Carter professore di impegno civile

Carter professore di impegno civile il caso. Con un libro per ragazzi l'ex presidente stupisce l'America Carter professore di impegno civile fi I HE strano Paese l'Ameri1 ' ca. Da un lato New York I elegge un sindaco come 1 i Giuliani, pronto a limitaSéj re l'assistenza degli ospizi ai 60 mila senza tetto della città, un terzo dei quali risultano ufficialmente afflitti da seri disturbi psichici. E questo come se non fosse vivissima la paura di scontri urbani come quelli di Los Angeles dell'aprile del '92, che hanno causato 60 morti minacciando di investire tutto il Paese. Dall'altro, totalmente inattesa e quasi in sordina, arriva una lezione di coscienza civile sui banchi dei librai, reparto bambini e ragazzi, ad opera di un ex presidente degli Stati Uniti che si rivolge alla generazione tra gli 11 e i 14 anni con un testo di educazione alla politica, alla ricerca della pace e dell'equilibrio dell'ambiente che va oltre il semplice buon senso e può diventare un caso davvero interessante per la formazione dei ragazzi, fin dalle scuole medie. L'ex presidente è Jimmy Carter, che dall'81, quando ha lasciato la Casa Bianca, dirige con la moglie Rosalynn il Carter Center di Atlanta, un'organizzazione privata e non politica che si propone di aiutare Paesi in crisi a trovare una soluzione pacifica ai loro conflitti. E il libro in questione è Talking peace: a vision for the next generation (Parlando di pace: una visione per la prossima generazione), appena pubblicato dalla Dutton, 200 pagine circa di facile lettura ma di sostanzioso contenuto, che sollevano all'attenzione dei ragazzi quesiti come: perché spesso gli sforzi internazionali di portare la pace fanno più danno che bene? Perché i trattati che hanno concluso il primo conflitto mondiale non sono riusciti a creare una pace durevole? Perché i leader che impegnano il proprio Paese in una guerra accrescono la loro popolarità? In che modo conflitti apparentemente remotissimi nel mondo ci toccano direttamente? E cosa può fare un ragazzo per intervenire? E' interessante la scelta di Carter di rivolgersi a quella fascia di età che da noi corrisponde alle scuole medie inferiori, perché è chiaro che è quella che offre meno pregiudizi da superare. Un diciassettenne risponderebbe alle sue domande sul significato della pace con un giustificato cinismo sui limiti che ad essa stessa si pongono. Un dodicenne spesso non si è ancora liberato di quel senso di possibilità illimitata che è proprio dell'infanzia. A lui, l'ex presidente, utilizzando la propria esperienza e le ricerche dei Carter Center in tutto il mondo, chiede di riflettere sul nesso che vincola i diritti civili, i problemi dell'ambiente, dell'occupazione, dello sviluppo e le condizioni sanitarie alla possibilità di pace in senso lato. Partendo dai ricordi dell'atmosfera in cui si svolsero le trattative di Camp David, e delle difficoltà superate allora da Sadat e Begin che portarono entrambi al Nobel per la pace, Carter prosegue con¬ siderando come la mancanza effettiva di cibo non sia affatto la causa prima del problema della fame nel mondo. Dimostra, dati alla mano, che due terzi delle malattie che uccidono prima dei 65 anni derivano da abitudini alimentari, sessuali, attività fisiche e droghe, che si potrebbero modificare fin dalla scuola media. Parla del legame di ozono e cancro, foreste e salute dell'ambiente. Di come ciò che accade in una zona calda come il Medio Oriente avrà un effetto diretto su ciascuna delle nostre vite. E di diritti civili, con sorprendente sincerità: «Come presidente, mi sono trovato a discutere con i leader dei Paesi comunisti quali diritti umani avessero la precedenza. Quando li accusavo di mettere la gente in galera senza processo, di controllare la stampa ecc., mi rispondevano che da loro tutti avevano una casa, assistenza sanitaria, e lavoro garantito, e le donne gli stessi diritti e doveri degli uomini. Poi mi parlavano dei senza tetto che vivono sui marciapiedi delle città americane, e del costo folle delle cure mediche da noi. Ci accusavano di trattare le minoranze etniche come cittadini di seconda classe. Era impossibile per me ignorare o rifiutare questi argomenti». Quali priorità scegliere tra i tanti argomenti messi in campo da Talking peace, è una scelta che Carter lascia al suo lettore. «Se ti piace parlare», scrive tuttavia in chiusura, «potresti lavorare per un telefono amico dei giovani. Se ti piace scrivere, potresti cercare uno spazio nel giornale della scuola. Se ti piace l'attività fisica, potresti arruolarti nella costruzione di un ospizio per i senza tetto». Segue una piccola slavina di consigli su tutto ciò che un ragazzino può fare per impegnarsi civilmente. Sono consigli che si possono discutere, naturalmente. Ma è già qualcosa che un ex presidente abbia voluto metterli per iscritto. Livia Manera / trucchi e i consigli per battere la guerra Jimmy e Rosalynn Carter hanno aperto ad Atlanta un centro per la pace

Persone citate: America Carter, Begin, Carter Center, Dutton, Giuliani, Jimmy Carter, Livia Manera, Rosalynn Carter, Sadat

Luoghi citati: Atlanta, Los Angeles, Medio Oriente, New York, Stati Uniti