Il gas fa strage alla veglia funebre

Mantova: figlia, sorella e genero muoiono accanto alla donna che erano venuti a visitare Mantova: figlia, sorella e genero muoiono accanto alla donna che erano venuti a visitare Il gas fa strage alla veglia funebre Una tana di topi ostruiva il camino MANTOVA DAL NOSTRO INVIATO Non è rimasto nessuno, in questa villetta grigia in fondo al viale di Bozzolo attraversato dalle luminarie per le feste. Gli inquilini del piano di sotto, che sono come dei sopravvissuti, staranno un po' lontano, dai parenti. Al piano di sopra sono morti tutti: Renata Tininini, 66 anni, s'è accasciata mentre faceva le pulizie. Quando il marito l'ha trovata, non c'era più nulla da fare. Hanno composto la salma nella camera da letto. Gli altri se ne sono andati quasi insieme, nella notte, durante la veglia funebre: la figlia di Renata, Rossella, 38 anni, con il marito Franco Fortini, 48 anni, e Claudia Tininini, 56 anni. Li hanno uccisi le esalazioni dell'impianto di riscaldamento a gas. Nella canna fumaria, c'era un'ostruzione: l'avevano provocata i topi, che là dentro avevano ricavato una specie di tana. Una catena assurda di morti. E nessuno che si sia accorto di quell'insidia che veniva dalla caldaia. Nemmeno la dottoressa Flora Finetto, della guardia medica, se n'è resa conto: per lei c'è un avviso di garanzia, firmato dal sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Mantova, Giovanni Parolini, che prospetta l'ipotesi dell'omicidio colposo. Altre sette persone, tra parenti dei Tininini e vicini di casa, sono rimaste intossicate, ma le loro condizioni non sono preoccupanti. Il giorno dopo di Natale, c'è silenzio a Bozzolo, un paesotto nella piana mantovana. «Come si fa a morire in quel modo?», dice un vecchio amico dei Tininini, che sta sulla porta di casa a guardare la pioggia fina. Eppure, sono morti così. Fino a venerdì scorso, quell'appartamento al secondo piano della villetta era disabitato. Renata Tininini abitava di fronte, con il marito Luigi Pancera. L'alloggio nella villetta lo riapriva di solito per le feste, quando arrivavano i parenti e bisognava ospitarli. Anche quest'anno, per il Natale, Renata s'è data da fare. Sarebbero venuti tutti, per le feste: sua sorella Claudia, da Milano, la Rossella con il marito e i figli. E tutto doveva essere in ordine, come sempre. «Faremo una bella festa anche stavolta», diceva Renata. Nel pomeriggio di venerdì s'è messa al lavoro. «Sarò di ritorno tra un paio d'ore», ha detto al marito. «Vuoi che venga a darti una mano?». «Ma no, me la sbrigo da sola. Tu occupati dei regali, piuttosto». La pulizia dei pavimenti, le camere odorose di bucato, la polvere tolta dai mobili del salotto. Poi bisognava pensare alla caldaia, a rimetterla in funzione. Il gas che bruciava, mentre Renata Tininini passava da una stanza all'altra, a «mettere in ordine». Alle sei di sera non è ancora tornata a casa. Luigi Pancera sa che sua moglie è tanto scrupolosa, che non smette di lavorare se prima non è tutto a posto come dice lei. Ma di tempo ne passa troppo, e allora Luigi decide di andare a vedere. Renata è allungata su una poltrona, le braccia penzoloni. Lui si china su di lei, cerca di far qualcosa. Ma è inutile. Lui- gi Pancera s'attacca al telefono, chiama i carabinieri. Poi si siede su una sedia di fronte a sua moglie morta. Viene il medico di base, Irvano Loatelli, più tardi arriva anche la dottoressa Flora Finetto. Luigi Pancera non ce la fa più, si sente mancare. I due medici lo rianimano, e gli domandano: «Cosa è successo?». Lui risponde intontito: «Non lo so, ho trovato la mia Renata su quella poltrona. Non respirava più. Ditemi voi che cosa è successo». Il referto, per la morte di Renata Tininini, è firmato dal medico di base, che non può andare al di là della constatazione dell'arresto cardiaco. Probabil¬ mente un infarto. Del resto, lei aveva avuto qualche problema: il suo cuore non era proprio a posto. Il corpo di Renata viene composto in quella stanza preparata per i parenti. Loro sono in arrivo. Al telefono, hanno detto che veglieranno per tutta la notte. «Ma lasciamo a casa i bambini, con la nonna», ha detto Rossella Tininini. «Che almeno per loro, sia Natale». Arrivano, i parenti, e si radunano in quell'appartamento in cui nessuno avverte un odore, qualcosa di strano. E quel gas che continua a bruciare intiepidisce appena la casa. C'è anche un gruppetto di vicini, per la veglia: loro resteranno per qualche ora. Ma sembrano non farcela, davanti a quella salma: chi ha conati di vomito, chi un gran mal di testa. Vien di nuovo chiamata la dottoressa Finetto. Lei li rimette in sesto, possono tornare a casa. E non si preoccupino. Restano nella villetta Claudia, Rossella e Franco Fortini. Che aria pesante, in quell'appartamento. Aprono le finestre, ma le richiudono presto. Fa troppo freddo, e la caldaia non riscalda molto. Qualcuno si mette addosso qualcosa. Verso le quattro del mattino, sono Rossella e il marito a sentirsi male. Claudia si precipita a telefonare, chiama un'altra volta Flora Finetto, alla guardia medica: lei accorre e rimette in piedi i coniugi, con due iniezioni. Sarà stato lo stress. «Ma perché non ve ne andate a riposare? Siete stanchi, tirati. Ascoltate me, non è il caso che stiate qui». «Ma no - rispondono - desideriamo restare». «Come volete, ma cercate di star sù. La dottoressa Finetto fa quest'ultima raccomandazione, nel richiudere la porta». Rimane un silenzio fondo, in quella casa. L'ultimo, ad arrivare, è il parroco, don Giovanni Sanfelici, verso le sette e mezzo. E' troppo tardi per tutti: Claudia è morta su una poltrona in salotto, una coperta tirata fino alla gola, Rossella è distesa sul divano, con indosso una giacca a vento. E in fondo, sull'altra poltrona, Franco Fortini, come se dormisse. Scopriranno infine che è stato il monossido di carbonio, a ucciderli. In paese, non ci possono ancora credere. Una donna, in piazza, si prende il viso tra le mani: «Che Natale, a Bozzolo». Giuliano Marchesini La prima vittima intossicata mentre preparava le stanze Avviso al medico che per 3 volte non ha riconosciuto i sintomi A sinistra la villa dove quattro persone sono morte per il monossido di carbonio. Sopra Rossella Pancera, una delle vittime Sotto Claudia Tininini, un'altra delle vittime di Bozzolo. La strage è stata causata da una canna fumaria della stufa ostruita

Luoghi citati: Bozzolo, Mantova, Milano