Troppe operaie incinte chiude l'azienda di Andrea Di Robilant

L'imprenditore: non posso più gestire la fabbrica. Il sindacato: ritiri il provvedimento L'imprenditore: non posso più gestire la fabbrica. Il sindacato: ritiri il provvedimento Troppe operaie incinte/ chiude l'azienda Licenziate in tronco 34 dipendenti, guerra a Rieti RIETI. «Cha facciano l'amore passi, ma che ogni volta mi restino incinte, no». Così Fulvio Bianchetti ha deciso di licenziare tutte le 34 dipendenti e dì chiudere là fabbrica di abbigliamento femminile dóve «da settembre un terzo delle mie impiegate sono in maternità». A Rieti l'improvvisa chiusura della Bianchetti & Formichetti ha suscitato sconcerto. Il sindacato è sceso in campo e promette battaglia. E le future mamme, choccate dal telegramma di licenziamento, si preparano ad una gravidanza tempestosa. Ma Bianchetti, di fronte alla bufera che ha scatenato, rimane inamovibile: «La mia non è una fabbrica per fare figli». E racconta dell'impossibilità di gestire una piccola azienda a conduzione familiare quando buona parte delle dipendenti sono a casa in maternità. Per Bianchetti il fallimento della sua azienda è dovuto al peso soffocante degli oneri sociali in un sistema dove i dipendenti sono iperassistiti e troppo sindacalizzati. «Sì, anche i sindacati hanno la loro dose di responsabilità perché hanno provocato scioperi che hanno danneggiato l'azienda». La sua, insomma, è la storia di un piccolo imprenditore sconfitto dall'assistenzialismo all'italiana. Ma è davvero così? Daniela Orsini, che giorni fa ha ricevuto il telegramma di licenziamento, dice: «E' vero, quest'anno è capitato che sette di noi sono rimaste incinte. Ma non è mica colpa nostra se l'azienda è in difficoltà». E Luciana Desideri, delegata al consiglio di fabbrica, precisa: «E' l'Inps che paga la quasi totalità dei costi della maternità, l'azienda deve solo anticipare. E comunque noi non abbiamo mai visto una lira». Le sette donne incinte non ricevono lo stipendio da quando sono a casa in maternità e hanno già sporto denuncia in Procura. E le altre 27 impiegate non stanno molto meglio in quanto non ricevono lo sti¬ pendio da quattro mesi. Giorgio Cerquetani, responsabile del settore tessile per la Cgil (alla quale sono iscritte 25 dipendenti su 34): «La chiusura della Bianchetti & Formi- chetti è grave perché le cause invocate dall'imprenditore sono del tutto pretestuose. La verità è che l'azienda è da tempo sull'orlo del collasso e la questione della maternità è soltanto una scusa». Bianchetti non nasconde di avere l'acqua alla gola: «Le banche ci martellano, gli altri creditori non aspettano e i finanziamenti non arrivano mai. Il lavoro è poco e in questo modo davvero non si poteva continuare». Ora Bianchetti e la moglie vogliono chiedere il fallimento presso il Tribunale di Rieti. Ma per il sindacato è una decisione incomprensibile, che non tiene minimamente conto del futuro delle dipendenti. «Quello che non riusciamo a capire è perché mai abbia voluto licenziare tutte le sue impiegate prima di chiedere il fallimento», dice Cerquetani. «In questo modo non potranno essere messe in cassa integrazione, non avranno ammortizzatori sociali. Insomma, vuole portare al fallimento una scatola vuota». Cerquetani non ha perso ogni speranza: oggi la Cgil chiederà, attraverso l'ufficio provinciale del lavoro, che vengano ritirati i telegrammi di licenziamento. E davanti alla Prefettura è prevista una manifestazione di protesta per richiamare l'attenzione del governo su questa vicenda. Insomma, la città è decisa a scendere in campo per difendere i diritti delle sue future mamme. «O quantomeno per ottenere una fuoruscita morbida dal posto di lavoro», dice Cerquetani. Andrea Di Robilant Le 7 nature mamme: accusa pretestuosa la ditta è sull'orlo del fallimento A Rieti l'occupazione femminile ha subito un duro colpo

Persone citate: Daniela Orsini, Fulvio Bianchetti, Giorgio Cerquetani, Luciana Desideri

Luoghi citati: Rieti