Tutti i colossi in campo dalla Fiat alla Olivetti di F. Man.

Tutti i colossi in campo dalla Fiat alla Olivetti Tutti i colossi in campo dalla Fiat alla Olivetti A CHI FA GOLA IL «BUSINESS» Lm AVVOCATO, il Cavaliere, l'Ingegnere. Nessuno vuole mancare al gran ballo dove si decide chi si contenderà con Telecom Italia, nei prossimi quindici anni, i milioni di potenziali forzati del telefonino. Tanto che assieme ai grandi nomi del capitalismo italiano è sceso in campo anche il cane a sei zampe dell'Eni, interessato a diversificare le sue attività nei servizi. Oggi i consorzi che hanno dichiarato ufficialmente il loro interesse alla gara per il secondo gestore sono quattro: l'Omnitel (controllata al 51% da Olivetti), l'Unitel (75% in mano alla Finintel, una jont venture posseduta per il 51% dalla Fiat e per il 49% dalla Fininvest), l'Etra (48% Eni) e Pronto Italia (controllato al 60% da un gruppo di imprenditori italiani). Ciascun consorzio ha nel suo capitale almeno un partner «tecni¬ co» straniero, una società telefonica che ha già esperienze nel settore delle reti cellulari, ciascuno ritiene di poter mettere sul tavolo carte che gli consentiranno di portare a casa l'ambitissima concessione. Ma che la competizione finisca qui è tutt'altro che detto. Il mercato italiano, con un potenziale di due milioni di abbonati nei prossimi tre anni (oggi siamo poco sopra il milione) fa gola a molti: siamo il secondo mercato europeo dopo la Gran Bretagna. Così non è difficile immaginare che nelle prossime settimane qualche colosso d'oltreoceano (o anche solo d'oltremanica) possa decidere di presentarsi alla gara di prequalificazione indetta dal governo. Anche perché con le decisioni di ieri la soglia di ingresso è stata in qualche modo abbassata: secondo il progetto stilato dalla commissione Cappuccini infatti, il secondo gestore avrebbe dovuto garan¬ tire fin dall'inizio la copertura del 50% del territorio italiano, ma a sorpresa il ministro Pagani ha annunciato che basterà il 40%. Facile capire, quindi, che per coprire inizialmente una parte minore del territorio saranno necessari anche meno investimenti. Ieri, comunque, sia l'Unitel sia l'Omnitel hanno ribadito a chiare lettere il loro interesse per il servizio radiomobile. «Unitel - dice l'amministratore delegato Nicolò Nefri - rilancia la propria candidatura a gestire il servizio di telefonia cellulare, i suoi azionisti dispongono del know-how, delle risorse umane e finanziarie per realizzare ed offrire questi servizi al mercato italiano». E più in dettaglio, si fa presente come all'attività Fiat nel settore delle telecomunicazioni, e alla forte penetrazione commerciale e distributiva della Fininvest, si affianca l'esperienza del partner Vodafone, che in Gran Bretagna ha oltre un milione di abbonati. «La telefonia cellulare - è invece il commento che arriva dal quartier generale di Ivrea - è la naturale evoluzione del business Olivetti. Negli Anni 70 abbiamo fatto il salto dalla meccanica all'elettronica, negli '80 dall'elettronica all'informatica; adesso, negli Anni 90, la nostra priorità è lo sviluppo integrato di prodoti e servizi di informatica e telecomunicazioni e Omnitel è un elemento centrale di questa strategia». E al di là delle dichiarazioni di intenti, nelle scorse settimane la Olivetti ha detto a chiare lettere che se vincesse la gara per il radiomobile investirebbe 1500 miliardi e ha fatto capire che questo potrebbe anche avere incidenze sull'occupazione, forse portandola a riconsiderare la decisione unilaterale di mettere in cassa integrazione 2000 dipendenti da gennaio. [f. man.]

Persone citate: Nicolò Nefri, Olivetti

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Ivrea