Rabin: riparto da zero di Aldo Baquis
Robin: riparto da zero Hamas minaccia giorni di fuoco nei Territori Robin: riparto da zero «Ora il ritiro è senza data» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO All'indomani del vertice con Yasser Arafat, il premier israeliano Yitzhak Rabin è attento a non parlare di una crisi fra Israele e Olp, ma invita tutti (i palestinesi, in primo luogo) a pensare in termini realistici. Nei dieci giorni che mancano al nuovo summit con Arafat - ha detto ieri ad alcuni osservatori politici locali - non sarà possibile suggellare l'accordo sull'autonomia a Gaza e a Gerico; al massimo, si potrà raggiungere un'intesa limitata su alcuni punti essenziali. In mancanza di un accordo preciso, il ritiro israeliano dalle zone di autonomia previsto per aprile rischia di slittare, dato che non ci sono più date sacre. Nel frattempo, ha avvertito Rabin, bisogna attendersi altri attentati suicidi degli islamici. E in una Gaza delusa dall'inconcludente summit RabinArafat e presidiata a tutti gli incroci stradali dai cospicui rinforzi militari israeliani affluiti nei giorni scorsi, un attentato suicida c'è già stato ieri, quando Anwar Abdallah Abdel Karim Aziz, 22 anni, militante nella «Jihad islamica», si è lanciato a bordo di un'ambulanza della Mezzaluna Rossa carica di tritolo e di bombole di gas contro un posto di blocco militare eretto nel quartiere di Sajaya. All'ufficiale israeliano è bastato uno sguardo per rendersi conto che si trattava di un'autobomba: ha caricato il fucile e ha fulminato l'autista, che è rimasto poi carbonizzato nel rogo del suo ordigno. Né è stato questo l'unico incidente di una giornata che - secondo i progetti di Al Fatah doveva essere caratterizzata da una forte adesione popolare al progetto di autonomia amministrativa concluso da Arafat e Rabin a Washington. Nella rovente Rafah - il più disperato agglomerato urbano di tutta la Striscia - una pattuglia israeliana ha ucciso ieri due ricercati palestinesi (uno della Jihad islamica e uno del Fronte popolare), al termine di una furiosa colluttazione nella via centrale del campo profughi di Shabura. In serata, alti ufficiali israeliani hanno riferito che per oggi si temono nuovi attentati di Hamas, nel sesto anniversario della sua fondazione. «Abbiamo avvertito soldati e coloni - ha detto un ufficiale - di guardarsi dalle autobombe, dai cecchini e dagli accoltellatori». Dalle scritte apparse sui muri del campo profughi di El Bureij trapelava ieri l'atomosfera di tripudio in cui vivono i militanti di Hamas in seguito alla battuta di arresto nei negoziati fra Israele e Olp: scritte inneggianti alla «jihad contro l'occupazione militare» erano accompagnate a omaggi ai 200 attivisti islamici che mercoledì saranno autorizzati da Israele a rientrare dal Libano. Ormai lo comprendono anche i militari israeliane che la gestione dei Territori non è più possibile senza che sia instaurato un canale di comunicazione, magari discreto, con Hamas. Aldo Baquis I palestinesi di Giordania che si sono offerti volontari nella polizia di Arafat varcano in pullman il ponte di Allenby al di là del Giordano troveranno i Territori occupati in fiamme da mettere sotto controllo e le minacce di Hamas e dei falchi contrari all'accordo con Israele
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