Gli industriali a Occhetto «E' cambiato? Lo dimostri»

6 Questionario sull'economia, in 10 punti, rivolto a tutti i partiti. Mussi: non diremo sempre sì Gli industriali a Occhetto «E' cambiato? Lo dimostri» ROMA. Sarà un dialogo difficile, quello tra pds e industriali. La Confindustria lancia l'idea di un questionario in dieci punti rivolto a tutti i partiti, per capire meglio le loro idee in economia. E nelle file della sinistra già si pensa alle risposte, ben coscienti che da questo dialogo possono venirne grandi soddisfazioni e altrettanti guai. «Risponderemo, ma non saranno tutti sì - avverte immediatamente Fabio Mussi, vicepresidente dei deputati pds - e comunque non è detto che le risposte favorevoli siano in contrasto con l'interesse degli operai». Avanti, dunque, ma con giudizio. Il pds non nasconde la sua soddisfazione di essere stata accettato come possibile interlocutore per il mondo degli industriali. Ma come la prenderà il popolo rosso? Ecco perché Mussi ci tiene a chiarire l'aspetto positivo dell'inedito dialogo: «Finalmente si entra nel merito dei problemi, passando dal crinale ideologico a quello programmatico. E' un sostanziale passo in avanti rispetto a un passato in cui la Confindustria si dichiarava filogovernativa a prescindere». Il decalogo della Confindustria, però, rischia subito di far litigare tra loro le varie anime delllo schieramento progressista e del pds, già alle prese con la discussione sulle future alleanze. Ieri sono venuti quasi tutti allo scoperto. Il costituzionalista Augusto Barbera, esponente dell'ala liberal del partito, ad esempio esulta: «Molti dei punti programmatici indicati da Abete possono senz'altro essere parte della piattaforma programmatica indicata dai progressisti». L'ala sinistra, invece, teme una brusca rottura con i compagni scomodi di Rifondazione comunista. Aldo Tortorella non nasconde la sua irritazione: «Vorrei fare anch'io qualche domanda alla Confindustria». E Gavino Angius, responsabile dei problemi del lavoro: «Non siamo solo noi sotto esame, c'è anche la Confindustria che, non dimentichiamolo, è stata parte di questo sistema». Il capogruppo al Senato, Giuseppe Chiarante, ò il più esplicito nel tirar fuori i suoi timori: «L'esperienza delle recenti amministrative ci dimostra che non si può perdere il contributo di nessuno, né alla nostra sinistra, né alla nostra destra». Ma questo richiamo di Chiarante all'equidistanza tra i due poli - trasparente riferimento a Rifondazione comunista e ad Alleanza democratica - non è piaciuto affatto a Marina Salamon, l'imprenditrice veneziana che collabora con il neosindaco, Massimo Cacciari. La Salamon, iscritta ad Alleanza democratica, è stata attaccata a freddo da Rifondazione. «Non perché io abbia fatto niente di male, ma perché rappresento l'imprenditoria e quindi, in teoria, una brutta roba». Ed ecco che la grana-Salamon, con conseguente rissa a sinistra tra pds e Rifondazione, si rianima. La Salamon ha incalzato Occhetto l'altra sera, davanti alle telecamere di Michele Santoro. Ieri s'è detta preoccupata per la tenuta del Consiglio comunale di Venezia: «A questo punto siamo pari a 23 voti. Voglio vedere però se quelli di Rifondazione voteranno insieme alla Lega». Già, la Lega Nord. Gli uomini di Bossi, liberisti da sempre, guardano con sospetto al feeling tra Confindustria e pds. Ironizzano: «E' un innesto politico-genetico tra la Quercia e l'Abete. Sarà la Confindustria a fornire i capitali per sfruttare questo nuovo brevetto, nato nel laboratorio di Botteghe Oscure». [fra gri ] I I Mar'na Salarnon. l'imprenditrice di Venezia che lavora col sindaco Cacciari (pds)

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