Cultura e parolacce la nuova società viaggia via etere

Nel nome di Dio e della tv AL GIORNALE Cultura e parolacce, la nuova società viaggia via etere Datemi una tv dirò la verità I telespettatori di Tele + 3 protestano per l'imminente chiusura della «loro» televisione culturale, mentre gli ascoltatori di Radio Radicale si sorbiscono la protesta diventata «Radio Parolaccia». Tutto questo avviene mentre la Rai, società pubblica che dovrebbe svolgere servizio pubblico, si dedica a Domenica in, 90° minuto, Scommettiamo che, Beautiful. La Rai ha a disposizione tre reti televisive, nessuna delle quali è dedicata esclusivamente alla cultura come Tele + 3 e nessuna delle quali è dedicata esclusivamente all'informazione. Mi piacerebbe dunque che le proteste dei cittadini riguardassero non la chiusura di utili emittenti private ma piuttosto il fatto che le emittenti pubbliche Rai (numerose e costosissime) sono rese inutili da una gestione ridicola e colpevolmente incompetente. Claudio D. Torino La religione e il sesso Un lettore ha chiesto, il 23 novembre, in quale punto la «parola di Dio impone il fine procreativo alla relazione coniugale». L'amore è vocazione fondamentale e innata nell'uomo, chiamato a realizzare anche nella sessualità l'opera di partecipazione alla creazione, secondo il dettato della Bibbia: «Siate fecondi, moltiplicatevi e riempite la terra!» (Gen. 1.28). La fecondità è un fine aperto alla trasmissione della vita, voluto da Dio, dalla natura ed ovviamente essenziale per la sussistenza dell'umanità. L'esperienza del male si fa sentire in varie manifestazioni di disordine morale, che vorrebbero, a giustificazione della licenziosità, considerare preminente la voluttà di un momento (pure importante e lecita) quale scopo primario ed autonomo dell'atto sessuale, stac- cato ed indipendente dal fine procreativo, supposto quest'ultimo secondario e meno significativo del primo. Quasi che la sessualità ci sia stata dalla natura concessa solo per offrirci diletto (come se fossimo su questa terra esclusivamente per divertirci quanto più possibile) e non invece per allettarci a procreare responsabilmente. Il piacere non è affatto disdicevole, anzi è sacrosanto e benedetto, come affermato pure dalle citazioni delle Scritture menzionate nella lettera citata, purché goduto con onestà e non avverso le finalità fondamentali della natura. Emilio Cerrato, Genova «Caro Presidente siamo infuriati» Il Presidente della Repubblica invita gli italiani ad essere uniti. Il suo richiamo alle istituzioni non indica quali sono i veri mali e quali i veri rimedi per fare uscire il nostro Paese dalla instabilità morale, sociale, civile ed intellettuale. Il ministro Mancino, ultimamente ha voluto, con la legge n. 310 del 12 agosto '93, offendere pesantemente la categoria dei dottori commercialisti e ragionieri, i quali non possono più stipulare atti di compravendita di cessione aziende di gerenza, di usufrutto, di affitto di aziende, di cessione quote societarie ecc. Queste operazioni, per scoraggiare il riciclaggio del denaro sporco, vanno fatte, per atto pubblico, o per scrittura privata autenticata, soltanto dal notaio. Migliaia e migliaia di professionisti d'improvviso diventano inaffidabili e quasi complici del malaffare. La legge n. 310 non è chiara. La piccola impresa, ai sensi del combinato disposto degli art. 2083 e 2202 del Codice Civile, non ha niente da spartire con i grandi complessi commerciali. Essa si configura, come impresa di piccoli commercianti che esercitano una attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia. Il ministro deve sapere (o chi per esso) che presso tutte le Cciaa del territorio italia-i no esiste un apposito e regolare! registro delle ditte in cui confluiscono e vengono registrate le piccole imprese, pagando ciascuna regolarmente i diritti annuali camerali. Perciò si chiede al ministro competente di apportare modifica immediata alla legge n. 310 separando la grande impresa da quella piccola. Si chiede altresì di restituire fiducia a tutti gli operatori che esercitano l'attività di commercialisti, di consulenti, di contabili ecc. rag. Massimo Clemente presidente Sivad, Sindacato