Esplosione alla Solvay operaio carbonizzato

L'incidente, durante lavori di manutenzione, provoca anche un ferito. Sciopero di protesta dei lavoratori L'incidente, durante lavori di manutenzione, provoca anche un ferito. Sciopero di protesta dei lavoratori Esplosione alla Solvay, operaio carbonizzato Rosignano: paura fra gli abitanti che temono intossicazioni ROSIGNANO (Livorno). Un boato, le fiamme, la morte. Rosignano Solvay ieri è tornata a vivere un incubo che maledettamente da tempo si ripete. Un nuovo incidente sul lavoro, ancora un morto, ancora la paura di una nube tossica che aleggia sulla città. Ieri per i lavoratori della Solvay doveva essere un normale giorno di lavoro. I soliti discorsi tra amici: il calcio, il tempo, la crisi economica. Leonardo Caroti e Mario Bartoletti, due dipendenti della «Toscana Impianti», una ditta di Rosignano che cura la manutenzione dell'impianto della Solvay, molto probabilmente avevano iniziato la loro giornata proprio così. Ma il destino aveva deciso diversamente. I due si dirigono al settore ossidazione, la linea uno, quella della sintesi dell'acqua ossigenata. Non certamente uno dei settori più pericolosi dell'impianto ma per precauzione decidono di mettere in sicurezza l'intera struttura. La loro attenzione va subito ad una pompa che spinge e veicola il liquido di processo. Con le chiavi s'inizia a smontare i primi bullo- ni, ma all'improvviso l'esplosione. Sono le dieci. Il boato è tremendo. Tremano i vetri delle abitazioni di Rosignano, la gente si riversa nelle strade e il pensiero vola subito alla Solvay. Passano pochi istanti e sul luogo dell'esplosione arrivano i primi soccorsi. Per Leonardo Caroti, 26 anni, di San Vincenzo, sposato con figli piccoli, non c'è niente da fare. Giace a terra carbonizzato, investito in pieno dalle fiamme generate dalla tubazione. Mario Bartoletti, 59 anni, di Rosignano, molto probabilmente sbalzato lontano dall'onda d'urto, è invece vivo. E' in stato di choc. Verrà ricoverato all'ospedale di Livorno con una prognosi di dieci giorni. L'area viene immediatamente circondata. Un anello di carabinieri, polizia e vigili del fuoco presidia il perimetro dello stabilimento. L'incendio intanto divampa furente. Una nube nera e densa sviluppatasi subito dopo l'esplosione si alza minacciosa in cielo. A Rosignano la gente ha paura. Vede la colonna di fumo e pensa immediatamente a una fuga di sostanze tossiche. Qualche genitore va a ritirare il figlio da scuola rna gli esperti tranquillizzano subito la popolazione, la nube non è tossica si tratta solo di fumo. I vigili del fuoco di Livorno e quelli del servizio interno dello stabilimento alle 11,10 comunicano il cessato allarme. L'incendio è stato spento, tutto è sotto controllo. Iniziano ora i primi sopralluoghi per scoprire le cause della tragedia. Tra le tante ipotesi anche quella di una miscelazione imprevista ed assassina tra solvente ed acqua ossigenata. Gli operai intanto scendono in sciopero. E' il secondo incidente mortale in meno di un anno. La città si stringe attorno alla famiglia della vittima mentre sindacati ed associazioni si mobilitano. In serata arriva anche uno stringato comunicato della Solvay: poche righe spiegano l'incidente, facendo un accenno alle vittime di cui non però non mette ancora i nomi. Francesco Gazzetti

Persone citate: Leonardo Caroti, Mario Bartoletti

Luoghi citati: Livorno, Rosignano, Toscana