L'Fbi pronta ad aiutare i giudici di Mani pulite
13 Lo promette il direttore, da ieri a Roma L'Fbi pronta ad aiutare i giudici di Mani pulite Freeh è nemico storico della mafia Timori per il suo viaggio in Sicilia ROMA. «Sarà un piacere, oltre che un dovere». Il direttore del Fbi, Louis Freeh, a Roma per la prima visita ufficiale fuori dagli Usa, sorride. Gli chiedono se gli investigatori americani avranno a che fare con Tangentopoli. E lui risponde che «sarebbe un piacere». Stretto tra l'ambasciatore Bartolomew e i ministri Mancino e Conso, insomma, Freeh non bada alla diplomazia. E' in Italia per stringere ulteriormente i rapporti tra Fbi e polizie italiane. Ma se gli chiederanno aiuto, oltre che per quanto riguarda i mafiosi, anche contro i politici corrotti, perché tirarsi indietro? L'Fbi, «nei limiti imposti dalla giurisdizione», farà la sua parte. La visita di Freeh è un piccolo avvenimento. Grande amico di Falcone, il direttore del Fbi è un nemico giurato della mafia. Ecco dunque lo spiegamento di forze eccezionale per garantire la sua sicurezza. Ma i responsabili del Viminale tireranno il fiato solo domani quando lascerà la Sicilia, dove sbarca oggi. «Abbiamo preso tutte le precauzioni. Palermo resta blindata. Non è che, dopo i nostri successi, d'incanto la mafia sia sparita», avverte Mancino. Freeh conosce bene di quale pericolo si parla. «In Italia, ho lavorato già come agente speciale e procuratore». Né dimentica Falcone, peraltro, la cui morte «è un attentato all'Italia, agli Usa e a tutta la comunità internazionale». Proprio in nome di Falcone, Freeh ieri è venuto a complimentarsi con gli italiani per come va la guerra a Cosa Nostra. Ma l'attenzione non deve calare, anzi. Secondo l'Fbi, le mafie internazionali si stanno scatenando. Mettono le mani su interi Paesi dell'Est, dell'Asia o del Sud America. C'è addirittura il rischio che entrino in possesso di arsenali atomici. E siccome «viviamo in un villagio globale, non possiamo sottovalutare l'impatto che questi fatti hanno nei nostri Paesi». All'offensiva internazionale della criminalità organizzata, l'Fbi vuole rispondere con una strategia altrettanto globale: patto di azione con le diverse polizie; rapporti a livello di governo; formule nuove nel lavoro in comune. Con l'Italia, ha rivelato Conso, si sta discutendo un nuovo accordo di collaborazione «che vada oltre le forme tradizionali». E poi c'è la battaglia delle coscienze. Quella più importante. Il ministro Mancino annuncia che sono ben 542 i mafiosi che hanno deciso di collaborare con la magistratura. Freeh, che ieri è stato ricevuto in udienza privata dal Papa, sottolinea l'importanza della Chiesa. Ricorda il cardinale Pappalardo, padre Pintacuda e don Puglisi, vittima di un killer. «Con il Santo Padre abbiamo parlato del suo discorso di Agrigento. Della morte di Falcone e Borsellino, a cui renderò omaggio. E del bisogno di pace. Ma non c'è pace, senza giustizia». [fra. gri.j
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