Nessuno difende i padri separati nessuno pensa agli emigranti

D AL GIORNALE Nessuno difende i padri separati, nessuno pensa agli emigranti Un flagello nelle urne Diciassette secoli sono passati da quando Attila, Flagellum Dei, e diciannove da quando Nerone lasciarono un ricordo che li rese proverbiali. Sono bastati cinquant'anni perché Hitler del Nord e Mussolini del Sud vengano dimenticati da gran parte di un popolo che ha mostrato col voto di essere incosciente, piagnucoloso, ridicolo. Un guaio adesso è che gli esponenti dell'altra parte di questo popolo, che si è mostrata più equilibrata, fanno a gara, cosiddetti professionisti e «democratici della sinistra» in testa, per blandire e riacquistare il favore dei fascisti e parafascisti anziché rinfacciare loro la viltà e per genuflettersi davanti a una Chiesa Cattolica Romana che proclama al tempo stesso la propria neutralità e ingerenza. Risultato di leggi elettorali disastrose. Ora chi ci libererà dai sindaci missini per quattro anni? E c'è chi vuole l'elezione diretta del primo ministro. Non sarebbe la prima volta nella storia che si è plebiscitato un dittatore e che si è dato retta a demagoghi, Segni per fare un nome, come quelli che sono sbucati in questi ultimi anni. Erano meglio i partiti. Buon anno. Gustavo Malan, Torre Pellice (TO) Treni svizzeri in poesia Sono un dirigente industriale di Torino da molti anni nell'Alto Lazio per ragioni di lavoro. «La Stampa» del 12 dicembre pubblica - in prima pagina - un curioso articolo di Daniela Belossi sui «Treni svizzeri, addio ritirata» che ha colpito la mia attenzione e suscitato alcune riflessioni: «Svizzeri in ritirata»: Su la Stampa di domani / corron già rare novelle / e notizia che domani / farà rider a crepapelle! / Sembra infatti che gli Svizzeri / per sanar loro bilancio / abbian fatto tagli seri / là sui treni color «arancio» / Per ridurre i controllori / queste «teste» han «strangolato» / che contrarre certi valori / fosse il meglio del «pensato» / Che han fatto queste cime / di pensier e gran valore? / Hanno messo già a regime / i bisogni al viaggiatore! / (...). Sergio Soletta, Viterbo Siamo precisi sul controfagotto Alcune osservazioni su una lettera dell') 1 dicembre: «Quel controfagotto del dottor Inardi». Non fu il dottor Inardi, bensì il signor Landò Degoli, a sbagliare la risposta sul controfagotto, che Verdi usò per la prima volta nel Don Carlo, non nel Falstaff; e ciò non avvenne in Rischiatutto, bensì in Lascia o raddoppia? fin dalle primissime trasmissioni. E' quindi la signorina Mariuccia Rossi di Torino che deve premurarsi di controllare le notizie prima di accusare gli altri! ing. Giuseppe Scolari, Verona Quei miliardi della Rai La gente come me si domanda dove sono andati a finire i miliardi raccolti ogni anno dalla Rai attraverso i canoni e la pubblicità. La famosa scala di noce installata a spese della Rai nell'abitazione privata di Biagio Agnes costava «soltanto» duecento milioni di lire (cioè quanto un appartamento in provincia). E il resto? Intervistato dal Corsera il 14 dicembre, il presidente della Rai, signor Demattè, alle domande: «Qual è stato il punto più basso della Rai? Da Bernabei ad Agnes, che giudizio dà ai suoi predecessori?» rispondeva: «Forse la gestione Agnes è stata un po' disinvolta». Ecco un bell'esempio di quella langue de bois, o «lingua di legno» che - secondo i francesi - è ormai considerata il modo, volutamente ambiguo ed equivo- co, di esprimersi dei politici. Perché «disinvolto» può voler dire, vedi il Palazzi, sia «franco, spigliato», sia «sfacciato», cioè «senza vergogna, impudente, spudorato». Se in questo secondo senso deve intendersi la risposta del signor Demattè, che cosa aspetta il nuove presidente della Rai I voti all'estero Rappresento una associazione italiana in Germania, vorrei esprimere a nome dei