Alla Popolare di Crema soffia vento di guerra

l'Abi cerca di convincere i ribelli dei mutui in Ecu Preatoni vuole strappare la banca ai vertici Alla Popolare di Crema soffia vento di guerra MILANO. Un'altra «Popolare» sta entrando nella bufera. Si tratta della Popolare di Crema che Ernesto Preatoni vuole strappare dalle mani degli attuali amministratori, per restituirla «al mercato», agli «azionisti», a un futuro. Per mandarla in orbita con qualche fusione appropriata, che ne rilanci le funzioni e lo sviluppo. A dir la verità, la battaglia di Preatoni ha numerosi precedenti. E' dal 1989 che, dopo un periodo di idillio con il presidente dell'istituto Pasquali e il vicepresidente Cabrini, il dinamico bergamasco (capo di un gruppo di facoltosi clienti che, tra l'altro, possederebbero il 6% di Generali) ha imbastito diverse cause. Da quando i vertici della Crema hanno rifiutato di iscrivere a libro soci lui stesso e i suoi clienti, a quel tempo padroni del 15/16% del capitale della banca. Otto giorni fa, Preatoni ha deciso l'affondo, denunciando il consiglio della Crema per abusi «di potere tesi ad influenzare con mezzi illeciti le maggioranze assembleari». Afferma Preatoni che, mentre negavano l'iscrizione a 700 azionisti (tra cui Beppe Facchetti e Pierdomenico Gallo, già direttore generale di Bnl), i vertici della Crema frazionavano le azioni nelle famiglie dei dipendenti, e addirittura emettevano azioni da offrire, con incentivi speciali, a categorie preselezionate. Nell'esporre le sue ragioni, Preatoni (protagonista della vendita della Popolare di Lecco alla Novara e del Creberg al Lyonnais) ricorda di essersi interessa- Vincenzo Cazz iga to alla Crema su sollecitazione di Pasquali e Cabrini, incontrati tramite l'ex presidente dell'stituto Fiorentini, e Vincenzo Cazzaniga (petroli). Preoccupati per la fuga di molti azionisti. Pasquali e Cabrini avrebbero sollecitato il sostegno di Preatoni, cui avevano prospettato operazioni di fusione con altre popolari, come Crema, Cremona e Piacenza. Dopo aver valutato che l'azione in Borsa quotava la metà del suo valore, Preatoni attiva la sua rete di clienti cui fa rastrellare una quota del 15%. Correva l'anno 1987. Poi, di colpo, salta la fusione e salta l'armonia. In cambio inizia la guerra di Pasquali e Cabrini per tener fuori dalla popolare le mani di Preatoni & Co. Cui si contrappone la guerra su carta bollata di Preatoni & Co. Oggi, il presidente della Parin si prepara allo sbarco, confortato (sostiene lui) da legioni di azionisti della Crema. I quali, preoccupati sul destino dell'istituto, starebbero raggiungendo le sue posizioni, decisi a fare la loro parte nello scontro. Un'alleanza padrona di una larga maggioranza del capitale. Dice Preatoni «Non ho nulla contro la banca, i suoi dipendenti, la città. Ce l'ho su solo con gli amministratori, che devono andarsene. Devo rispondere ai miei clienti, e desidero che la banca trovi nuove dimensioni con nuovi accordi. Nella scelta del futuro partner della Crema, mi atterrò alle indicazioni di Bankitalia». E le altre privatizzazioni? «Sto studiandole». Valeria Sacchi Vincenzo Cazzaniga

Luoghi citati: Crema, Cremona, Lecco, Milano, Piacenza