«La Cupola è terrorista lo ve la farò sgominare»
«La Cupola è terrorista lo ve la farò sgominare» In aula il pentito di mafia Cancemi «La Cupola è terrorista lo ve la farò sgominare» ROMA. «Non condivido assolutamente il terrorismo di Totò Riina e dei suoi accoliti, un uomo che definire dittatore è poco, uno che ha bisogno di sangue, tutti i giorni». E' iniziata con queste parole la deposizione di uno dei più recenti e discussi collaboratori di giustizia, Salvatore Cancemi, che ieri, nell'aula bunker del Foro Italico, ha reso una serie di «spontanee dichiarazioni» ai giudici della quarta sezione del tribunale di Palermo. Dopo avere spiegato i motivi della sua dissociazione da Cosa Nostra, Cancemi ha spiegato di essere entrato nell'organizzazione nel 1976. «Fui portato a Palermo in un appartamento dove c'orano Pippo Calò, Giovanni Lipari, Tommaso Spadaro ed altri uomini d'onore. Calò, che era capo mandamento della famiglia di Porta Nuova e che faceva parte, anzi fa tuttora parte, della commissione, mi spiegò in cosa consisteva Cosa Nostra e poi giurai con il solito rituale». «Dopo circa una ventina di giorni venni arrestato con Mutolo e Micalizzi per un furto. Poiché venni colpito da coliche renali in carcere fui trasferito all'infermeria e lì conobbi Buscetta che si interessò perché potessi rimanere lì dove le condizioni di vita erano migliori». Cancemi ha proseguito poi nella ricostruzione della sua «carriera mafiosa» ricordando di quando «nell'83 Pippo Calò in persona mi incaricò di guidare il mandamento di Porta Nuova. A quel tempo Calò abitava a Roma e veniva a Palermo due o tre volte al mese per gli affari più importanti. Ricordo, ad esempio, che proprio nell'83 lo accompagnai ad una riunione della cupola a San Giuseppe Iato, cui parteciparono anche Michele Greco, Riina, Bernardo Brusca, Gambino, Raffaele Ganci, ed altri». [Ansa]
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