I media ultima ossessione «Quante divisioni ha la tv?» di Curzio Maltese

I media, ultima ossessione «Quante divisioni ha la tv?» I media, ultima ossessione «Quante divisioni ha la tv?» LEGHISTI E INFORMAZIONE ASSAGO. Quanti voti ha portato Berlusconi a Craxi in dieci anni? E quanti a Fini l'altro ieri, fra il primo e il secondo turno delle comunali di Roma? Insomma, quante divisioni ha la Televisione? Sembravano domande retoriche. E invece la due giorni di Assago, con l'abbraccio tra Carroccio e Biscione, l'invito implicito di Bossi ed esplicito di Formentini a Berlusconi («Venga con noi!»), la messianica fiducia della base nella forza della televisiùn le hanno riportate d'attualità con un fulminante paradosso. Da oggi infatti Bossi e la Lega - il movimento politico antimedia per eccellenza, nato e cresciuto al buio delle telecamere - diventano i primi alleati del progetto «videocratico» di Silvio Berlusconi. E' un vero trip da quarto e quinto potere quello che attraversa il popolo leghista. A cominciare da Umberto Bossi, che si fa precedere dalle note dei «Carmina Burana» come il teleprcdicatore folle di Sidney Lumet, e sembra ossessionato dall'influenza dei media, che Bossi da recente latinista pronuncia con la «e» e traduce in «stampa e tv di regime» «pennivendoli» «velinari» «scribacchini» «salme del tg». Nemmeno Craxi in piena sindrome d'accerchiamento avrebbe mai accusato II Secolo XIX, Il Gazzettino, Il Piccolo e prima La Stampa, di avergli fatto perdere le elezioni a Venezia, Genova, Trieste e Torino, sorvolando sulle prestigiose figure dei candidati Serra, Mariconda, Seganti, Cornino. Neppure il peggior lottizzatore del Caf ha mai usato (in pubblico) toni tanto sprezzanti, da padrone a servo, nei confronti della Rai. Prima di correre in tutta fretta («c'è un Biscione che ti aspetta») all'abbraccio elettronico con Fede, Liguori e Mentana, chissà perché esclusi dalla categoria dei «lottizzati dal regime», proprio quei tre. E sull'esempio del capo, non c'è stato onorevole o delegato, delle decine saliti sul palco di Assago, che non abbia esternalo in sedicesimo contro «i media di regime» locali, regalando momenti di gloria nazionale alla Gazzetta di Mantova, L'Eco di Bergamo, Il Lavoro, Radio Pavia International... Eppoi dicono che i leghisti non leggono. Finché arriva tal Marcello Stagi icno, ovviamente giornalista, a stabilire chi dovrà dirigere il Corriere «dopo la rivoluzione leghista» quando «a chi ha diffuso menzogne faremo pagare il dazio». Intini, dove sei? E' troppo facile ricordare a questo punto l'odio-amore di Bettino Craxi per i «giornalisti rompi coglioni». O le smanie televisive di Marco Pannella, non a caso primo e unico «gradito ospite» di un'adunata lum- barda. Pannella che è ormai un Blob ambulante, si muove circondato da una nuvola perenne di taccuini e telecamere eppure trova modo di lamentarsi ancora del «sistematico boicottaggio». L'ecumenico Marco acclamato da tutte le platee di talk show e da tutti i congressi di partito (socialisti, comunisti, socialdemocratici, liberali, ecologisti, AD, ciellini, missini e ora anche leghisti), Pannella idolo degli inquisiti (autoconvocati, please) e degli onesti, «grande amico di Umberto» (Bossi) e «grande elettore di Oscar» (Scalfaro), come già «compagno di Bettino» (Craxi) e di «Enrico» (Berlinguer), sempre sulla cresta dell'Audience. Ma infine, porterà fortuna a Bossi tanta voglia di buona stampa? A ben pensarci, sono cominciate da lì le disavventure giudiziarie della Lega. La tangentina di 11 milioni incassata da Leoni per la sua «radiolina» varesotta. I 200 milioni intascati da Carlo Sama, al quale Patelli s'era rivolto «per ammordibire la linea del Mes- saggerò» (il giornale di Roma!). E chissà ora con l'abbraccio a Silvio Berlusconi, cancellato con un tratto di biro dalla lista degli «imprenditori di regime» dove figurava ancora ieri. In cambio di che cosa? La rinuncia a costruire quella «macchina invincibile del partito» di cui favoleggia il professor Sgarbi? Tanti bei spot scontati del 90 per cento, confezione «convenienza-Caf»? Una seconda ondata di nani e ballerine, con Carmen Russo che fa già capolino dal palco di Assago munita di regolamentare Durone e manda un bacino a Daverio? E perché mai tanta fatica da parte di Bossi nell'eyitare ai suoi lumbard puri e duri la contaminazione dei ristoranti capitolini e dei salotti milanesi, per poi finire dritti nella vera palude romana: i salotti televisivi? La televisiùn la g'ha la forza del liùn, cantava Jannacci. Ad Assago e dintorni non c'è neppure bisogno di tradurre. Curzio Maltese Marco Pannella alla tribuna