L'invenzione dell'Apocalisse

Da sempre temuta, parola-chiave del '93. Con una lunga storia f Da sempre temuta, parola-chiave del '93. Con una lunga storia L'invenzione dell'Apocalisse Mircea Eliade fra incubi e speranza pt IOME spesso le accade, da qualche tempo a 1 ' questa parte, ha avuto un ruolo di rilievo I tra i protagonisti dell'annata: l'Apocalisse, 1 i evocata, invocata, temuta, sempre alle porI te, ha fatto udire ruggiti minacciosi da frontiere di guerra, arsenali di armi termonucleari, rivolte, catastrofi un po' in tutto il pianeta. Se ne parla sempre più spesso, anche sul filo di un equivoco. La storia dell'Apocalisse nella nostra cultura non è semplicemente quella di una fine del mondo antiveduta e attesa, di una tragedia distruttrice, bensì di un punto di volta, di una «rivelazione», uno dei temi ricorrenti dello spirito religioso occidentale. Il tema ha affascinato Mircea Eliade, il grande storico delle religioni scomparso nel 1986 dopo una vita avventurosa che lo ha portato dalia Romania, dov'era nato, all'India e agli Stati Uniti, dove insegnò fino alla morte presso l'Università di Chicago. Personaggio discusso per una iniziale contiguità con il regime filonazista del suo Paese, Eliade fa parte della famiglia dei grandi intellettuali che, come Ernst Junger, sono stati a lungo catalogati quali pensatori «di destra» e sottoposti a una certa censura. Solo negli ultimi anni la sua opera ha potuto essere letta senza pregiudizi. E proprio nel segno di Eliade l'anno che si conclude ha visto partire un'opera editoriale con le dimensioni di un evento: la pubblicazione, da parte della Jaca Book, della monumentale Enciclopedia delie religioni diretta dallo studioso romeno. Uscirà in 17 volumi, il primo dei quali è già in libreria. Dopo l'edizione americana, dove le voci sono in ordine alfabetico, nessun editore sembrava disposto a affrontare in Europa un'opera così impegnativa. La Jaca Book ha risolto il problema smembrando l'ordine alfabetico e dividendo i volumi per temi, in modo da poterli vendere anche separatamente. Dal quarto, anticipiamo il testo sull'Apocalisse scritto da Eliade. APOCALISSE, come denominazione di genere letterario, deriva dall'Apocalisse di Giovanni, o Libro del Ila Rivelazione, nel Nuovo Testamento. La parola stessa significa «rivelazione», ma è riservata alle rivelazioni di tipo particolare: rivelazioni misteriose che vengono interpretate e spiegate da una figura soprannaturale, normalmente un angelo. Esse rivelano un mondo trascendente di potere soprannaturale e uno scenario escatologico che include il giudizio finale. Il Libro della Rivelazione (circa 90 d.C.) è l'opera più antica che si definisca un'apocalisse (Ap. 1, 1) e in cui il termine può intendersi nel senso generale di «rivelazione». Come tipo di definizione divenne di uso comune dal II secolo in poi e numerose opere cristiane hanno questo titolo (per esempio, l'Apocalisse di Pietro, l'Apocalisse di Paolo). Il Codice Mani di Colonia (V secolo) fa riferimento alle apocalissi di Adamo, Set, Enos, Sem ed Enoc. Lo stesso titolo si trova in alcune apocalissi ebraiche a partire dal tardo I secolo d.C (per esempio, 2 Baruc e 3 Baruc 3), ma potrebbe essere stato aggiunto da copisti posteriori. L'uso antico non è del tutto attendibile. Ad alcune delle maggiori apocalissi il titolo non venne mai aggiunto (per esempio, quelle contenute in 1 Enoc) e solo saltuariamente lo si trova in opere di altro genere (per esempio, l'Apocalisse di Mose, variante della vita di Adamo ed Eva). Il genere è più vecchio del suo nome ed è bene attestato nel Giudaismo a partire dal III secolo a.C. Le apocalissi ebraiche sono principalmente di due tipi. Quelle più conosciute potrebbero