Processo Cusani due no a Di Pietro
Giudicato inutile l'atteso confronto tra Forlani e Citaristi Respinta l'ipotesi di arresti domiciliari: «Nessun rischio di inquinamento delle prove» Processo Cuscini, due no a Di Pietro Il grande inquisito torna libero, D'Alema non comparirà MILANO. L'avvocato Giuliano Spazzali ce l'ha fatta: il tribunale ha accolto la sua istanza e Sergio Cusani da ieri sera è un uomo libero. Respinte, invece, le richieste di Antonio Di Pietro: niente arresti domiciliari e neppure, come aveva chiesto «in subordine» il pubblico ministero, il divieto di espatrio. Ma il tribunale, ieri, non ha deciso solo su Cusani: ha stabilito chi sentire e chi no nelle prossime udienze. E appare chiaro che il presidente Giuseppe Tarantola e le sue colleghe hanno voluto mettere uno stop alle testimonianze spettacolari ma processualmente «inutili». No, perciò, a Massimo D'Alema, a Giuliano Amato, al confronto tra Forlani e Citaristi. Sì invece - e solo perché riguardano le accuse a Cusani - al ritorno di Craxi e Cirino Pomicino, alla comparsa di Bossi e De Michelis. Quella sull'«inquadramento» del processo è stata la prima decisione presa ieri mattina dal tribunale. Un'ordinanza molto articolata che comincia con una premessa: «Nel corso del processo sono stati portati a conoscenza del collegio, a cascata, continui fatti nuovi». E con una precisazione: «Il supplemento di istruttoria dibattimentale dovrà essere contenuto nei limiti» decisi dal tribunale. Partendo da ciò il presidente ha dettato alcuni sì e alcuni no. I sì: Arturo Ferruzzi e Sergio Cragnotti su Enimont (vista da Montedison); Antonio Sernia e Franco Bernabò, sempre su Enimont (ma vista da Eni); personaggi che hanno avuto a che fare con i conti esteri, come Larini, Pacini Battaglia, Berlini, Moschetti; la segretaria di Craxi Enza Tommaselli; alcuni imprenditori (Scaroni, Dompè, Belleli) che hanno pagato tangenti in Svizzera. Sì ancora a tutti i politici citati da Sama come beneficiari di contributi nel '92: Bossi, Patelli, Pellegrino, Pillitteri, Sterpa, De Michelis, Pagani, Del Pennino e alcuni altri. Sì, infine a Craxi «in relazione del rilevante aumento del contributo indicato da Sama» e a Pomicino per «il nuovo versamento» denunciato ancora da Sama. Poi i no. Il più importante è per Massimo D'Alema, perché è inutile sentirlo «su fatti avvenuti in epoca precedente a quella di cui si discute». Quindi nessuna decisione di «merito» sul ruolo dell'esponente p idi e ss ino; il quale però già ha scritto a Di Pietro di essere «disponibile a ogni chiarimen¬ to». No anche ad Amato, Reviglio e Necci sempre per «questioni temporali» (potrebbero testimoniare solo sulla nascita e non sulla fine di Enimont); a Martelli (la sua rettifica non riguarda Cusani); al confronto tra Forlani e Citaristi (bastano le loro dichiara- zioni per stabilire chi è attendibile). Annunciato l'inevitabile «spettacolo» per il 5 (Bossi) e il 17 gennaio (Craxi e Pomicino), il tribunale ha deciso su Cusani. E fin dall'inizio dell'ordinanza, letta poco dopo le 13, è apparso chiaro che Spazzali aveva vinto. Innanzitutto è scritto che su Cusani ci sono «gravi indizi di colpevolezza», ma che le imputazioni a suo carico «dovranno essere modificate o integrate». E poi, secondo i giudici, non c'è alcun motivo per cui non debba tornare libero. «Non esiste - scrivono i giudici - il concreto pericolo che Cusani possa ostacolare l'acquisizione o la genuinità della prova». E aggiungono: «I cosiddetti messaggi in codice che Cusani avrebbe finora inviato dal carcere non sembrano indicativi di una precisa volontà di inquinare la prova ma, al contrario, di una provocazione diretta a rivelare fatti nuovi, realmente accaduti». Torto a Di Pietro, dunque, e ragione a Spazzali che diceva: «Cusani si è conquistato la libertà sul campo». Poi gli altri motivi: non c'è pericolo che Cusani scappi, «aveva avuto tempo e possibilità di darsi alla latitanza ben prima di essere catturato»; non c'è pericolo che «reiteri» perché ciò di cui è accusato è avvenuto in «situazioni maturate in un contesto politicoistituzionale verosimilmente superato, anche in forza della mobilitazione della pubblica opinione». Libero, quindi. Susanna Marzolla Sono attesi in aula Craxi e Bossi Giudicato inutile l'atteso confronto tra Forlani e Citaristi La prima immagine di Sergio Cusani dopo la scarcerazione Sopra, l'avvocato Giuliano Spazzali A destra, Antonio Di Pietro
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