fuggito per paura dei killer
Il catanese ucciso dalla polizia sapeva di essere in pericolo Il catanese ucciso dalla polizia sapeva di essere in pericolo fuggito per paura dei killer «Studiava da boss» Quando l'altra mattina ha visto quei tre giovani sotto casa, Mario Nicotra ha pensato ad un agguato: forse erano killer mandati da una famiglia rivale, volevano ucciderlo. Ed ha tentato di scappare, lanciando la sua vettura a folle velocità lungo i vialetti del cortile di via Sansovino. Gli agenti della mobile hanno sparato, due pallottole hanno leso organi polmone e cuore. Nicotra aveva avuto paura. Sapeva che la sua era oramai una vita a rischio. E per questo, racconta il dott. Longo della mobile, era diventato molto prudente: girava poco in città, quasi sempre con qualcuno che gli proteggeva le spalle. Aveva trascorso la notte con la sua giovane amica, una ballerina inglese. E alle 7,45 è uscito di casa per andare in tribunale, dove doveva incontrare il fratello Santo, detenuto da poche settimane per traffico di droga. Venerdì mattina è comparso davanti ai giudici per un ennesimo processo, stralcio del maxi processo ai catanesi. Ha cercato tra il pubblico il fratello. Inutilmente. Storie parallele quelle di Santo e Mario Nicotra. Santo è pregiudicato per rapina e spaccio di droga. Era stato arrestato nel luglio '87 assieme ai fratelli Orazio e Luciano Orofino, quando venne scoperta una organizzazione che usava adolescenti per spacciare eroina. Poi finì nella grande inchiesta che aveva portato sul banco degli imputati la banda dei fratelli Miano. Era un boss emergente. Il suo posto nell'organizzazione, quando fu arrestato, venne preso proprio dal fratello Mario. «Un ambizioso, un violento», dicono in questura. E in pochi mesi si creò un suo spazio nel traffico della droga. Al fianco delle famiglie emergenti nella guerra che ha messo l'imo contro l'altro clan un tempo amici. La catena di morti degli ultimi tre anni racconta questa lotta senza tregua. L'ultimo anello è dell'ottobre scorso, piazza Fontanesi, la morte di Orazio Orofino e Giuseppe ludica. Secondo il capo della mobile, Aldo Faraoni, la famiglia Nicotra sa molte cose su quel duplice delitto. Di più per ora gli inquirenti non vogliono dire. Confermano: «Tre persone sono in carcere, abbiamo sequestrato pistole e fucili». Tra gli arrestati ci sarebbe un parente di Mario Nicotra. Tra le armi sequestrate ci sarebbero anche quelle usate negli delitti. Ma queste indagini hanno fatto luce su questi ultimi anni di mala cittadina, dopo i grandi arresti dell'autunno '84. E sulle faide interne al clan dei catanesi che sembravano chiuse il 22 novembre '90, con la morte di Gaetano Mavilla, muratore di 41 anni. Fu l'inizio di una guerra, tra famiglie catanesi, per il controllo dello spaccio, per diventare boss dei boss. Orazio Orofino (sopra) e Giuseppe ludica Mario Nicotra (a destra) aveva 29 anni
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