nostri connazionali lo sdegno e la rabbia per l'ennesima beffa di questo Parlamento per la bocciatura della legge del voto all'estero. Se in precedenza tutti i partiti italiani ci hanno promesso di fare questa legge accettandola tre mesi fa alla Camera, all'ultimo momento una strana coalizione politica antinazionale di comunisti e leghisti ha affondato con la sua astensione questa legge per interessi di bottega. Con questo voltafaccia Lega e pds si assumano la responsabilità storica; proprio il pds che in Germania ha cercato di mostrarsi come l'artefice del voto all'estero e difensore dei nostri diritti, dovrà spiegarci questo comportamento. Pensando alle sue organizzazioni all'estero e alla stima che ha tra i nostri connazionali, dovrà dirci perché agli extracomunitari in Italia vuole dargli il voto e a noi no. Aspettiamo una risposta a questa perversa concezione politica. E' assurdo che i soliti compagni, in malafede, trovino «sospettoso» il voto per corrispondenza; no, questi signori non hanno nessun titolo morale di dare lezioni agli emigranti. E' umiliante notare che il nostro Paese ci nega da 38 anni un diritto garantito dalla Costituzione, mentre altri Paesi civili hanno concesso il voto ai loro cittadini all'estero, perfino l'Eritrea. Lucio Albanese segretario Ctim (Comitato Tricolore Italiani nel Mondo) Sezione di Neustadt La famiglia variabile impazzita? Gli articoli sui «padri separati» pubblicati il 9 dicembre da La Stampa sono interessanti ed istruttivi. Si è venuta a creare una situazione paradossale, non diversamente da quanto avveniva contemporaneamente nell'intorno sociale, in virtù della quale una parte del diritto di famiglia è diventato una variabile impazzita, un flagello devastante. Da una parte il prete e il sindaco seguitano a ripetere gli articoli del Codice civile che riguardano il matrimonio, invitando i coniugi alla fedeltà, all'assistenza reciproca e alla cura concorde della prole. Dall'altra, in caso di separazione, la legge prevede che la prole venga affidata al genitore che appaia più idoneo a garantirne la crescita psichica, culturale e sociale. Invece, qualora intervenga una separazione, i magistrati affidano sempre i figli alla madre - la percentuale del 93,7% deve essere intesa come «totalità» dei casi, essendo il rimanente 6,3% per così dire «fisiologico» - senza ricorrere alla discrezionalità prevista dalla legge. L'affidamento, prescindendo ormai del tutto dalle responsabilità, comporta l'assegnazione della casa e di un assegno di mantenimento. Col padre, fine settimana alterni e quindici giorni d'estate per le vacanze: in totale - sempre che padre e figlio/a abbiano buona salute, non sono ammesse compensazioni - fanno 67 giorni l'anno per far diventare un uomo il figlio o per aiutare la figlia a costruire adeguatamente l'immagine maschile in modo da evitare che possa darsi, appena appena possibile, al primo che passa. Per non parlare delle spose straniere che scappano con i figli senza che lo Stato si preoccupi più che tanto di rintracciarle e di pretendere che facciano, almeno, il loro limitatissimo dovere. Siamo in tanti padri separati confluiti per disperazione in associazioni come l'Isp, l'Embrace, l'Aps e via dicendo - a cercare di combattere questa prassi e le conseguenze che comporta, con conflittualità che finiscono sempre per scaricarsi sui figli e che, domani, si scaricheranno sulla società che li vedrà operare. La materia è d'importanza vitale e sarebbe l'ora che venisse trattata, visto che concerne almeno un terzo delle famiglie italiane. Carlo L. Ciapetti, Firenze per denunciare all'opinione pubblica, e prima ancora alla magistratura, le malefatte di Biagio Agnes e della sua amministrazione? E se invece l'intendeva nella prima accezione («franco, spigliato, birichino») perché non si dimette lui? Giulio Poggi, Ginevra