Profeta del pugno di ferro da 15 anni nella bufera

Profeta del pugno di ferro da 15 anni nella bufera Profeta del pugno di ferro da 15 anni nella bufera UNA VITA CONTRO LA DROGA A sempre detto: «I drogati sono capaci di intendere, ma non di volere». Muccioli si è incaricato personalmente di volere per loro. E' un costruttore infaticabile, ispirato. La sua meta è il Bene anche se della sua comunità è più difficile accertare l'efficacia terapeutica che l'efficienza aziendale. Il meccanismo è perfetto - ospiti e genitori ne danno quotidiana testimonianza -, malauguratamente gli ingranaggi rischiano di incepparsi e non per sfortuna, ma per cronaca nera. Vincenzo, ora, non potrà opporsi. Gli toccherà, per la seconda volta in dieci anni, entrare da imputato in un'aula di tribunale; Nel 1984 per una storia di catene, questa volta per uri morto ammazzato, Roberto Maranzano, finito tra l'immondizia della periferia di Terzigno, ma ucciso sul marmo sporco della porcilaia di San Patri- gnano il 5 maggio 1989. San Patrignano è il suo dominio, il suo presente. Il passato è molto più pittoresco. Rampollo di famiglia agiata, studente distratto, piantato a metà il liceo, Vincenzo aveva provato a seguire il padre che macinava assicurazioni. Lavoro troppo duro, meglio infilarsi nelle notti che a Rimini non sono mai vuote: «Ho avuto una bella gioventù - dirà -. Mi sono ballato anche le ossa». Matrimonio a 23 anni, due figli. Con la moglie Maria Antonietta arriva in dote l'albergo Stella Polare che lui allegramente fa fallire. Prova col paradiso. Fonda il Cenacolo, predica amore universale, e ai suoi adepti dà in garanzia stimmate che si procura col trincetto. In piena crisi mistica, anno 1979, ascende alla collina di Coriano, tra i filari di uva ereditati dal padre, 30 ettari, allora, che lui rinominò «Viglia del Signore». Era - l'ec¬ centrico Vincenzo - accompagnato da dodici discepoli, i suoi apostoli, deciso a coltivare i frutti della terra e stare vicino al cielo. Capitarono due tossiche (dicono i narratori dell'epopea) e l'avventura cominciò. Non solo grazie a una volontà di ferro (e totale abnegazione) ma anche grazie ai finanziamenti di Gianmarco Moratti, petroliere, e dei moltissimi (politici, giornalisti, attori) che finivano per ricoverare lì i propri figli. Da allora Muccioli, 59 anni, quasi due metri d'altezza, capelli nerissimi, maglioni larghi, eloquio torrentizio, ha fatto parecchia strada dentro e fuori le cronache. La sua comunità è diventata la più famosa d'Europa, la più grande, là più discussa. Duecento ettari, una città geometrica, pulita, con viali e casette, 2 mila ospiti impegnati in 52 attività differenti - allevamento di cavalli, mucche e schnauzer, atelier di re¬ stauro, laboratori per le pellicce, la grafica, l'editoria -, gli orari scanditi, le regole ferree (lo studio, il lavoro, il tempo libero), un fatturato che nell'ultimo bilancio conosciuto (1991) ha superato i 22 miliardi. E che garantisce istruzione gratuita, cibo gratuito, assistenza sanitaria gratuita. Questa di Maranzano è una brutta storia, e Muccioli l'ha gestita peggio che poteva. Il giorno degli arresti (lo scorso 8 marzo) lui convocò tutte le telecamere e con faccia sbalordita disse: «Non so niente di questo omicidio». Cento ore più tardi, intrappolato dalle confessioni di almeno 5 degli 8 ragazzi, Muccioli rivolta come un guanto la sua versione: «Sapevo, ma ho taciuto». Gli occhi e il tono sono sempre gli stessi, pura brace che non ammette repliche, che non chiede di essere creduto, lo pretende. Muccioli è così, mai mezze misure. E' diventato il campione dei proibizionisti e quando Craxi cercava una sponda per la sua legge che non ammetteva «modica quantità», che sanciva il carcere per i tossici, approdò naturalmente alla grande villa con pantere nere dì Vincenzo. Lui, gigante di voce e di progetto, divenne l'agitatore e il simbolo di quella battaglia, accogliendo il pellegrinaggio dei molti politici che allora cavalcavano il proibizionismo a caccia di consensi, ministri come De Lorenzo e Martinazzoli, segretari di partito come Altissimo, La Malfa, Fini. Burbero nell'approccio, ma poi troppo veloce nell'abbraccio, Vincenzo Muccioli non ha mai consentito al dubbio di intaccare la prima legge del suo vangelo: «Io ti salverò». Dai suoi ragazzi pretende fede assoluta, affetto. Basta vederlo come si muove tra i viali del suo regno, ogni incontro è un bacio, un abbraccio, un minuto di confidenza. Chiama tutti per nome. Quando entra nella mensa, grande quanto la stiva di un transatlantico, il brusio dei 2 mila ragazzi si placa e tutti gli sguardi lo seguono, panca dopo panca, fino alla sedia di legno massiccio, spalliera alta un metro e mezzo. Il suo trono. Pino Corrias

Luoghi citati: Coriano, Europa, Rimini, Terzigno