Nuove nozze per Nigrisoli

Negli Anni 60 il suo caso fece scalpore, fu condannato per aver ucciso la moglie con il curaro Negli Anni 60 il suo caso fece scalpore, fu condannato per aver ucciso la moglie con il curaro Nuove nozze per Nigrisoli // medico uxoricida sposa una vedova I BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La giustizia degli uomini lo ha riconosciuto colpevole per tre volte. Carlo Nigrisoli, medico, rampollo di un'illustre casata, figlio di un luminare della medicina, ha trascorso 24 anni dietro le sbarre per aver ucciso, con un'iniezione di curaro, la giovane moglie. Due settimane fa, all'età di 68 anni, dopo cinque anni di riconquistata libertà, Carlo Nigrisoli si è risposato giurando davanti a un altare amore e fedeltà eterni ad un'altra donna. Negli Anni Sessanta il suo caso fece scalpore, dividendo Bologna e l'Italia tra innocentisti e colpevolista II processo fu seguito da una folla attenta e partigiana che continuava a discutere e a dividersi anche in piazza. Oggi la notizia del suo matrimonio non desta clamore, ma curiosità. Dai parenti, che non ne sapevano nulla, è stata accolta con sorpresa. E tra i pochi amici c'è anche chi l'ha accolta con un qualche sollievo. E' il caso di don Gino Minghetti, 85 anni, per 44 cappellano nelle carceri. Ha conosciuto Nigrisoli nelle carceri di Bologna e di Padova ed è sempre stato convinto della sua innocenza: «Il suo sguardo non è mai stato lo sguardo di un colpevole, neanche dopo tanti anni passati dietro le sbarre, quando le resistenze cedono. Negli ultimi tempi si trascurava, quasi si martoriava. Sono lieto che oggi si sia potuto rifare una vita». Per le seconde nozze, Carlo Nigrisoli ha scelto una piccola parrocchia, San Nazario delle Querce, a Fucecchio, in provincia di Firenze. «Se il pentimento è sincero e soprattutto è sincera la volontà di unirsi in matrimonio, non c'è nulla che possa impedire un'unione e non c'è nulla che osti alla celebrazione», osserva don Gino che aggiunge con un sorriso da vecchio romagnolo: «Spero solo che questo matrimonio sia migliore del primo». La tragedia scoppiò il 14 marzo del 1963, quando Ombretta Galeffi, 38 anni, muore in circostanze poco chiare. Alcuni giorni prima aveva manifestato timori con alcune amiche, ma ad indirizzare subito i sospetti verso Carlo Nigrisoli è il comportamento di suo padre Pietro che in clinica, davanti a testimoni, si rivolge al figlio con la frase: «Disgraziato, cos'hai fatto?». Una frase che influì in modo determinante sul giudizio della corte. I medici colleghi, tra cui il fratello Paolo, dal canto loro si rifiutano di stilare il certificato di morte per cause naturali che avrebbe chiuso tutto. L'autopsia fece il resto. L'esame stabilì che Ombretta Galeffi, madre di tre figli, era forse morta per un'iniezione con un farmaco al curaro. Nella stanza da letto furono trovate una siringa e una fiala. Non c'era traccia di curaro, ma neppure di un semplice ricostituente. E vengono fuori storie di dissapori coniugali: si dice che Carlo Nigrisoli avesse da tempo un'amante, una ragazza giovane, e fosse insofferen- te verso la moglie. Lui si difende, si proclama innocente, prospetta l'ipotesi del suicidio: Ombretta era da tempo molto giù, era depressa. Tutto inutile. Il 15 febbraio del 1965 la corte d'assise lo condanna all'ergastolo per uxoricidio aggravato. Due anni dopo, in appello, la pena è mitigata a 24 anni e tale resterà dopo la sentenza definitiva della Corte di Cassazione nel 1969. Detenuto modello, nel '79 ha ottenuto la semilibertà. E' stato invece respinta la domanda di grazia che aveva presentato nel '73 e alla quale si era fermamente opposta la madre della moglie. Da quando ha riacquistato la libertà, Nigrisoli ha continuato a vivere a Bologna pur mantenendo i legami con la Romagna e Ravenna, la sua terra d'origine. Ed è proprio a Ravenna che ha conosciuto Maria Pezzi, 47 anni, vedova, madre di due gemelle, che 1* 11 dicembre scorso ha sposato in seconde nozze. «Ne sono lieto - ripete don Gino -. Quell'uomo ha già sofferto troppo e pagato per i suoi debiti, ammesso che ne avesse. Non si può condannare nessuno per l'intera vita». Marisa Ostolani I Bri? Carlo Nigrisoli, accusato di aver ammazzato la moglie con una iniezione di un farmaco al curaro, fu al centro di un celebre processo negli Anni 60, che divise l'Italia in colpevolisti e innocentisti