Milan nel mirino di Alberto Gaino
Milan nel Milan nel Si profila un illecito nella vicenda Lentini? TORINO. «Per la verità, più che dei piedi puliti dei calciatori in questo momento ci stiamo occupando delle mani pulite dei loro dirigenti». Un magistrato commenta così l'altra notizia del giorno: l'estensione dell'inchiesta sul «pasticciaccio» del Torino alle società che acquistarono dalla gestione Borsano notissimi calciatori, pagando in nero una parte delle somme concordate. Quattro sono le operazioni di compravendita sotto la lente di ingrandimento dei sostituti procuratori Gian Giacomo Sandrelli e Alessandro Prunas: i trasferimenti di Gianluigi Lentini al Milan (ufficialmente per 18 miliardi); Dino Baggio all'Inter e poi alla Juve (4,5 miliardi); Roberto Cravero alla Lazio (6 miliardi e 400 milioni) e Roberto Policano al Napoli (7 miliardi). Prima ancora di illeciti penali potrebbe emergere una violazione sportiva clamorosa. Riguarderebbe solo Torino e Milan, in relazione ad un aspetto particolare dell'operazione Lentini: è vero che, per l'anticipo di 7 miliardi avuto nel marzo '92, Borsano diede provvisoriamente in garanzia agli amministratori rossoneri una parte delle azioni granata in suo possesso? Se fosse andata così, il Milan si sarebbe trovato per qualche tempo, du¬ rante il campionato di calcio 1991-92, a detenere parte della proprietà di un club concorrente. Adesso ci si aspetta che i dubbi vengano fugati, in un senso o nell'altro, dalla giustizia sportiva e dai diretti interessati. Profilo penale. I dirigenti di Milan, Inter, Juventus, Lazio e Napoli che trattarono con Borsano, accettando la condizione di un pagamento extra, con fondi neri, dei calciatori acquistati dal Torino saranno interrogati dai magistrati. E avranno in parte il ruolo di indagati, in parte quello di testimoni, secondo la carica sociale rivestita in quel periodo e il peso avuto nelle trattative. Nelle stanze della Procura torinese o in caserme appartate sta per iniziare la «sfilata» di personaggi eccellenti. Si comincia con Galliani. I reati: evasione fiscale e false comunicazioni sociali. Il primo dovrebbe essere estinto dal pagamento del condono che queste società avrebbero effettuato. Una precauzione che oggi si rivela più che saggia. Dell'altro reato è già stato accusato lo stesso Borsano per la cessione di un calciatore «fantasma», quel Palestra - di cui tanto si è parlato che avrebbe dovuto giocare nel Venezia in cambio di 1140 milioni al Toro. Anche se i riflessi penali dell'inchiesta «piedi puliti» non fossero pesanti, com'è prevedibile, è la prima volta che una procura della Repubblica scoperchia il pozzo dei fondi neri delle società di calcio e pone un concreto problema di correttezza della loro amministrazione. Ora si dirà che tutti, nell'ambiente, sapevano e che si è scoperta l'acqua calda, ma il colpo è duro e incassarlo con disinvoltura non sarà facile. Di questo i magistrati sono consapevoli: per loro è un primo risultato. I riflessi immediati sul «caso Torino», invece, saranno di una certa consistenza: con l'avviso di garanzia, Goveani è in fuorigioco, e si apre una nuova fase. Presto la vecchia Gima dovrebbe avere un curatore fallimentare (Borsano ha annunciato l'intenzione «di ritirare i libri contabili depositati ad Acqui e di consegnarli al tribunale di Torino, per concordare, qui, la procedura fallimentare» della sua finanziaria) che erediterebbe le azioni sequestrate, per venderle al miglior offerente. I creditori Gima riceverebbero il ricavato di una cessione che ci si augura finalmente «non avventurosa». Ma, ora, «ha da passa 'a nuttata». Alberto Gaino fi . Il presidente del Torino Goveani (foto grande) e, da sinistra, Dino Baggio, Lentini, Folicano e Cravero, i giocatori granata ceduti con richieste di pagamento anche in nero
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