«Testé altresì all'uopo»: basta al macero di Raffaello Masci

Dichiarazione di guerra al linguaggio «burocratese» e incomprensibile della pubblica amministrazione Dichiarazione di guerra al linguaggio «burocratese» e incomprensibile della pubblica amministrazione «Testé, altresì, all'uopo»: basta, al macero , x . 7a ■—— Et ■ 5—55 // ministro Cassese lancia «il codice distile per farsi capire» RIVOLUZIONE NELLE PAROLE LROMA O Zingarelli la chiama «burolingua», nelle redazioni dei giornali è nota come «burocratese», si tratta del linguaggio soporifero e incomprensìbile usato dai «burocrati» altrimenti detti «burosauri». Ne volete un bell'esempio? E' lo stesso ministro della Funzione pubblica Sabino Casscse che lo ha scelto: «La eccessiva incidenza della pendenza dei procedimenti amministrativi sulla esplicabilità delle posizioni di vantaggio degli amministrati». Chiaro, no? A spulciare tra leggi, decreti, moduli, bandi, ordinanze e circolari, di esempi simili se ne raccoglie un ricco florilegio. E dato che non se ne può proprio più, il ministro Cassesc si è imbarcato in una utopistica battaglia per bandire l'odiato linguaggio. L'impresa è cominciata ieri con la diffusione del volume intitolato «Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche», che ha lo scopo di insegnare agli spaventati burosauri l'arte di farsi capire. Il manuale consta di tre parti, una di consigli pratici per chi scrive, una seconda denominata «esercizi di stile» che propone alcuni moduli così come sono e tradotti in «come dovrebbero essere», e una terza parte costituita da un vocabolario di base della lingua italiana: 7050 parole, le più semplici, quelle da usare perché accessibili al 79% degli italiani. Chi scrive deve attenersi - secondo il manuale Cassese - ad alcune regole auree. Per esempio, niente parole dotte. Quindi, per esempio, «pagamento» è meglio di «erogazione». Parole giuridiche del tipo «ammenda, oblazione, rogito, derogatorio», qualche volta non possono essere evitate, in tal caso vanno evidenziate con un asterisco e spiegate in nota. Ai fini della chiarezza non servono arcaismi come «testò, altresì, all'uopo»; totalmente inutili anche le locuzioni solenni del tipo «la signoria vostra» o quelle stereotipate come «netto rifiuto» o «autorità competenti». Conviene evitare anche i verbi derivanti da sostantivi (i cosiddetti verbi frequentativi) del tipo «disdettare» o «referenziare». Bando agli eufemismi quando possono ingenerare confusione: un «audioleso» è semplicemente un sordo e se una richiesta è stata respinta, è meglio dirlo papale papale senza ricorrere a formule come «mancato accoglimento». Inutile impiccarsi con i congiuntivi quando tante cose si possono coniugare tranquillamente all'indicativo. La burolingua ama le «nominalizzazioni», cioè le azioni espresse con un nome, insomma è meglio dire «cancellare» piuttosto che «effettuare la cancellazione». Perché mai ostinarsi a scrivere «allo scopo di» oppure «a condizione che», quando uno può cavarsela con «per» e «se»? Meglo usare espressioni «positive», senza impelagarsi con negazioni, doppie negazioni e asperità linguistiche del genere «non possiamo non dire». Perché usare il participio presente (la circolare avente per oggetto) quando si può dire «la circolare che ha per oggetto», e perché buttarla sul gerundio (risultando evidente) quando si può dire «dato che risulta evidente»? Espressioni o avverbi assolutamente indeterminati non servono a niente, quindi cose del tipo «molto, gran parte, in misura sensibile, colore scuro, eccessivamente rumoroso» servono solo a confondere le idee, meglio andare sul concreto, esempio: «superiore al 30%, oltre il 50%, blu o nero, superiore a 60 decibel». E poi, attenzione alle scritture sessiste. Il manuale Cassese dà ben 9 consigli in merito. Eccone uno per tutti: «Evitare dissimmetrie linguistiche che segnalino atteggiamenti discriminatori tra sessi, come, ad esempio, «professione del padre/condizione della madre». I burosauri impareranno la lezione? Lo sapremo leggendo il prossimo modello 740, tradizionale esercizio del più amletico burocratese. Raffaello Masci

Persone citate: Cassese