Casa Bianca nel panico Clinton tace di Paolo Passarini

Bill e Hillary convocano giornali e tv, poi cambiano idea: «Non parliamo del sexgate» Bill e Hillary convocano giornali e tv, poi cambiano idea: «Non parliamo del sexgate» Casa Bianca nel panico, Clinton tace Dalla Prima Coppia una sola risposta «Non abbiamo fatto nulla di sbagliato» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con un'improvvisa e immotivata inversione di rotta, i Clinton hanno deciso ieri di non rispondere più a nessuna domanda sul «sexgate» da parte dei mezzi di informazione, dopo che martedì avevano preso accordi per interviste a raffica alle televisioni e ai giornali. Come diretta conseguenza, la «Nbc-Tv» ha cancellato per prima un'intervista già programmata alla «first lady», sostenendo in un comunicato che il rifiuto a rispondere a domande sulle ultime rivelazioni riguardanti la vita privata della Prima Coppia costituiva «una violazione delle regole concordate». Nelle ore successive, «Abc-Tv» e «Cbs» hanno assunto la stessa decisione, ritenendo inaccettabile la restrizione imposta dalla «first lady». Bill Clinton, che aveva convocato per ieri i giornalisti di numerosi quotidiani di tutti gli stati, si è comportato nello stesso modo e si è limitato a dire, con un curioso uso del «pluralis majestatis», che «noi non abbiamo fatto nulla di sbagliato». Nella capitale si 6 immediatamente diffusa la sensazione che la Casa Bianca sia precipitata nel panico. Rinunciare a un'intervista natalizia alla «first lady» in un momento così caldo non è stata una decisione facile, ma Beth Comstock «Nbc-Tv» ha detto a «La Stampa» che decidere diversamente non sarebbe stato «decoroso». Più tardi, Liz Josephson della «Cbs» ci ha confermato che, dopo una discussione, la sua rete era arrivata alla stessa conclusione, trovando inaccettabile che, ol- tre che sui presunti scandali sessuali della Prima Coppia, Hillary Clinton non volesse rispondere neppure sulla vicenda del suicidio di Vincent Foster e sulle carte scomparse dal suo ufficio. A New York, nella sede della «Abc-Tv», Cathy Rehl ci ha letto più tardi una dichiarazione nella quale si informa che, pur trattandosi di una trasmissione di intrattenimento, «Good Morning America» aveva ritenuto opportuno cancellare l'appuntamento preso con Hillary Clinton per il pomeriggio. Anche in questo caso, ha confermato Rehl, Hillary aveva fatto sapere «di non voler essere messa nella posizione di rifiutarsi di rispondere a domande sulle accuse sessuali e sulla Whitewater», la speculazione dei Clinton sui monti Ozark di cui Foster conservava un fascicolo fatto sparire dalla Casa Bianca. La «first lady», con una mossa improvvisa e drammatica, aveva deciso di scendere in campo martedì per difendere il marito, convocando alla Casa Bianca le principali agenzie di stampa e dichiarando che le rivelazioni delle due ex guardie del corpo di Bill erano «spazzatura», frutto di «un disegno politico e di sete di danaro». Si era poi saputo che Hillary ave¬ va accettato di parlare in tutti i principali «network» con la punitiva esclusione della «Cnn», in quanto quest'ultima aveva intervistato domenica le due guardie del corpo, Larry Patterson e Roger Perry. Lunedì e martedì, nei notiziari e negli speciali della notte, come il seguitissimo «Ni- ghtline» di Ted Koppel, la «Nbc» e la «Abc» avevano dedicato notevole spazio alle rivelazioni sui ripetuti tradimenti e sugli abusi di potere attribuiti all'ex governatore dell'Arkansas e, in seguito, al Presidente eletto. Solo la «Cbs» aveva preso tempo, informando diffusamente della storia solo martedì sera. Il punto di svolta, dopo la pubblicazione di un lungo articolo sull'ultimo fascicolo dell'«American Spectator», era stata la pubblicazione sul «Los Angeles Times» di un articolo di due pagine martedì mattina, che confermava la storia degli agenti e aggiungeva particolari. Mentre l'«American Spectator» è, per quanto serio, una rivista di taglio nettamente conservatore e quindi più che sospettabile di spirito partigiano, il «Los Angeles Times» ha un'ispirazione decisamente «liberal» e filo-democratica. «Colpiscono Bill per disegni di parte e perché sta facendo bene il suo lavoro», aveva detto Hillary. Questa accusa, che peraltro non smonterebbe di per sé le rivelazioni, non vale per il quotidiano della California. Del resto, dopo numerosi articoli pubblicati dal «Washington Post», ha ceduto anche l'ultrademocratico «New York Times», che ieri ha pubblicato sulla vicenda un lungo articolo in prima pagina. La sensazione che la Casa Bianca sia caduta in preda al panico è basata sul fatto che, in un tentativo di contrattacco, era stata la «Prima Coppia» a rendersi spontaneamente disponibile per le interviste. Ma ieri il Presidente, parlando ai giornalisti, ha dichiarato di non voler «aggiungere niente», oltre al fatto che «non è stata una cosa piacevole» e che, comunque, «non abbiamo fatto nulla di sbagliato». Ci si chiede se i Clinton siano stati indotti a cambiare atteggiamento dalla preoccupazione di buttare olio sul fuoco o dalla paura di dover smentire pubblicamente cose che potrebbero poi rivelarsi vere. Al di là dell'imbarazzo costituito dalle rivelazioni sui presunti tradimenti di Bill (denunciati apertamente dalle guardie) e di Hillary (solo insinuati, anche se pesantemente), la vicenda dell- Whitewater potrebbe rivelarsi la più spinosa. La vita sessuale della Prima Coppia può essere considerata irrilevante, anche se, nel caso le rivelazioni risultassero vere, Clinton sarebbe colpevole di abuso di potere e di aver tentato di incastrare con tecniche «spazzatura» come queste un avversario politico. Ma nella vicenda della Whitewater, oltre al conflitto di interesse e a un reato fiscale, c'è di mezzo un suicidio e una confessata sottrazione di documenti, di cui ora il Dipartimento per la Giustizia vuole imporre la restituzione con la forza della legge. Paolo Passarini Le reti cancellano per protesta l'intervista alla First Lady Infuria lo scandalo sulla speculazione edilizia nascosta e sul suicidio Foster r- ■ .... , La first lady Hillary Clinton [FOTO REUTER] |FOTO EPA]

Luoghi citati: Arkansas, California, New York, Washington