Cappellani la Curia sapeva da 5 anni

Il documento consegnato al giudice, nuove segnalazioni di irregolarità delle pompe funebri Il documento consegnato al giudice, nuove segnalazioni di irregolarità delle pompe funebri Cappellani, la Curia sapeva da 5 anni Una lettera-denuncia del Comune La Curia era stata informata dal Comune di Torino fin dall'88 degli strani comportamenti dei cappellani Giuseppe e Rosario Ormando, indiziati di concussione nell'ambito della maxi inchiesta sullo scandalo nei cimiteri (e sospettati di evasione fiscale per centinaia di milioni). Lo dimostra una lettera di cinque anni fa, la cui copia è stata fatta pervenire l'altro ieri da un dipendente del Comune al sostituto procuratore Donatella Masia. Già anni fa, nero su bianco, il Comune segnalava alla Curia tutte «le anomalie», se così si possono definire, dei due fratelli sacerdoti originari di San Cataldo in provincia di Caltanissetta. «Però - come sottolinea il giudice - a questa prima informativa non è mai seguita una risposta da parte della Curia». Così come sembra altrettanto strano al magistrato che dopo l'assunzione come dipendenti comunali dei fratelli Ormando, nessuno si sia più preoccupato di andare a cercare il libro delle offerte, quello che i due cappellani avrebbero dovuto tenere a disposizione della Curia, dopo averlo fatto precedentemente vistare dal Comune. Le cifre fornite in Curia dai due prelati per spiegare il possesso dei loro beni patrimoniali non sono ancora state visionate dal giudice. Maggior importanza viene data all'accertamento bancario e immobiliare eseguito in questi giorni dai carabinieri del Nucleo Operativo e dallo speciale nucleo di polizia giudiziaria dei vigili urbani. In questi giorni al centralino del giornale arrivano decine di segnalazioni, che evidenziano oltre ai metodi adottati da anni dai due cappellani, anche il sistema usato da alcune imprese di pompe funebri. Racconta Anna P.: «Ogni inizio anno c'è una signora che consegna mezzo milione a Giuseppe Ormando, il prete del cimitero generale, in cambio di benedizioni e Messe per il marito defunto. Non c'è irregolarità, me l'hanno ribadito anche in Curia, dove ho telefonato e dove avevo già mandato negli anni passati alcune lettere di protesta su quei sacerdoti, senza mai ottenere risposta. Sì, mi sono convinta, dopo che mi hanno sottolineato: "Quei soldi non sono stati presi, siete voi che glieli date spontaneamente". Però quel che invece non mi convince è il valore della loro tomba di famiglia. Hanno dichiarato che vale 157 milioni. Guarda caso, ho anch'io una tomba di famiglia nello stesso campo, costruita dallo stessa marmista. Com'è che la mia costa molto di più, pur essendo molto più piccola?». «Pare che lo scandalo dei cimiteri non abbia insegnato niente a nessuno - dice infine G.T., a cui è morta la mamma ottantenne la settimana scorsa -. L'impresa di pompe funebri alla quale mi sono rivolta, una ditta esterna, aveva specificato che si sarebbe¬ ro occupati loro delle mance, come fosse prassi normale. Così nell'ospedale torinese dove mi sono recata con l'operatore ho assistito a un episodio che per me ha dell'incredibile. L'addetto alle pompe funebri ha porto all'addetto alle camere mortuarie una busta con 100 mila lire. Dopo un'occhiata all'interno della busta, ha detto: "Voglio almeno 150 mila..., l'ho sistemata nella stanza più bella". Altre centomila lire me le ha chieste esplicitamente il prete del paese dove l'abbiamo fatta seppellire. Ma quel sacerdote era davvero malmesso, avanti con gli anni; nonostante la richiesta inopportuna, mi ha fatto pena». Ivano Barbiero Don Giuseppe Ormando (a sin.), il manager Alberto Milan (sotto) e l'interno del centro Le Gru

Persone citate: Alberto Milan, Cappellani, Donatella Masia, Giuseppe Ormando, Ivano Barbiero, Messe, Ormando, Rosario Ormando

Luoghi citati: Caltanissetta, Comune Di Torino, San Cataldo