Patto Chiesa-Stasi nella Ddr di Emanuele Novazio

Tra i prigionieri venduti a Bonn c'erano anche dei neonazisti Tra i prigionieri venduti a Bonn c'erano anche dei neonazisti Pollo Chiesa-Stasi nella Pdr «Fecero miliardi con i dissidenti» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mentre il governo bavarese e l'associazione degli industriali lanciano un'offensiva contro gli ex comunisti tedesco-orientali, all'indomani del successo del Pds alle elezioni nel Brandeburgo, nuove rivelazioni riattizzano le polemiche sul cosiddetto «acquisto dei prigionieri di Honecker» da parte del governo federale: in sostanza, la liberazione di dissidenti e avversari (fra loro, anche estremisti diventati in seguito leader di bande neonaziste) in cambio di forti somme di denaro che servivano alla sopravvivenza del regime. Fin dall'inizio l'operazione fu pilotata dalla Stasi: la polizia segreta inaspriva la repressione per guadagnarci di più. Secondo lo «Spiegel» il tesoriere del regime, Alexander Schalck-Golodkowski, ha ammesso di aver ricevuto 8 miliardi di marchi dal governo di Bonn per la liberazione di 34 mila persone: più del doppio della cifra sempre dichiarata. Perché? Anche la Chiesa evangelica e quella cattolica della Ddr ci guadagnarono, assicura Schalk: la mediazione fruttava alla prima 40 milioni di marchi l'anno, e 14 alla seconda. Secondo il procuratore del Magdeburgo Klein, inoltre, per far salire gli incassi i giudici orientali aumentavano le pene: un detenuto non era «acquistato» dagli occidentali se condannato a meno di un anno. Ed era meglio vendibile se la pena era particolarmente severa. Arresti e condanne aumentarono soprattutto a partire dall'autunno del 1983: nel luglio di quell'anno, lo Stato comunista temette per la prima volta di andare in bancarotta. I pagamenti venivano effettuati direttamente su un conto della Deutsche Handelsbank intestato al Segretario generale Erich Honecker. Secondo Schalk, Honecker si teneva sempre a disposizione cento milioni di marchi. Più di due miliardi di marchi «erano investiti all'estero», e servivano come «garanzia della solvibilità della Ddr». Le nuove rivelazioni rilanciano polemiche antiche: come venivano scelti i «prigionieri di Honecker» da liberare? Chi decideva veramente chi andava aiutato e chi no? Sapevano, i servizi occidentali, che fra loro c'erano anche neonazisti convinti? E che il denaro dei contribuenti occidentali serviva certo a garantire la libertà a molti dissidenti, ma anche a salvare dal tracollo finanziario il regime orientale? Che era insomma una specie di prestito a interesse zero? Le stesse rivelazioni confluiscono, casualmente, con le polemiche innescate dal recente successo alle elezioni locali del Pds: nel Brandeburgo, domenica scorsa, gli eredi pentiti di Honecker hanno superato la Cdu del cancelliere Kohl, ma da tutto l'Est arrivano segnali incoraggianti per loro. Alle elezioni generali dell'anno prossimo potrebbero assicurarsi una buona rappresentanza al Bundestag. Torna il «pericolo rosso», si chiede con inquietudine una parte della Germania. La Csu, la branca bavarese e più conservatrice della Cdu, lancia l'allarme: il ministro dell'Inter¬ no bavarese Beckstein ha chiesto la messa al bando del Pds, partito «chiaramente ostile alla Costituzione». Ma anche gli industriali sono scesi in campo senza perifrasi, alla vigilia del super-anno elettorale: HansPeter Stihl, presidente della Federazione delle Camere dell'industria e del commercio, si è rivolto direttamente ai Comuni «minacciati»: «Gli investitori eviteranno quelli diretti da un sindaco comunista, la rielezione dei comunisti minaccia l'occupazione», ha avvertito. Emanuele Novazio

Persone citate: Alexander Schalck-golodkowski, Beckstein, Erich Honecker, Honecker, Pollo

Luoghi citati: Bonn, Brandeburgo, Ddr, Germania, Magdeburgo Klein