«Sì ho preso quei soldi»

Chiamparino: «Con le tangenti alle Gru il pds non c'entra» Chiamparino: «Con le tangenti alle Gru il pds non c'entra» «Sì, ho preso quei soldi» Confessa il sindaco di Grugliasco TORINO. Quando è sceso dal furgone dei carabineri in via Tasso, fisicamente provato, il volto cereo, dalla tasca del giaccone gli spuntavano dei fogli: la confessione scritta durante i sette giorni e le sette notti passate in isolamento nel carcere di Novara. Messo a confronto con il suo accusatore, il sindaco di Grugliasco Domenico Bernardi, che fino a sabato scorso ripeteva di non aver preso una lira, e che è stato rieletto il 5 dicembre scorso con il 65 per cento dei voti, ha ammesso: «Ho preso 65 milioni per il mega centro commerciale Le Gru. I soldi li ho investiti in una casetta in campagna, a Refrancore d'Asti, in cene e spese personali». Ma il sostituto procuratore Giuseppe Ferrando, che conduce l'inchiesta sulle tangenti rosse a Grugliasco, la Stalingrado dell'Ovest nel comprensorio torinese, non è convinto che siano stati utilizzati a scopo personale per la «dacia» in campagna, ed ha dato al gip parere sfavorevole alla sua scarcerazione. Bernardi ha tirato fuori il memoriale, cinque cartelle, scritte su fogli protocollo, quando l'ex sindaco comunista di Grugliasco, Angelo Ferrara, gli ha detto: «Questo linciaggio al partito non può continuare, confessa». A distribuire tre miliardi di tangenti per Le Gru è stato l'architetto genovese Alberto Milan, soprannominato «l'uomo con la valigia», ex rappresentante in Italia della Trema. Ferrara, a cui l'architetto Milan avrebbe dato 330 milioni, ha ammesso di averne ricevuti soltanto 100: «Ne ho dati 65 a Bernardi e 35 al consigliere di Rifondazione Albino Rossello». Quest'ultimo aveva ammesso, come gli altri arrestati, ad eccezione dell'ex capogruppo de a Grugliasco Lina Visentin. Il confronto è stato drammatico per Bernardi, ridotto a uno straccio, cereo in volto. Angelo Ferrara, anch'egli stravolto dalla tensione, gli ha urlato quasi in lacrime: «Ammetti di aver preso quei soldi». Bernardi è scoppiato a piangere: «Posso avere carta e penna?». Il pm Ferrando è rimasto interdetto: «Guardi che lei sta facendo un confronto. Risponda a chi la accusa e dopo potrà scrivere quello che vuole». Il giudice, chiamato al telefono, si è assentato per qualche minuto. Quando è rientrato il difensore Grosso ha detto: «Il mio assistito vorrebbe leggere il memoriale che ha scritto in carcere». Dalla tasca della giacca del detenuto sono spuntati i fogli e Bernardi ha cominciato a leggere ripercorrendo la sua carriera politica: galoppino del pei, funzionario nel Comune di Avigliana, candidato alle amministrative, primo cittadino di Grugliasco il 5 dicembre '91, dimissionario nel maggio '93, rieletto per il pds il 5 dicembre scorso con il 65 per cento dei voti. Un traguardo importante per uno come lui. Ma le cose in realtà sono andate diversamente. Della sua esperienza politica Bernardi non ha un buon ricordo: «Ero prigioniero di un tessuto di legami politici che si sono dimostrati estranei agli interessi dell'amministrazione. Ero convinto che col tempo sarei stato capace di liberarmi di quei legami». Affermazioni interessanti per il pm Ferrando, che però cominciava ad essere seriamente preoccupato per l'andamento del confronto. Alla dolorosa verità Bernardi è arrivato per gradi. Poi finalmente la confessione: «Accettai il denaro, a più ra¬ te, senza pretenderlo e senza mai contarlo. Ferrara dice di avermi dato 65 milioni. E' probabile, anche se mi sembrano tanti». Dopo il confronto, il pm Ferrara ha sentito come teste il segretario provinciale pds Sergio Chiamparino, molto teso prima del colloquio e molto sollevato all'uscita: «Nella tangentopoli di Grugliasco il partito non c'entra. Se c'è una responsabilità del pds in questa vicenda è quella di aver avallato la situazione politica locale». Chiamparino ha ammesso che il giorno precedente alla cattura di Bernardi un compagno lo aveva avvertito che Ferrara (arrestato il giorno prima) era in difficoltà e avrebbe parlato: «E' tutto vero. Dissi a quel compagno che Ferrara doveva confessare e autosospendersi dal partito». Con la confessione di Bernardi l'inchiesta pare giunta ad una svolta cruciale. Il pm ha emesso altri tre avvisi di garanzia: per Mario Caporaso e Nunzio Labroca, entrambi di Rifondazione, e per Padovano Partipilo, indipendente pds. Sono accusati di aver ricevuto tangenti di 5-10 milioni da Milan. Hanno ottenuto gli arresti domiciliari Ottavio Guala, ex presidente dell'Ascom accusato per una mazzetta di 500 milioni, il consigliere psi a Grugliasco, Giuseppe Facchini e Rossello. Claudio Ceraiuolo Sergio Chiamparino (pds)