«Non potevo sospettare che fosse colpa della stufa» di Giuliano Marchesini

Ricostruita dai magistrati la tragedia di Mantova costata la vita a 4 persone: forse un nuovo avviso di garanzia a un tecnico del gas Ricostruita dai magistrati la tragedia di Mantova costata la vita a 4 persone: forse un nuovo avviso di garanzia a un tecnico del gas «Non potevo sospettare che fosse colpa della sfata» // medico sotto accusa per omicidio colposo: sono innocente MANTOVA DAI. MOSI HO INVIATO «Non c'erano elementi che mi facessero sospettare che quei malori derivassero dal monossido di carbonio». Risponde così, la dottoressa Flora Finetto, a chi pensa che possa essere lei la responsabile di quella catena di morti nella villetta di Bozzolo. Ha in tasca l'avviso di garanzia, per omicidio colposo, firmato dal sostituto procuratore presso la pretura. «Non se l'aspettava proprio», dice uno dei suoi avvocati, Alberto Previdi. «Per lo meno, non immediatamente». Invece è subito chiamata a spiegare che cosa è accaduto, nella notte tra giovedì e venerdì, in quella casa dove una veglia funebre è diventata una tragedia nella tragedia. Deve dire perché le è sfuggita quella catena mortale. In serata si è sparsa la voce di un secondo avviso di garanzia, a carico di un tecnico che si occupa di impianti a gas: gli inquirenti, per ora, non confermano. Trentatré anni, Flora Finetto ha trt specializzazioni: è endocrinologa, mesoterapeuta, medico trasfusore. «Non proprio sprovveduta», dice il suo legale. Lei lavora di solito alla guardia medica, e qualche volta presta servizio di notte in una clinica di Mantova. Qualche esperienza se l'è fatta, e chi la conosce dice che si è sempre mostrata scrupolosa. Ora è piombata in questa storia sconvolgente. Ieri, a Bozzolo, sono state eseguite le autopsie sui corpi delle quattro vittime. Ma lei non c'era. Forse non se l'è sentita. Tornare in quel paese, la gente a guardarla. Flora Finetto è rintanata nella sua casa a Sant'Antonio, poco fuori Mantova. S'è messa a letto, per lo choc. E intanto gli inquirenti cercano di ricostruire il dramma di Bozzolo. Lei lo racconta così: «Sono stata chiamata in quella casa la prima volta verso la mezzanotte, e ho trovato molte persone nell'appartamento: una ventina. C'era un gran movimento: chi andava e chi veniva. Stava male una vicina, che attribuiva il malessere a un po' di freddo preso dopo la cena. "Torni e casa e stia al caldo"»: s'è conclusa con questa raccomandazione, la prima visita della dottoressa Finetto. Ed ecco il resto del suo racconto: «Alle quattro è arrivata un'altra telefonata al pronto soccorso. Sono tornata in quell'appartamento. C'erano solo tre persone: mi hanno detto di essere i padroni della casa. Si senti vano male i due più giovani, marito e moglie. Lui mi ha detto che soffriva di coliche, così gli ho fatto un'inie zione di antispastico». Alla donna, che accusava conati di vomito e mal di testa, un farmaco per via orale. «Nelle stanze - rammenta Flora Fi- netto - c'era freddo. Evidentemente, avevano tenuto le finestre spalancate. Si erano messi indumenti pesanti, e giacche a vento. Ma ho consigliato loro di lasciare quella casa, tanto più che mi dicevano di avere un appartamento nel condominio dall'altra parte della strada». Flora Finetto è rimasta là dentro circa un'ora, «per vedere come andava». Ha insistito, fa presente, perché Rossella e Franco Fortini e Claudia Tininini uscissero dalla villetta, si trasferissero nell'alloggio di fronte. Ma loro volevano restare accanto alla salma di Renata Tininini, a vegliare. E poi, di prima mattina sarebbe venuto il prete, a benedire. Quel parroco che li avrebbe trovati tutti morti. «Io me ne sono andata che erano le cinque. Tre ore dopo, quando in ospedale è arrivato l'allarme dei carabinieri, il mio turno era già finito. Ma mi sono precipitata lo stesso, per vedere cos'era successo». «Mi pare tutto assurdo. Non ho mai sentito di persone morte per asfissia in così poco tempo». Flora Finetto lo ha ripetuto, dopo essere corsa là per l'ultima volta. Il medico di base Irvano Loatelli, che ha firmato il certificato di morte di Renata Tininini, rammenta che con lui c'era anche la dottoressa Finetto, per quel primo intervento. «E' andata a controllare la stufa, perché per tutta la giornata Bozzolo era stato invaso da un odore che si diceva di metano. Si è resa conto che tutto funzionava, e ha esaminato insieme con me il corpo della signora Tininini». «Comunque - interviene l'avvocato Previdi non c'erano segni evidenti di intossicazione. E l'odore non c'entra: si sa che l'ossido di carbonio non ha odore». Giuliano Marchesini Ma la donna è a letto «Choc troppo grande» R ì A sinista la villa di Bozzolo teatro della tragedia A destra Rossella Pancera A fianco Claudia Tininini, una delle quattro persone uccise dal monossido di carbonio nella ì villa vicino a Mantova

Luoghi citati: Bozzolo, Mantova