Il giorno più lungo di Ciampi

Il giorno più lungo di Ciampi Il giorno più lungo di Ciampi L'incubo di Pannella su dieci ore di trattative TRA TAGLI E SFIDUCIA OUELLO di ieri non è stato il più lungo Consiglio dei ministri del governo Ciampi, ma poco c'è mancato: dalle 9,30 alle 19, con mezz'ora di interruzione per uno spuntino (prosciutto crudo, involtini di riso, CocaCola, vino bianco, caffè) ed altrettanto per consentire all'inquilino di Palazzo Chigi di accompagnare al Quirinale il ministro Costa che ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica assumendo l'incarico di titolare dei Trasporti e della Navigazione, neodicastero nato dalla fusione dei Trasporti stessi e della Marina mercantile. Il record di lunghezza dei Consigli di Ciampi resta, tanto per la cronaca, a quello che varò la Finanziaria e che - a fine settembre scorso - si protrasse sino alle 3 del mattino. Ma quasi dieci ore a Palazzo Chigi rappresentano comunque un bel po' di tempo, segno che i ministri hanno voluto approfondire tutti gli argomenti, sia «tecnici» sia più squisitamente politici, come ad esempio la mozione di sfiducia promossa da Pannella. Quest'ultimo argomento ha amareggiato il presidente del Consiglio. Ciampi ha tratto delle conclusioni che ha esposto ai ministri: nel testo che precede le firme di un terzo dei parlamentari ha trovato insieme apprezzamenti, se non proprio elogi, e condanna al governo. Come un tribunale che si rivolgesse all'imputato dicendogli: «Lei è bravo e bello, ma è comunque condannato...». Quali le mosse future del capo del governo? Il 4 e il 5 gennaio incontrerà i gruppi parlamentari. Poi, nel pomeriggio dello stesso giorno 5, riferirà al Consiglio dei ministri. Non è difficile indovinare l'oggetto della comunicazione di Ciampi: c'è ancora spazio per qualche provvedimento? Non essendo il governo che porta la colpa dello scioglimento delle Camere, questa la sostanza del discorso, qualcuno ipotizza che i provvedimenti potrebbero riguardare il voto degli italiani all'estero e la legge di riforma delle elezioni europee. Ipotesi tutte da verificare. Pare certo, invece, che la nomina di Giuseppe Falcone a consigliere di amministrazione della Rai abbia sollevato non poche discussioni tra i ministri. Con parole anche vivaci, con il Consiglio schierato tra interventisti e non, con frasi del tipo «Chi ci mette (nella Rai, ndr) centinaia di miliardi, ha il diritto di metterci un occhio dentro» o «La trasmissione più culturale è Linea Verde». O con chi, difendendo il controllo dell'obiettività dell'emittente di Stato, chiede una relazione semestrale alla commissione di vigilanza della Rai. Garbate polemiche su un contributo di dieci miliardi a Radio radicale. Qualcuno forse pensa in cuor suo che ci sia un legame con Pannella e la sua mozione di sfiducia, ma non ne parla a voce alta. Anche perché il nome «Radio radicale» non compare mai, ma si sa che è l'unica emittente ad avere tutti i requisiti per ottenere la contribuzione. Il ministro dell'Interno Mancino difende la presenza dei soldati in Sicilia, presenza che il ministro della Difesa vorrebbe ridotta di un terzo. C'è uno scambio di idee, Man- cino ricorda i notevoli risultati ottenuti dai 7500 uomini dislocati nell'isola, insiste perché rimangano. Resteranno. Arriva la manovra. In chiusura del Consiglio dei ministri. Si parla del prezzo della benzina. Qualcuno si schiera con l'industria dell'auto che da un provvedimento troppo drasti¬ co non può attendersi altro che l'aggravarsi di una crisi ormai in atto da molti mesi. Altri non vogliono che all'Italia spetti il poco invidiabile record europeo del più alto prezzo del car- burante per autotrazione. Conclusione: la super aumenterà di 70 lire, la «verde» di 50. Per ora non si parla di aumento del gasolio «automobilistico» né di quello da riscaldamento. A fine Consiglio i più maligni sostengono che il ministro delle Finanze abbia aspettato sino all'ultimo a presentare i suoi provvedimenti forse per evitare contraccolpi al prezzo della benzina. E così l'aumento passa quando le pompe di erogazione del carburante sono ormai quasi tutte chiuse. Signori, sono le 19, Palazzo Chigi chiude. Non prima però che il ministro degli Esteri Andreatta lanci un appello ai suoi colleghi, soprattutto '. quelli che reggono le faccende economiche: «Pochi o tanti siano i giorni di sopravvivenza del Parlamento - avrebbe detto, parola più parola meno - si evitino nuove leggi di spesa». Lo ascolteranno, almeno questa volta? Eugenio Ferr » =s E sull'esercito al Sud Mancino contro Fabbri Una veduta di Palazzo Chigi dove ieri si è tenuta la riunione fiume del Consiglio dei ministri qui accanto il ministro delle Finanze Franco Gallo

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