Autobomba di Milano indagato Freda

L'ideologo neofascista, libero da pochi giorni, ha ricevuto un avviso di garanzia per strage L'ideologo neofascista, libero da pochi giorni, ha ricevuto un avviso di garanzia per strage Autobomba di Milano, indagato Freda L'accusa un compagno di cella: quella notte sapeva tutto ROMA. Per la nuova strategia della tensione rispunta un nome di quella vecchia, noto alle «cronache delle bombe» da quasi 25 anni: Franco Freda, indicato a lungo come uno dei responsabili della strage di piazza Fontana (1969) prima dell'ultima sentenza assolutoria, è adesso indagato per l'auto-bomba esplosa a Milano nella notte fra il 27 e il 28 luglio scorso. Un avviso di garanzia firmato dal sostituto procuratore di Milano Ferdinando Pomarici è stato notificato nei giorni scorsi all'ideologo neofascista, per il reato di strage. In mano al magistrato ci sarebbe solo una testimonianza, e gli stessi inquirenti sottolineano che l'avviso di garanzia è un «atto tecnico dovuto» per continuare a lavorare. Freda non è stato ancora interrogato, e ieri il suo avvocato veronese Guariente Guarienti ha inviato una lettera a Pomarici per avvisarlo che il suo assistito è pronto ad essere ascoltato. Lui, Freda, tornato in libertà da pochi giorni dopo qualche mese passato in carcere per un'altra inchiesta sulla ricostituzione del partito fascista, nel frattempo si dichiara totalmente estraneo all'ultima «notte delle bombe». L'avviso di garanzia, infatti, è stato inviato dalla Procura milanese per l'esplosione avvenuta in via Palestra che provocò la morte di tre pompieri, un vigile urbano e un immigrato marocchino; ma in quegli stessi minu- ti altre due auto-bombe sono saltate a Roma, a San Giovanni e a San Giorgio al Velabro, e fin dal primo momento è balzata agli occhi di inquirenti ed investigatori l'unica regia di quegli attentati. E Freda, in un'ipotesi accusatoria ancora incerta, sarebbe uno dei registi. Quando ci furono gli attentati, l'ideologo nero stava in galera; fu arrestato il 12 luglio per l'inchiesta veronese sul «Fronte nazionale». E nel carcere di Vicenza avrebbe fatto dei discorsi dai quali si poteva intuire che con la bomba di via Palestra c'entrasse anche lui. Agli atti dell'inchiesta di Pomarici ci sarebbe la dichiarazione di un detenuto per spaccio di droga al quale, nei giorni immediatamente precedenti la strage, Freda avrebbe confidato che era in preparazione qualcosa a Milano. Il testimone avrebbe aggiunto che a queste «confidenze» di Freda erano presenti altri detenuti, ma i primi accertamenti disposti dal magistrato attraverso la Questura milanese avrebbero dato esito negativo. Per verificare la testimonianza del detenuto comune e interrogare Freda alla presenza di un avvocato, comunque, era necessario un avviso di garanzia. «Sono follie che si reggono sul nulla - ha commentato ieri l'ideologo -, tutta la vita sono stato uno che ha diffuso idee in maniera solitaria, senza mai avere un seguito». Poi Freda rivendica la sua innocenza anche per la vecchia strategia della tensione: «Sono stato catapultato sul teatrino dell'irrealtà giudiziaria. Da quando ho quindici anni sono stato spesso chiamato a rispondere di cose che non ho mai fatto, come l'accusa di strage dalla quale sono stato assolto in Cassazione; sono stato invece condannato a 15 anni solo per le mie idee». Quanto alla nuova stagione delle bombe, Freda si limita a dire che in carcere non ha parlato con nessuno, e il suo avvocato spiega che a Vicenza stava in cella singola: «E' una persona ultra-riservata, non farebbe mai confidenze di questo genere nemmeno ad un suo compagno di militanza politica, figurianoci ad un "comune" mai conosciuto prima». Tutto da verificare, insomma: l'accusa - ed è quello che il giudice Pomarici ha già cominciato a fare -, ma anche la difesa di Freda. Intanto il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi Libero Gualtieri, che proprio ieri s'è incontrato al Quirinale con Scalfaro, commenta: «Questo avviso di garanzia apre un altro capitolo importante. La matrice unica sembra che non sia così sicura, e quindi il quadro è molto più complesso». Il riferimento di Gualtieri è alla matrice mafiosa, più volte indicata per gli attentati che nel '93 hanno insanguinato prima Firenze, poi Roma e Milano. Ma gli stessi investigatori antimafia della Dia avevano già sostenuto come ipotesi di lavoro che accanto a Cosa Nostra, tra gli artefici della nuova strategia della tensione, potevano esserci altri elementi ed organizzazioni. Nel rapporto della Direzione investigativa antimafia dell'agosto scorso sulle bombe di Roma e Milano si ritrova, come esempio di passate alleanze tra criminalità organizzata e terrorismo nero, proprio il nome di Franco Freda. «Gli esempi di commistioni tra mafia, eversione di destra, finanzieri d'assalto, funzionari dello Stato infedeli e pubblici amministratori corrotti non mancano», scrivevano gli investigatori. E più avanti: «Recenti indagini condotte in Calabria pongono in evidenza l'esistenza di collegamenti tra Franco Freda, all'epoca latitante, ed elementi di spicco della 'ndrangheta reggina, strettamente legati a Cosa Nostra, come si evince dalla richiesta di autorizzazione a procedere contro l'onorevole Romeo». Nella richiesta di autorizzazione contro il deputato socialdemocratico Paolo Romeo per il reato di associazione mafiosa, firmata dal sostituto procuratore nazionale antimafia Enzo Macrì, sono raccolte le confessioni di Filippo Barreca, un «pentito» della 'ndrangheta che ha raccontato molte cose sull'attività delle cosche reggine. E secondo Barreca i rapporti tra Freda e i suoi compari d'un tempo erano così stretti che tra il '78 e il 79, dopo l'evasione dal soggiorno obbligato a Catanzaro, Freda fu nascosto in casa sua in attesa dell'espatrio. Giovanni Bianconi Ma lui replica «Solo follie senza prove quel giorno ero in carcere a Vicenza» Sotto Franco Freda in una recente immagine: l'ideologo nero ha 52 anni Via Palestra a Milano: l'autobomba esplose nella notte fra il 27 e il 28 luglio scorso. Morirono tre pompieri, un vigile urbano e un nordafricano che dormiva su di una panchina