Aprilia nuova sfida al Giappone

La Casa italiana si lancia nel Mondiale 500 con una nuova moto due cilindri La Casa italiana si lancia nel Mondiale 500 con una nuova moto due cilindri Aprilia, nuova sfida al Giappone Non va lapay tv: gli sponsor vogliono la Rai BOLOGNA. Il bilancio delle veri- i dite di moto è di un allarmante profondo rosso; molti sponsor BOLOGNA. Il bilancio delle ven dite di moto è di mi allarmante profondo rosso; molti sponsor stringono i cordoni della borsa e qualche camp ione ino finisce in cassa integrazione. Ma in questo inverno dai toni rigidi, preludio ad un '94 che si annuncia delicato, il motociclismo italiano lancia sfide audaci che si traducono in segnali di ottimismo e di volontà di rilancio. L'ultima miccia l'ha accesa ieri, al Motor Show, l'Aprilia, in un incontro che doveva ufficializzare il ritorno di figliol prodigo. Ovvero Massimiliano Biaggi, ventitreenne campione romano allevato in casa che, con manovra tanto audace da innescare una vertenza legale, aveva lasciato l'Aprilia nel finale della stagione 92 per approdare alla Honda in un Mondiale 250 ricco di problemi ed avaro di gioie. La festa per il rientro c'è stata, ma il raggiante Max, che quasi a parole prometteva per il '94 il titolo della 250, ha lasciato presto spazio ad argomenti di ben altra portata: l'annuncio che l'anno prossimo l'Aprilia si schiererà anche nella 500 oltre che nella 125 e nella 250. La conferma ad una indiscrezione già trapelata su un programma non ancora definito. La sfida è delle più eccitanti e curiose. Cercare di battere i giapponesi nella «classe regina» non con una potente quattro cilindri, ma con una più agile bicilindrica che possa sfruttare le opportunità offerte dal regolamento (peso minimo di 100 chili contro ì 130 delle quattro cilindri). Un'idea coltivata dal direttore tecnico dell'Aprilia, l'ingegnere olandese Jan Witteveen che due anni fa, con maliziosa abilità, era riuscito a far approvare la nonna dalla Federazione internazionale. «Abbiamo riscontrato che le più veloci 250, su buona parte dei circuiti, sono in grado di avvicinare di molto le prestazioni delle 500 - ha spiegato Witteveen -. Con una 500 anzi, la nostra avrà cilindrata attorno ai 400 ce, che sfrutta le esperienze della 250, ha una guidabilità simile ma è molto più potente (contiamo di arrivare a 125-130 cavalli) e dovremmo essere competitivi su molte piste». Un'operazione che potrebbe apparire corsara e che Ivano 'Beggio, presidente Aprilia spiega cosi. «La nostra è una sfida par- ticolare: fare qualcosa di diverso, di innovativo come è nella politica dell'Aprilia. Seguiamo strade diverse da quella intrapresa da un'altra valida casa italiana che ha investito decine e decine di miliardi e 13 anni di partecipazione al Mondiale per arrivare al vertice». Il riferimento alla Cagiva, che similiano gi, 23 anni ano, va lasciato rilia finale a stagione '92 approdare Honda; è tornato la Casa italiana dal debutto nel 1990 è arrivata a vincere un GP nel '92 e uno quest'anno è voluto e accende un derby italiano nelle due ruote, per adesso ammantato di fair play, ma già velenosetto. «Ben venga anche l'Aprilia nella classe regina - ha commentato Claudio Castiglioni, presidente Cagiva -. Ma la 500 vera è quella a quattro cilindri come la nostra: la massima espressione della ricerca tecnologica». C'è tempo per la prima sfida: mentre la Cagiva con Kocinski ha già segnato tempi record nei test dei giorni scorsi, l'Aprilia scenderà in pista con Loris Reg giani solo a febbraio. Ma la si tuazione è già sufficiente a riba- scenderà in pista con Loris Reggiani solo a febbraio. Ma la situazione è già sufficiente a ribadire che la sola opposizione alle moto giapponesi è quella delle case italiane. Che, virtualmente (assieme a quelle dell'ormai scomparsa industria inglese), hanno prima creato, poi fatto la storia della motovelocità. Negli Anni '50 le case italiane vincevano in tutte le cilindrate, negli Anni '60 venivano messe in difficoltà dall'invasione giapponese; dagli Anni '70 resistevano nelle piccole e nelle medie cilindrate. Ora, dopo il digiuno del triennio '88-'90, si riscoprono ambiziose. Anche perché, per dirla con Beggio «chi fa moto deve fare anche le competizioni». Che piacciono alla gente e creano immagine. Anche se l'attuale situazione televisiva è critica: i diritti delle trasmissioni dei Gran Premi, in Italia, li detiene Tele+2 e la pay tv non può garantire che audience modeste e solo per abbonati. Per questo case e squadre italiane, in una riunione a Bologna, ieri hanno lanciato la promozione «Gran Premi alla Rai». Un tentativo di riportare alla tv di Stato le immagini - in diretta - delle gare iridate mettendo insieme un budget che dovrebbe aggirarsi sul miliardo e mezzo di lire. Ma su un fronte simile si battono anche alcuni sponsor, come potenti multinazionali del tabacco, che vorrebbero si Gran Premi «in chiaro» ma li preferirebbero su Italia 1, forse perché con una tv commerciale determinate operazioni promozionali sarebbero più facili. Un derby anche questo; meno spettacolare ma determinante per il futuro della sfida italiana. Carlo Ganzano GIAPPONE ■ ITALIA j^HJfe- I IH GIAPPONE i scenderà in pista con Loris Reg „ *iipmj* «ila dd ■ ITALIA giani solo a febbraio. Ma la siIL DUELLO BIS* mm B aitdi tuazione è già sufficiente a riba- SU 2 RUOTE [GP VINTI PER STAGIONE] 37 i 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 scenderà in pista con Loris Reggiani solo a febbraio. Ma la situazione è già sufficiente a ribadire che la sola opposizione alle moto giapponesi è quella delle case italiane. Che, virtualmente (assieme a quelle dell'ormai scomparsa industria inglese), hanno prima creato, poi fatto la storia della motovelocità. Negli Anni '50 le case italiane vincevano in tutte le cilindrate, negli Anni '60 venivano messe in difficoltà dall'invasione giapponese; dagli Anni '70 resistevano nelle piccole e nelle medie cilindrate. Ora, dopo il digiuno del triennio '88-'90, si riscoprono ambiziose. Anche perché, per dirla con Beggio «chi fa moto deve fare anche le competizioni». Che piacciono alla gente e creano immagine. Anche se l'attuale situazione televisiva è critica: i diritti delle trasmissioni Massimiliano Biaggi, 23 anni romano, aveva lasciato l'Aprilia nel finale della stagione '92 per approdare alla Honda; ora è tornato con la Casa italiana