Risate di pietà nel baule del prestigiatore Italo Cremona

Risate di pietà nel baule del prestigiatore Italo Cremona «Le Immagini» di Torino dedicano una mostra ai disegni e alle illustrazioni di un Savonarola laico Risate di pietà nel baule del prestigiatore Italo Cremona E' l'ironia metafisica del lettore di Breton e del compagno di Savinio La galleria torinese Le Immagini dedica una sorprendente mostra ai disegni e alle illustrazioni di Italo Cremona ( 1905 1979). Pubblichiamo la Prefazione che Nico Orengo ha scritto per il catalogo della mostra curato da Danila Cremona e Laura Riccio. La mostra è aperta fino al 30 gennaio. BBAINI sospesi su vuote piazze, ciuffi di orti a Monterosso, nudi dal colore di metalli di pistole, ballate di cronaca nera disegnate con la tecnica del fumetto e le luci squillanti di un circo. Fogli sparsi e sorprese. Ancora sorprese da quel magico baule che Italo Cremona, silenziosamente, andò riempiendo lungo i suoi anni di pittore e scrittore appartato e indignato. Appartato e indignato per educazione e fedeltà a un gusto che lo spingeva a trovarsi sem¬ pre al di qua dell'oggi, di quell'attualità che sapeva ingannevole, falsa, carica di quello stupore che inevitabilmente cancella memorie e prospettive: capacità critica. Savonarola laico lo chiamò Luigi Carluccio, per quella sua capacità di smontare i miti del presente, le trombonate, ovunque s'annidassero, nella tradizionalità o nell'avanguardismo più ottuso. Cremona era il prestigiatore che eseguiva i numeri allo scoperto, mostrandone e sottolineandone i passaggi: mostrava il cilindro vuoto, infilava la mano nel cappello, faceva vedere dove stava nascosto il coniglio, lo prendeva per le orecchie per mostrarlo al pubblico. Ma a quel punto, sospesi in aria, rimanevano solo cilindro e coniglio: il prestigiatore era sparito, e a indicare il punto esatto della sua scomparsa il suono di una risatina complice della complessità del mondo e consapevole dell'ingenuità del pubblico. Un riso, quello di Italo Cremona, che non fu mai cinico ma di pietà, di amarezza, di sofferta comprensione. Il mondo è così affollato di imbroglioni che uno dei doni che un artista può offrire è quello di insegnare a vedere attraverso la realtà, di colorare quei sentieri accennati che portano un po' dietro, un po' sopra le cose. Cremona questi squarci, queste fughe attraverso gli specchi, li creava con la pittura e con la parola. I suoi nudi angelici e demoniaci, i suoi spiritelli, i suoi pipistrelli, le grandi ali di uccello che fanno da confine e da corona fra i tetti della città e il cielo, sono presenze «nobili» e necessarie contro un ottuso, facile rigore e contro una razionalità senza misteri, senza interesse. Il vero prestigiatore non accetta la banalità del trucco, dell'impostura. Deve seminare una in- quietudine positiva perché la mentre rimanga attiva, vigile. E' l'ironia metafisica del lettore di Breton, del coetaneo e sodale di Savinio e Maccari, dello studioso di Redon, Klinger, Rops, Meryon. Città e volti, la Parigi di Meryon, i volti di Redon, la città e i volti di Cremona. C'è un filo sottile che lega la città al volto dei suoi abitanti. E Italo Cremona mi pare sia stato un maestro insuperabile nel cogliere questa trama sottile di complicità. Le vie deserte di Torino, l'enigma delle sue modelle: silenzi e maschere che sprigionano finestre accostate, palpebre socchiuse. Palazzi che hanno un colore di carne, volti dalla fissità di pietra. C'è una magia che lega alla città i suoi abitanti, qualcosa di piranesiano, di carcerario, una continua lotta fra la pietra e la carne, una metamorfosi che va lentamente in scena, con scambio di ruoli. In questi disegni, appunti, prove, fogli di taccuino che Danila Cremona ha voluto farci vedere, c'è la musica morbida di Italo: i suoi orti di Monterosso; ci sono gli abbaini che hanno raccontato tante storie e ora sono lì, vuoti; c'è il riso allegro delle storie a fumetti, gli imbroglioni di improbabili cronache nere. C'è un Cremona che è lirico e allegro sottovoce, come se la raccontasse fra sé e sé ancora una volta. Per non perdere appunto la facoltà di spiare il manifestarsi di quella anche minima crepa, fessura, segnale di un prossimo vuoto sul quale, come equilibristi, Cremona spendeva la vita a indicare la possibilità di transitare. Nico Orengo Volti d'una fissità di pietra nudi demoniaci ballate di nera in fumetto msm Due lavori di Italo Cremona, fra i fogli sparsi portati alla luce dalla mostra torinese. a fianco una seppia su carta che ritrae il Monte dei Cappuccini a Torino e a sinistra «Studi di nudo I »

Luoghi citati: Cremona, Monterosso, Parigi, Torino