Hai visto un gipeto? Dillo agli ornitologi

TORNANO SULLE ALPI TORNANO SULLE ALPI Hai visto un gipeto? Dillo agli ornitologi Tracce anche di lince nel Gran Paradiso Arriva dalla Svizzera DUE notizie naturalistiche dalle Alpi: una cattiva, l'altra buona. Entrambe riguardano il ritorno di due nativi, sterminati all'inizio del secolo, i quali per recenti iniziative di alcuni naturalisti cercano, non senza difficoltà, di rioccupare il loro posto nella loro vecchia terra: il gipeto e la lince. All'inizio di agosto un gipeto è stato abbattuto da una fucilata nelle Alpi francesi del Delfinato, appena all'interno del parco nazionale degli Ecrins, e lì abbandonato. Le radiografie hanno rivelato, nel suo corpo, la presenza anche di pallettoni di una vecchia fucilata. Non è il primo gipeto trovato morto, della cinquantina rilasciati dal 1987 a oggi, ma è il primo sicuramente ucciso da un cacciatore. I gipeti rilasciati sulle Alpi e ancor oggi vivi dovrebbero essere almeno una trentina. Sono tutti preziosi, ma questo lo era più degli altri. Si trattava infatti di un bellissimo esemplare di femmina in livrea di adulto, di peso superiore ai sei chili, con un'apertura alare di 2,85 metri. Era uno dei tre uccelli rilasciati per primi sei anni fa negli Alti Tauri (Austria), ed era stato chiamato Nina. Aveva appena raggiunto la maturità riproduttiva e poteva essere la protagonista del primo lieto evento dopo quasi un secolo. Curiosamente, qualche anno dopo il rilascio, aveva percorso buona parte della catena alpina e si era stabilita nel parco nazionale degli Ecrins. Ancor più curiosamente, lo scorso inverno aveva frequentato un nido d'aquila in costruzione, apparentemente tentando con una coppia d'aquile quel ruolo di «zia» che in natura alcuni gipeti LABORA svolgono con coppie della loro specie. La notizia sulla lince riguarda la prima accertata presenza di questo felino nel parco nazionale del Gran Paradiso, a quasi vent'anni dall'unico rilascio sperimentale fatto sinora in Italia. Il fatto non è sorprendente, perché si sapeva da parecchi anni che la reintroduzione della lince nelle Alpi svizzere occidentali e nel Giura, fatta nei primi Anni Settanta, aveva avuto successo, tanto che la presenza della specie si era manifestata anche in Savoia. Lo spazio per la lince, nelle Alpi occidentali italiane, è meno esteso e meno adatto rispetto alle montagne francesi e svizzere, ma la crescita della selvaggina verso livelli più naturali e la diminuita (anche se non scomparsa) diffidenza del pubblico, in particolare dei cacciatori, rendono oggi probabile un suo ritorno in Piemonte e Liguria, a quanto pare piuttosto lento e comunque con pochi individui. Le Alpi orientali italiane offrono alla lince un ambiente buono e vasto. La specie vi può arrivare - ed è già arrivata più volte - dalla Slovenia, dove fu reintrodotta nel 1973 con notevole successo, forse dall'Austria, che liberò nove animali verso la fine degli Anni Settanta e dall'Engadina. Nel Trentino (gruppo del Lagorai) si è persino formata una piccola popolazione di incerta provenienza; la sua stabilità pare sicura, ma almeno un esemplare ha già incontrato la stessa sorte del gipeto Nina e di quei pacifici orsi d'Abruzzo, RATORIO o a a a a a a e e a e l e che in piccolo numero ma regolarmente pagano il loro tributo all'irresponsabilità di sedicenti «sportivi». La lince è animale più elusivo del gipeto e i segni di una sua presenza possono passare facilmente inosservati. I gipeti, che IL 30 per cento delle morti per incidenti o per infarto si potrebbe evitare con una adeguata organizzazione dei soccorsi di emergenza. Il dato viene da un'indagine fatta dalla Gallup su 2500 cittadini europei e presentata l'otto dicembre a Bruxelles. La stessa ricerca indica che nella Cee, sul totale delle vittime di incidenti stradali, oltre il quaranta per cento è rappresentato da ragazzi e il trenta per cento da ragazze in età tra i quindici i ventiquattro anni. Per gli infarti, la popolazione a rischio è oggi circa il 18 per cento di quella europea e toccherà il 24 per cento nel 2010, a causa dell'aumento della vita media. I più giovani e i più anziani sono dunque le fasce che più spesso hanno bisogno di un soccorso d'emergenza. Come mettere in moto in Italia la macchina del pronto soccorso? Il modo più corretto e rapido per farlo è comporre il «118». La chiamata è gratuita, dall'apparecchio di casa come dal «cellulare». Se ci serviamo di un telefono pubblico non occorre il gettone: basta alzare la cornetta e avvisare la centrale operativa. Il «118» è il numero che l'Italia ha scelto per l'emergenza sanitaria. Le regioni che l'hanno già reso operativo, su tutto o nel vasto paesaggio alpino si confondono con le aquile, sono pochi, e rari i loro avvistamenti. Chiunque frequenti la natura alpina con spirito amico e occhio attento, non trascuri di segnalare ogni prova o fondata notizia della loro presenza alle associazioni che li seguono, come il Wwf. Questa collaborazione è essenziale per conoscere distribuzione e status delle due specie e per aiutarne, ove possibile, il non facile ritorno. Francesco Framarin

Persone citate: Francesco Framarin, Gallup, Giura