definirsi apocalissi storiche. Si trovano nel Libro di Daniele (l'unica apocalisse delle scritture ebraiche), in 4 Esdra, 2 Baruc e in alcune parti di I Enoc. In queste apocalissi la rivelazione avviene mediante visioni allegoriche, interpretate da un angelo. Il contenuto è principalmente storico e si presenta sotto forma di ampia profezia. La storia è suddivisa in un dato numero di periodi. II finale può comprendere la restaurazione nazionale e politica di Israele, ma viene posta particolare enfasi sulla sostituzione dell'attuale ordine del mondo con un altro radicalmente nuovo. Nella sua forma estrema, l'escatologia di questo tipo di apocalisse prevede la fine del mondo, come per esempio in 4 Esdra, 7, dove la creazione viene riportata per sette giorni al silenzio primordiale. Queste apocalissi hanno spesso origine da una crisi storica. Il libro di Daniele e alcune parti di 1 Enoc vennero scritti in reazione alla persecuzione degli Ebrei da parte di Antioco Epifanio, che portò alla rivolta dei Maccabei (circa 168 a.C). 4 Esdra e 2 Baruc vennero scritti in seguito alla guerra contro Roma e alla distruzione di Gerusalemme. Il secondo tipo di apocalisse ebraica è un viaggio nell'aldilà. Nell'esempio più antico, il «Libro dei Vigilanti» in 1 Enoc (in secolo a.C), Enoc sale alla presenza di Dio, per ordine del quale gli angeli lo portano in un viaggio che spazia per tutta la Terra, fino ai confini dell'universo. La caratteristica più notevole di questo tipo di apocalisse è l'ascesa del visionario attraverso una serie numerata di cieli. Erano normalmente sette, ma anche tre (come è documentato nel Testamento di Levi) o cinque (3 Baruc). Di orientamento più mistico, queste apocalissi contengono spesso una visione del trono di Dio. (...) Le origini restano oscure. Descrizioni di viaggi nei cieli o agli inferi erano abbastanza comuni nell'antichità; se ne possono trovare esempi fin dal libro XI dell'Odissea omerica. Un'intera tradizione di rivelazioni sùiiiìi si trova nei testi filosofici greci (per esempio, il «Mito di Er» nella Repubblica di Platone, libro 10), nei quali sembrerebbe di ravvisare un uso secondario di questo genere. Il materiale greco esercitò una certa influenza sulle apocalissi ebraiche del tipo viaggio e sullo sviluppo cristiano del genere stesso. Altra plausibile fonte, sia nella forma greca che in quella ebraica, è stata ricercata nella reli- gione persiana. Alcuni tratti caratteristici delle apocalissi storiche, contenenti la suddivisione della storia in un certo numero di periodi e la resurrezione dei morti, facevano parte del pensiero persiano fin dai tempi più remoti. Una forma completamente sviluppata di apocalisse storica si trova nel Bahman Yasht, uno zand, o commentario, di un inno dell'Avesta andato perduto. Materiale analogo troviamo nell'Oracolo di Hystaspes, opera persiana precristiana conservataci in latino da Lattanzio. Periodizzazione e rinnovamento escatologico del mondo sono caratteristiche integranti del Bundahishn, il grande compendio di teologia persiana del XII secolo d.C. L'unico esempio persiano di una perfetta apocalisse del tipo ascesa è il Libro di Arda Viraf (Ardày Wiraz Nàmag) del IX secolo, ma l'ascesa dell'anima era un motivo importante dell'escatologia persiana fin dai tempi ilà, ine terreno zione» più antichi. Purtroppo è incerta l'importanza che il materiale persiano potè avere sulle origini del genere, a causa delle difficoltà di datazione. Molto materiale apocalittico persiano è contenuto nei testi di Pahlavi, dal IX fino al XII secolo d.C, che conservano indubbiamente antichissime tradizioni risalenti all'epoca precristiana, ma l'antichità dei passaggi o motivi specifici è difficile da accertare. Le