E' l'ora che arrivino delle facce pulite di Gian Paolo Ormezzano

E Vora che arrivino delle facce pulite LA PAROLA Al VIP GRANATA E Vora che arrivino delle facce pulite TORINO. Il Toro passa dolorosamente alla storia gialla attraverso l'incalzante cronaca nera: non fosse che c'è da piangere, si potrebbe dire sorridendo che davvero se ne vedono ogni giorno di tutti i colori. La gente granata non ha mai diviso così fortemente, così disperatamente la squadra dalla società: ma deve ormai pensare che la società condizioni in maniera drammatica la squadra. Ne abbiamo parlato con alcuni granata illustri, granata storici. Tre ex presidenti del club, un ex sindaco della città, tifoso vero. Più il sindaco attuale, friulano, ma ben legato al calcio della Mole. Persone che abbiamo anche invitato a svincolarsi dal presente e buttarsi Pianelli: 63-82 e uno scudetto avanti, con il Sergio Rossi 5 anni al Toro Toro, per il Toro. Semplice ma tremenda la domanda: cosa si deve fare? Orfeo Pianelli (ex presidente): «Il Torino è stato ferito da persone che han fatto soltanto i loro affari. Per tanti anni, e attraverso tanti eventi, il Toro ha patito tutto sulla pelle della sua povera e grande squadra, della sua gente magnifica. Comunque quello che accade adesso può arrecare del bene alla società, a patto che non si faccia della demagogia. Lo dico io che anche nel nome di una certa demagogia sono stato massacrato. Per me Borsano era sano, è stato fregato come imprenditore da certi socialisti torinesi». Aggiunge Pianelli: «Potrebbe ancora andare bene un altro come lui, però senza Moggi, che penso sia stato il suo grosso errore e quindi il suo problema. Uno e uno solo a comandare, il numero dispari inferiore a tre è l'ideale per il comando di un club. Se vien fuori questa persona, che deve pure esistere, l'intervento del tribunale serve a fare chiarezza, a consegnarle la società pulita. Ci vuole la spugna, ma Borsano non deve essere il facile alibi: lui con il Torino ha fatto qualcosa di calcisticamente valido, almeno sul campo, altri con il Torino hanno fatto soltanto i soldi. Però i giocatori vengono pagati regolarmente, sono tranquilli e devoti, e lo dimostrano col gioco. Ora aspettiamo che arrivi il padrone nuovo: uno solo, ripeto, il gruppo non serve». Rossi (ex presidente): «Penso che in tempo breve la città vedrà enormi cambiamenti economici, anche nelle sue zone alte, con riflessi dappertutto, anche sul calcio. Certo che mi fanno pensare quelli che si dicono tifosi juventini e auspicano la fine del Tori- Gerbi a capo dall'87 all'89 no magari credendo così di ingraziarsi gli Agnelli, i quali invece sono grandi signori e sportivi veri, e sanno che la debolezza del Torino è debolezza della città, e quindi anche della Juventus. Questa è comunque città difficile, assurda, paurosa. Ferrerò del cioccolato ha capito tutto bene, è granata ma teme Torino: eppure è un grande industriale, ed è un buon tifoso. Comunque adesso bisogna sfruttare bene il momento: se la magistratura riesce a sentenziare chi è pulito e chi no, io con tantissimi altri sono pronto a tornare al Torino, ad andare allo stadio, in curva, con i miei nipotini, anche se si deve ricominciare dalla C. Partendo da zero, o comunque dall'aria pura. Assurdo cercare un rap¬ pezzo, perdere l'occasione della pulizia totale». Mario Gerbi (ex presidente): «Bisogna stare calmi, lasciar fare alla magistratura. Poi ci si mette insieme, io ho qualche idea, e si crea un gruppo. Il gruppo serve eccome. Novo aveva dietro un grande gruppo, di quella che allora era la borghesia torinese. Una dozzina di persone, ecco l'ideale, e decisioni collettive. Se ho rimorsi per avere portato Borsano al l'oro? Sta decidendo il giudice, è assurdo anticipare noi la sentenza». Diego Novelli, ex sindaco: «Sono disponibile a sostenere qualunque iniziativa pulita. Chiedo alla mia città: possibile che, fatta piazza pulita, non ci sia nessun compratore che si Diego Novelli ex sindaco presenti? Il Torino ha un bilancio sano, un vivaio favoloso, che permette persino puntuali sacrifici sul mercato. Il Torino è un grande affare sentimentale, può essere un buono e onesto affare pratico. Non c'è bisogno di scendere in serie C da falliti, da penalizzati. La squadra c'è, il pubblico c'è, i successi ci sono. Basta eliminare gli imbroglioni, i biscazzieri, e poi il Torino diventa subito un club sano, forte, sicuro. Mi fido della magistratura, e sono certo che, se si fa pulizia, sono pronti imprenditori forti, seri, appassionati: ma è gente che vuole sapere che se si dice due è due, non quattro. Comunque questi sono grandi giorni di pulizia, in un certo senso per me sono giorni bellissimi: tornerò allo stadio, dove non avevo messo più piede da che nel mio Toro era arrivata certa gente». Valentino Castellani, sindaco: «Credo che il Torino stia voltando pagina: ci saranno dei costi da pagare, ma poca cosa rispetto al valore della chiarezza. Diciamo pure che la catarsi attuale è un'occasione per il ritorno alla grandezza: allo scudetto, perché no?, prima che finisca il mio mandato. C'è nel calcio la strada alla Berlusconi, la strada del denaro, e c'è quella alla granata: spirito di squadra, tradizione. Vedo più un gruppo di imprenditori che un presidente padrone. Arrivasse per il Toro un megamiliardario dalla Papuasia, direi che non va. Il Toro, ma anche tutto il calcio moderno, ha bisogno di imprenditoria seria, non di un salvatore della patria». Anche da posizioni lontane, opposte, tutti concordano sulla faticosissima ma possibile positività del momento, se bene interpretato, se patito ma intanto capito lucidamente, usato onestamente. Può sembrare ottimismo da naufraghi, ma è l'unico praticabile. Soffrendo, sennò quali granata si è? Gian Paolo Ormezzano Pianelli: 63-82 e uno scudetto Sergio Rossi 5 anni al Toro Gerbi a capo dall'87 all'89 Q è Diego Novelli ex sindaco Il sindaco Castellani, simpatizzante granata

Luoghi citati: Torino