Cimiteri via i cappellani

Uno dei nuovi incaricati è l'ex guida religiosa del Toro Uno dei nuovi incaricati è l'ex guida religiosa del Toro Cimiteri/ via i cappellani Sostituiti dalla Curia con altri due Via i due fratelli cappellani che esigevano mance sulle sepolture. Giuseppe e Rosario Ormando, 53 e 56 anni, indiziati di concussione dal sostituto procuratore Donatella Masia che conduce l'inchiesta sui furti nei cimiteri, sono stati sostituiti ieri mattina. Giovedì scorso i due cappellani avevano presentato all'arcivescovo Giovanni Saldarmi le dimissioni dall'incarico presso il camposanto Monumentale di corso Novara e del Gerbido a Mirafiori Sud. Nel tardo pomeriggio di sabato c'era stato un breve comunicato della Curia: «I servizi religiosi saranno svolti provvisoriamente da altri sacerdoti, in attesa che venga definita, in accordo con l'amministrazione comunale, la posizione dei due cappellani». Così ieri mattina, alla messa delle 11 al cimitero del Gerbido invece di don Rosario Ormando ha celebrato don Matteo Sorasio, sacerdote «da tantissimo tempo» il Santuario della Consolata. E nella chiesetta di corso Novara, invece di don Giuseppe ha officiato il rito don Francesco Ferraudo, figura notissima in città perché è stato per lungo tempo il cappellano della squadra di calcio del Torino. «Sabato sera il vescovo vicario mi ha telefonato - dice con un sorriso don Matteo - chiedendomi di venire a dire messa al cimitero». Ancor più sorridente don Ferraudo, stretto da diverse persone che lo salutano e gli stringono la mano. Il religioso riconosce subito il fotografo e dice con tono finto burbero: «Scommetto di aver rampognato anche lei in passato. Ero noto anche per questo quando seguivo il Torino. Ora come ex, faccio il "tappabuchi" nella parrocchia San Giulio d'Orta. Ieri sera hanno chiesto anche a me di venire qui e sono arrivato, come al solito, di buon grado». Nessun cenno da parte di entrambi nella predica al caso dei due fratelli indagati. «Ho predicato quel che c'è nel Vangelo chiarisce don Sorasio -. Il resto sarà compito d'altri». «Non so e non sapevo niente si schermisce don Francesco -. Quel che ho saputo l'ho letto sui giornali». Nel frattempo si avvicina al religioso una signora con diecimila lire in mano. «Padre questa è un'offerta per la chiesa». «Per carità! - sbotta il sacerdote -. Non è a me che deve dare quei soldi. Li metta lì, vicino alla porta: c'è una cassetta apposita per le offerte». Intanto il funzionario del Comune che ha segnalato anni fa in Curia il comportamento dei due cappellani, ieri ha voluto fare alcune precisazioni: «Durante un colloquio con don Birolo avevo riferito dei metodi a dir poco discutibili dei due cappellani nel raccogliere le offerte e nel richiederle. Da parte sua c'era stata la promessa di un interessamento al caso. Non sem¬ bri un comodo alibi ma a quel punto noi del Comune eravamo a posto. Non toccava a noi il controllo. Erano ben altre le nostre urgenze con il rischio pressoché quotidiano di paralisi del servizio». Non era certo il rischio corso da don Giuseppe Ormando, che da terr.po aveva saputo pianificare il suo servizio. G. B., una parrocchiana, ha una memoria di ferro, ricorda fatti e aneddoti. Eccone uno: «Nel gennaio '87, quando è morto mio marito, solo in quella settimana saranno decedute 100 persone. Ebbene ricordo ancora la scena da mercato orientale la domenica seguente. Prima della messa don Giuseppe si è messo fuori dalla chiesa del cimitero con un tavolino e un cestino. Man mano che arrivavano i parenti dei defunti, lui segnava il nome del morto su una busta e la consegnava con un sorriso fin troppo eloquente». Ivano Barbiero E da ieri le offerte sono riposte solo in una cassetta Da sinistra don Francesco Ferraudo e don Matteo Sorasio i nuovi cappellani