Chi ci fa conoscere la normalità del bene

r PANE AL PANE Chi ci fa conoscere la normalità del bene L basco che imprigiona i capelli, il collettino bianco da educanda, il viso occupato dai grandi occhiali di miope. Così come si mostra in fotografia Maria Cristina, la crocerossina uccisa da un pazzo o un brigante a Mogadiscio, sembra piegarsi allo stereotipo di certe ragazze tutte chiesa e famiglia. Portano come un peso la loro femminilità esitante e mortificata. Incredule e spaventate della vita, passano tra la gente accompagnate da un'ombra di sorriso. Forse sopravvivono soltanto in provincia, in Brianza appunto. Neanche la scelta di andare in Somalia fa la differenza, in un tempo in cui, superata la diffidenza per l'aereo, perfino qualche suo compaesano non ha rinunciato a conoscere le Maldive. Il suo, semmai, poteva essere l'equivalente di un pellegrinaggio a Lourdes. Ecco, una buona e ingenua ragazza della «Cattolica». Poi si legge la letteratestamento vergata alla vigilia della partenza e si resta turbati. Si capisce che per Maria Cristina non si trattava di un gioco e neanche del salto a occhi chiusi, a occhiali appannati, in una dimen- ~ sione mistica ed eroicizzante, da protratta, ma- -leccorta adolescenza. Lo esclude la serena e forte consapevolezza di un possibile «ritorno in bara» al paese lombardo, alla comunità solidale di parenti e amici. Si capisce che quella lettera, sigillata da uno squillante «Ciao, ciao», appartiene a una ragazza come tante ne conosciamo, che tiene gli occhi bene aperti sul mondo e sui suoi giovani anni. Mentre dà le disposizioni per i funerali, prega di evitare le consuete, deprimenti marce funebri, di scegliere semmai uno spiritual come «O when the Saints». Chiede in particolare - e qui la frase ricorre alle maiuscole - che le esequie non avvengano a Roma. Non è un atteggiamento di modestia, ma il rifiuto della retorica ufficiale e magari, provenendo da una terra di spiriti leghisti, una sottintesa polemica contro la capitale e la politica. Questo identikit tracciato a futura memoria ^^chiude allora le porte di un mondo separato e parallelo di cui non trattano abitualmente né i giornali né la tv. Occupati dagli scandali di regime, dalle guerre guerreggiate e da quelle che serpeggiano nelle metropoli, dall'abnorme in tutte le sue possibili declinazioni, dall'esibizionismo della ricchezza e del sesso - la futilità coniugata all'orrore - siamo chiamati a spostare lo sguardo, a mettere a fuoco l'obiettivo su una realtà diversa. Ciò che viene relegato genericamente sotto la voce volontariato nelle statistiche e nei consuntivi sociologici prende un volto concreto e sofferto. Annuncia l'esistenza di un popolo di formiche sagge e prudenti che non conoscono il parossismo dell'odio e della violenza, che oltre alle cure di se stesse e dei congiunti sanno guardare agli altri con rispetto e tenerezza. Si preoccupano - anche soltanto con una parola amica - dei poveri vecchi1 e nuovi, degli incalzati dalla malattia e dalla droga, dell'infanzia offesa. Sono i giusti, ben più dei dieci pretesi per la salvezza di Sodoma, grazie ai quali la città, nonostante tutto, vive. Sono quelli, innumerevoli, che riescono a mantenere un volto inalterato senza lasciarlo sfigurare per amore di giustizia, come concedeva Brecht, dalle increspature dell'ira, dalla «voce roca». Come vogliono le leggi di una società disattenta ai valori, in paradossale analogia con un misterioso contrappasso di natura metafisica, la bontà riesce a esaltarsi soltanto nello scontro con il suo contrario: così è accaduto questa volta nella Somalia della fame e della decomposizione civile. Per questo diciamo grazie, sommessamente, al sacrificio di Maria Cristina, a lei che ci ha fatto riflettere, attraverso la mano del suo assassino, sulla normalità, sulla banalità del bene. Lorenzo Mondo do j

Persone citate: Brecht, Lorenzo Mondo, Maria Cristina

Luoghi citati: Maldive, Mogadiscio, Roma, Somalia