La Melato di Osvaldo Guerrieri

lu Melato lu Melato // mio debutto con la febbre TORINO. Un debutto con la febbre per Mariangela Melato. Tensione? «Ma no, è stato il freddo di questa città». Capelli biondissimi stirati sulla testa, occhi appena segnati dal nero della matita, la protagonista dell'eeAffare Makropulos» ha un piglio allegro. «Ce l'abbiamo fatta», dice. Si capisce che allude agli incidenti dell'altra sera. Se ne dispiace, ma non drammatizza: «E' il bello della diretta, è il bello del teatro, è il nostro imponderabile». Confessa che al debutto di Genova era tesa; invece alla prima del Carignano aveva semplicemente paura: «Da giovane ero più incosciente, e rimpiango il tempo in cui andavo in scena fregandomene. Ora, ejuel che ho perso in sicurezza l'ho acejuistato in paura». Il teatro sa creare strani miracoli, dice la Melato. «In un certo senso gli incidenti tecnici ci hanno giovato. Abbiamo reagito bene noi attori, e ha reagito benissimo il pubblico, che ha percepito cose che temevamo non arrivassero: l'ironia, per esempio. Per noi è stata una scoperta nuova, importante». Soprattutto perché nessuno sapeva come bloccare l'ombra imprendibile di Emilia Marty, creata da Karel Capek per dire, attraverso il sogno dell'immortalità, che la vita va presa per ciò che è e va vissuta con tutta la serenità possibile. «Emilia non è un personaggio che è stato, ma la somma eli ciò che è stato», eliceva Ronconi alle prove. E in ejuei giorni di discussione la Melato aggiungeva: «Benissimo, ma come?». Ora confessa che si era posta un obiettivo: « Volevo dare il senso di un personaggio che ha una propulsione enorme per la vita e per la morte. Già comunicare queste due componenti significa avere realizzato ciò che Ronconi e io abbiamo intuito». Sì, ma su quali basi? Emilia Marty è completamente fuori della realtà. «E' vero, è senza psicologia, è un manichino vuoto. Non avevo paragoni a cui rifarmi, però sentivo che la presenza doveva essere forte. Da ejui è nata tutta la mia grande fatica. Quando non si hanno emozioni da far passare, è più difficile recitare». Vuol dire che è stato necessario uno scatto di fantasia? «Emilia Marty è difficile da immaginare anche fisicamente. Non sappiamo come cammina, come si muove. E io non sapevo proprio in che direzione andare. Poteva essere tutto. E se non me l'avesse proposto Ronconi non l'avrei fatto». Che cosa può dare un personaggio come qiiesto ad un'attrice che ha incarnato così tante eroine? «Molto. Fino ad ora ho interpretato personaggi che avevano almeno una possibilità d'incontro con me: la passionalità, il sentimentalismo, la malinconia. La Marty non mi somiglia in niente e non somiglia a nessuna. Ed era ernesta lontananza che mi provocava. Qualcuno ha detto che la commedia sembra scritta per me. Se è vero, ho centrato il bersaglio, ho vinto la mia scommessa». Felice, allora. «Felice». Osvaldo Guerrieri

Persone citate: Emilia Marty, Karel Capek, Mariangela Melato, Melato, Ronconi

Luoghi citati: Emilia, Emilia Marty, Genova, Torino