italiano venditori ambulanti e dettaglianti Pellicce, industria e sentimenti Rispondo alla lettera del sig. Gaetano Averna, sul tema «pellicce», premettendo che sono vegetariano. Le ragioni da lui addotte per giustificare l'esistenza dell'industria delle pellicce sono di una fragilità unica. Egli si preoccupa, giustamente, dell'impatto che avrebbe sui livelli occupazionali un ridimensionamento od una sparizione totale di questa industria. Ma allora non si sarebbe mai dovuto mettere fine alla la Guerra Mondiale, né alla 2° Guerra Mondiale, alla guerra di Corea ed a quella del Vietnam perché, seguendo il filo del ragionamento proposto dal sig. Averna, finiti i conflitti le industrie belliche non avrebbero più avuto ragione di esistere e gli operai avrebbero perso il lavoro. Ma le guerre sono finite, e speriamo finiscano anche quelle attuali, le industrie si sono convertite ad altre produzioni e gli operai, smesso di fare cannoni, si sono messi a confezionare altri manufatti. Il sig. Averna non fa poi menzione, forse volutamente, delle atroci sofferenze cui sono sottoposti gli animali da pelliccia, uccisi in modi inenarrabili e non certo degni di noi, animali a 2 zampe. Ad ogni modo, per non apparire il «solito protezionista» che critica solo ma che non è in grado di proporre soluzioni, faccio ora la mia: lasciate morire gli animali di morte naturale e poi appropriatevi pure delle loro pellicce. Un po' ingenua poi la puntualizzazione, fatta sempre dal nostro sig. Averna, su interessi da parte dell'industria dei materiali sintetici in questa campagna prò o contro le pellicce. E se anche così fosse? Non mi pare sia il caso di scandalizzarsi tanto, visto chela lobby dei pellicciai non è seconda a nessuna per difendere i propri, facendo anche massacrare esseri viventi. Non è poi che la difesa del lavoro dei propri dipendenti sia, per i sigg. pellicciai, un elegante paravento per difendere più che altro i loro non indifferenti guadagni? Gian vito Martone, Bordighera I partiti e il «pateracchio» Una breve replica all'articolo di Maurizio Assalto in «Società e Cultura» dell'8 dicembre 1993, p. 20. Innanzi tutto, non ho mai detto, come mi si attribuisce nel tito- lo, che «Asor Rosa mi boicotta tramite il pds» (e infatti la frase non è ripetuta nel testo dell'articolo). Ritengo il pds una forza politica seria, che può incorrere in errore, come tutti, a seguito di imprecisa o falsa informazione, non un'organizzazione di sabotatori. Nel merito del «contrattacco» di Asor Rosa, la replica è perfino superflua, per chi ha letto il mio Pateracchio bibliografico. Il problema è che non si tratta di «produrre due opere identiche», come pretende il mio contraddittore, ma al contrario di produrre una «Bibliografia generale della lingua e della letteratura italiana» (Bigli), degnamente affiancabile alle opere analoghe che da anni si pubblicano per le maggiori lingue di cultura del mondo, oppure continuare a pubblicare quel pateracchio indecoroso che va sotto il nome di «Bollettino di italianistica», sul quale chiunque abbia letto o vorrà leggere la mia noto potrà esprimere, con cognizione di causa, il giudizio che riterrà opportuno. E al tempo stesso potrà decidere se sia improntitudine o incompetenza (o l'una e l'altra cosa insieme) quella di chi quel misfatto osa definire «una iniziativa che dal mio punto di vista funziona benissimo». Quanto alla notazione finale, «la mia diffidenza verso il prof. Malato è dovuta soltanto alla scarsa considerazione scientifica che ho di lui», nessuna obiezione. Io sono un filologo, e la filologia, si sa, è pietanza indigesta per stomaci abituati al chiacchiericcio sociologistico, non posso quindi adontarmi della «scarsa considerazione» del direttore del «Bollettino», giustamente diffidente verso ciò che non sa cos'è. Per contro, mi onoro della stima di studiosi italiani e stranieri di ben altro prestigio e ben altra statura scientifica dell'Asor Rosa, che apprezzano i miei studi su Dante, sulla tradizione novellistica, su Tasso, Galiani, Capuana, la letteratura dialettale napoletana ecc. Enrico Malato Università di Viterbo

Luoghi citati: Bordighera, Corea, Torino, Vietnam, Viterbo