I Servizi «manovrarono» il Conclave del'63

I Servizi «manovrarono» il Conclave del '63 li più autorevole candidato era Agagianian: «Lo bloccò il Sifar, accusando la sorella di legami col Kgb» I Servizi «manovrarono» il Conclave del '63 «Scoop» della rivista di Andreotti: i cardinali volevano un Papa armeno I MISTERI VATICANI CITTA' DEL VATICANO. «30giorni», nel secondo numero sotto la direzione Andreotti, svela due misteri vaticani. Il primo riguarda Karol Wojtyla e il secondo, più corposo, si riferisce al ruolo svolto dal servizio segreto italiano, il Sifar, per impedire l'elezione del cardinale armeno Gregorio Pietro Agagianian nel conclave che designò poi Paolo VI nel 1963. La rivista non svela dove abbia tratto quest'ultimo retroscena ma entrambe le storie vogliono dimostrare come in un conclave i «fattori mondani» abbiano a volte la preminenza. «30giorni» rivela di aver rintracciato un tassista romano che tre giorni prima del conclave dell'ottobre 1978 trasportò per Roma il cardinal Wojtyla, un altro prelato polacco e il cardinale viennese Franz Koenig, elettore di Wojtyla. Fu Koenig a dire al conducente: «Sul suo taxi sta por¬ tando il Papa». Il cardinale, aggiunge la rivista, «afferma di non ricordare la circostanza. Ma non smentisce». Più inquietante l'altro episodio, relativo alle manovre prima del conclave che il 30 giugno 1963 portò all'elezione di Paolo VI. Il Sifar si diede da fare per il partito di Curia con- trario al cardinale Agagianian, armeno naturalizzato italiano, allora capo di Propaganda Fide, il potente dicastero che controlla gli ordini missionari in tutto il mondo. Per impedire una probabile elezione venne confezionato un dossier di venticinque pagine con indiscrezioni e ammiccamenti che suggerivano legami tra la sorella del cardinale e il servizio segreto sovietico. Alla morte di Roncalli, il cardinale armeno era tra i favoriti in una corsa che rischiava di rivelarsi sfiancante data l'opposizione della Curia conservatrice alla candidatura Montini, poi risultata vincente. A questo punto intervengono i servizi segreti italiani, con quattro fascicoli intestati alla settantunenne Elisabetta Papikova, nata in Georgia, sorella del cardinale, ospitata nel Collegio armeno in pieno centro di Roma. Ed ecco le attività «pericolose»: una visita del fratello fatta nel pomeriggio dell'8; segue un rapporto accurato, con tanto di foto, in merito ad una gita fuori porta nella giornata del 9 insieme a un amico di famiglia, il dottor Megarditich Hebojan. La prova del coinvolgimento col servizio segreto sovietico arriva il giorno dopo, 10 giugno, sotto forma di una visita alla donna da parte del primo segretario dell'ambasciata sovietica, l'armeno Againe Gourgen, conosciuto dai servizi segreti italiani come sospetto agente del servizio di informazioni dell'Urss. I militari notano che la visita dura un'ora e che subito dopo il diplomatico effettua una telefonata da una cabina pubblica e quindi si dirige verso via Veneto. Niente di più. Ma tanto basta per far circolare il dossier prima del conclave, «bruciando» la candidatura e scartando l'ipotesi più ovvia, avallata oggi dall'andreottiano «30giorni», cioè che la sorella del cardinale «aveva solo ricevuto la visita di cortesia di un addetto alla sua ambasciata, armeno come lei, al quale si era rivolta per registrarsi, dato che continuava ad essere cittadina sovietica». «30giorni» chiude il servizio riportando le conclusioni della commissione d'inchiesta presieduta dal generale Aldo Beolchini che a proposito del Sifar parlò di una «tendenza a deformare le notizie ricevute» a tutto sfavore degli interessati. Sandro Berrettoni Qui sopra il cardinale Agagianian: nel 1963 il Sifar avrebbe bloccato la sua nomina a Pontefice Accanto Papa Paolo VI, più a sinistra l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Georgia, Roma, Urss