I barboni trovano rifugio in ospedale di Maria Teresa Martinengo

I barboni trovano rifugio in ospedale L'appello di Lia Varesio: un sacco a pelo può salvare questi amici dalla morte per assideramento I barboni trovano rifugio in ospedale AlMauriziano ricoverati sei malati di mente in un solo giorno Dopo il caso della «barbona» travolta da un'auto mentre dormiva riparandosi con qualche cartone, un altro episodio mette in evidenza il dramma dei tanti senza fissa dimora costretti a dormire in strada, alla stazione anche quando la temperatura è sotto zero. In un giorno sei «barboni», malati di mente, tra i 60 e i 70 anni, sono stati ricoverati all'ospedale Mauriziano. E al Mauriziano li ha ritrovati Lia Varesio della Bartolomeo & C, l'associazione da anni al fianco di chi «fa più fatica a vivere». Erano vecchie conoscenze. «Mancano i dormitori per l'emergenza e le strutture psichiatriche intermedie che potrebbero recuperare molti a un po' di socialità. Alcuni di questi amici sono stati dimessi in fretta: in ospedale non sapevano che farsene. Il pronto soccorso può risolvere il problema immediato. Poi dovrebbe intervenire la psichiatria». Così la sera dopo l'u- scita dall'ospedale gli «amici che fanno fatica» bussavano alla porta della Bartolomeo, in via Sacchi 5. A loro, come a 150 altri dall'inizio del freddo, i volontari hanno dato un sacco a pelo. «Quest'anno abbiamo sistemato qualcuno in vecchie auto e roulottes. Sono eccezioni, però». La regola è che un sacco a pelo salva un «barbone» dalla morte per assideramento. E Lia Varesio invita chi può dare una mano per l'acquisto di questo ed altri generi di prima necessità a versare un contributo sul conto corrente numero 1535938/40 (agenzia 6 Crt), intestato alla Bartolomeo & C. Nello scorso anno le richieste di aiuto sono state 5187. In questi giorni c'è stato un altro ricovero in ospedale emblematico della situazione di decine di «desaparecidos della 180», la legge che ha cancellato i manicomi senza che venissero create strutture diverse per i malati. Mario Piuma Aquilea, clochard scomparso dalla sua tana di nylon e cartoni in viale Catone un anno fa e per il quale s'era temuta una morte silenziosa in qualche anfratto della collina, l'altra notte era sul ciglio di una strada semiassiderato. L'ha trovato un'ambulanza della Croce Rossa per caso e per fortuna. Dopo un anno di assoluta invisibilità, Mario Piuma è finito in ospedale «in dialisi - dice Lia Varesio - perché era talmente malconcio che i suoi reni avevano quasi smesso di funzionare. Resterà in corsia per un po', poi bisognerà trovargli una sistemazione. Il fatto è che la vera identità di quest'uomo sui 70 anni non sappiamo quale sia. "Mario Piuma Aquilea", probabilmente ex marinaio, con una bella scrittura e qualche conoscenza di greco e spagnolo, è il nome che lui s'è dato. Da nessuna parte, in mezza Italia, risulta un nome simile. Abbiamo cercato presso una quantità di anagrafi, di ospedali psichiatrici, ma non è venuto fuori niente. Senza nome nessun ente può prenderlo in carico». Ora anche i vigili del nu=eleo di polizia giudiziaria lavorano per risalire all'identità di Mario. Una speranza potrà venire dalla verifica delle impronte digitali. Chi, guardando la fotografia, pensa di averlo conosciuto è pregato di mettersi in contatto con la Bartolomeo (tel. 534.854). Maria Teresa Martinengo Tra i ricoverati c'è Mario Piuma Aquilea trovato semi-assiderato sul ciglio di una strada Nessuno ne conosce la vera identità

Persone citate: Lia Varesio, Mario Piuma, Mario Piuma Aquilea

Luoghi citati: Italia