che corrono, passerebbe per corruzione). Lei, Rita, ha sacrificato al suo uomo un futuro forse brillante di soubrette, possiede una morale un po' più adattabile e coltiva in segreto qualche minuscolo sogno di grandezza: per esempio, le piacerebbe viaggiare, comprarsi una pelliccia. Ma che fanno marito e moglie quando scoprono che il pacco nasconde una montagna di quattrini, un miliardo tondo tondo? Da questa domanda prende l'avvio «Se un bel giorno all'improvviso...», la commedia di Jaja Fiastri ed Enrico Vaime che, al suo debutto, ha deliziato il foltissimo pubblico dell'Alfieri. Ennesimo prodotto della fortunata ditta Garinei e Giovannini, lo spettacolo è firmato con il consueto, ferreo garbo da Pietro Garinei ed ò in¬ terpretato da Gino Bramieri, Marisa Merlini e Gianfranco Jannuzzo, che definire in forma è quasi sminuirli. Senza una caduta di tono, senza cedimenti nel ritmo e utilizzando con eleganza anche i teatralismi più sfruttati e consolidati (Bramieri travestito da donna è ormai un manierismo comico), la commedia mescola l'intrattenimento puro alla satira, arrivando a lambire il terreno zolfigno dell'invettiva, là dove il Teatro lancia i propri anatemi contro il totem del suo grande nemico: la Televisione. Potrebbe essere soltanto una trovata, un soprassalto narrativo, un modo di fornire a Bramieri l'occasione di un monologo. Ma forse è molto di più. Quel denunciare il quotidiano plagio televisivo è, alla fine, la materia stessa della commedia, la sua vena nascosta e amara. E infatti: perché quel miliardo è finito in casa Ceccarelli? Non per errore, non perché qualcuno ha voluto disfarsi di un bottino che scotta o di una tangente. Quel miliardo è piovuto in salotto perché così ha voluto la Televisione. Un conduttore vuole mostrare ai suoi telespettatori che cosa può succedere in una normale famiglia dopo un ritrovamento così straordinario. I Ceccarelli restituiranno il miliardo? lo nasconderanno? lo spenderanno? Bramieri pensa di consegnarlo alla pol'iia, la Merlini vorrebbe appagare i suoi più antichi desideri. E Jannuzzo, che è il cinico conduttore, fa in modo che i due agiscano secondo logica televisiva. A questo scopo s'insinua in casa Ceccarelli con i travestimenti più imprevedibili. Una volta è un operaio dei telefoni, un'altra volta è un avvocato napoletano dal linguaggio rigoglioso, poi diventa una pastore sardo, un venditore porta a porta di cosmetici, un architetto fiorentino di ambigua sessualità. Il gioco procede serrato, finché Amedeo (la cui serenità ha ricevuto un bello scossone) si accorge dell'inganno e medita vendetta. La vittima inconsapevole della scemenza televisiva si trasforma in giustiziere, si appella alla potenza del telecomando, rifiuta di credere che l'unica verità sia quella proposta dalla tv eccetera. Ma la Fiastri e Vaime non vogliono stringere troppo il nodo satirico. Nei loro scopi non c'è il pamphlet anti-televisivo. E allora addolciscono il tono, al¬ lentano la pressione. Come? Con una lievissima trovata di spirito, con una mossa da prestigiatore assolutamente in linea col resto. Il divertimento è fuori discussione. Nella cornice rosea di Uberto Bertacca, Bramieri recita come meglio non si vorrebbe. Con la stessa naturalezza sbigottisce, s'intenerisce, sogna, s'indigna. Mai sopra le righe, neppure quando è in quel benedetto abito da massaia, guida la partita con una felicità comica assoluta. Bravissima accanto a lui è la Merlini, che diventa irresistibile quando disseppellisce, a scopi televisivi, il birignao della diva che fu. E Jannuzzo è Jannuzzo. I suoi travestitismi, fisici e psicologici, sono portentosi, la varietà delle sue parlate è mostruosa. Si può chiedere di più? Si replica fino al 16 gennaio. Osvaldo Guerrieri Gino Bramieri e Gianfranco Jannuzzo due grandi interpretazioni in una divertente favola teatrale che diventa un atto d'accusa contro il cinismo della televisione e contro i suoi miti deleteri

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