apocalissi giudaiche ebbero comunque uno sviluppo largamente autonomo, pur derivando in modo notevole dalle scritture ebraiche. C'era un'ovvia continuità con le profezie bibliche, specie nelle apocalissi storiche, come il Libro di Daniele. Nel Libro di Zaccaria, scritto alla fine del VI secolo a.C, dopo l'esilio di Babilonia, si trovano visioni allegoriche interpretate da un angelo, di forma molto simile alle apocalissi. Temi apocalittici caratteristici, come l'idea di una nuova creazione, appaiono in altri testi profetici deila stessa epoca (Is 65, 17). L'idea apocalittica del giudizio universale potrebbe essere vista come uno sviluppo del profetico «giorno del Signore» (Am 5, 18). Le apocalissi differivano dalla profezia biblica per la loro credenza nel giudizio dei morti, oltre che per la relativa mancanza di esortazioni dirette che erano la caratteristica dei profeti. Perciò, come suggeriscono alcuni studiosi, esse sarebbero piuttosto affini alla sapienza che alla profezia. E' vero che le apocalissi cercano di impartire una specie di sapienza, ma si tratta di sapienza soprannaturale che dipende dalla rivelazione e quindi assai diversa dalla sapienza empirica del biblico Libro dei Proverbi. Il genere apocalittico decadde nel Giudaismo dopo il I secolo d.C, benché le ascensioni celesti continuassero a svolgere un ruolo importante nella tradizione mistica ebraica. Prosperò invece nel Cristianesimo. Il Libro della Rivelazione, nel Nuovo Testamento, mostra le più strette analogie col Libro di Daniele e con le apocalissi storiche, ma insolitamente non è pseudonimo. Tuttavia, la consuetudine della pseudonimia venne rapidamente adottata e nel Medio Evo proliferarono apocalissi di Pietro, di Paolo e di altri. il genere venne anche adattato dagli gnostici. La collezione dei codici di Nag Hammadi (rinvenuta in Egitto nel 1945), datata circa al 400 dopo Cristo, comprende apocalissi di Adamo, Pietro, Paolo e Giacomo. Le apocalissi gnostiche differiscono da quelle ebraiche e cristiane per l'importanza che attribuiscono alla salvazione nel presente attraverso la gnósis, o conoscenza salvifica, e per l'assenza di interesse al tema della trasformazione cosmica, sebbenr alcune apocalissi gnostiche contemplino la distruzione di questo mondo. L'apocalisse del tipo ascesa di orientamento mistico seguitò ad esistere nel Cristianesimo indipendentemente dallo gnosticismo e lasciò un'impronta nella letteratura mondiale con la Commedia di Dante. L'apocalittismo storico del Medio Evo ebbe un'influenza più ampia. La sua figura decisiva fu Gioacchino da Fiore, abate del XII secolo, che ri¬ velò i nuovi tempi dello Spirito Santo, che saranno annunciati dalla disfatta dell'Anticristo. Le apocalissi storiche si fondono facilmente col millenarismo, nel quale viene meno enfatizzata la rivelazione soprannaturale che la futura era utopistica. Alcuni studiosi attribuiscono i termini apocalisse e apocalittismo allo studio del pensiero millenaristico ed escatologico di varie culture, dai «cargo cults» (culti del carico) della Melanesia alla Danza degli Spiriti degli Indiani d'America nel XIX secolo. Se esistono in¬ negabili analogie fra questi movimenti e se la Danza degli Spiriti fu in parte realmente influenzata dalle idee apocalittiche cristiane, è tuttavia discutibile se sia rigorosamente esatto in questi casi usare il termine apocalisse. Infine, l'uso oggi corrente del termine per significare una catastrofe, un disastro, conserva un motivo associato anticamente alla parola stessa, ma perde quel contesto di rivelazione che per il significato originario era determinante. Mircea Eliade Profezie, viaggi nell'aldilà, rovesciamento dell'ordine terreno Tutte le vie della «rivelazione» ura • f