Fiamma e Quercia: è feeling di Pierluigi Battista

fiamma e Quercia: è feeling fiamma e Quercia: è feeling D'Alema: «Finiparla chiaro» Il msi ringrazia: hai buon senso ROMA. «Aridàtece Fini». Chi è che invoca il ritorno in campo del segretario del movimento sociale? Forse un nostalgico della Fiamma, oppure un reduce del ballottaggio romano che vorrebbe rivivere le travolgenti passioni dell'interminabile scontro con Rutelli? Ma no, è il numero due del pds Massimo D'Alema dai microfoni di Milano, Italia, è il presidente dei deputati pidiessini che inaspettatamente rende omaggio al Nemico. Un Nemico che cordialmente ricambia, affidando al Secolo d'Italia il compito di elogiare la «notevole lucidità» e il «grande buon senso» manifestati da chi? Guarda un po', proprio da lui: D'Alema. Che strano minuetto. Che scambio di riconoscimenti, di apprezzamenti, di gesti cavallereschi. Altro che Berlusconi, ((Aridàtece Fini»: per delegittimare Giuliano Urbani, il suo interlocutore televisivo presentato come l'ideologo del nascente partito berlusconiano, Massimo D'Alema esprime in forma efficacemente popolaresca la sua scelta per il Nemico fino a ieri dipinto come impresentabile e pericoloso. ((Almeno lui è chiaro, con le sue idee e le sue ricette». Mica come voi che vi affannate a costruire il fronte dei moderati, la destra pulita e democratica. E' forse scoppiato un amore impossibile, un feeling tra opposti che tende a bruciare tutti gli ostacoli? Neanche a farlo apposta, il giornale missino si produce in un panegirico in prima pagina dedicato al dirigente del pds: D'Alema «dimostra che si può discutere della Destra pacatamente, senza far ricorso agli abituali anatemi e al disprezzo dell'avversario». E tutto perché D'Alema aveva dichiarato: «Devo dare atto a Fini di essersi mosso con notevole abilità politica» dimostrando di avere «una notevole abilità politica», «in campagna elettorale si è ben comportato»; «penso che non debbano illudersi quegli uomini che stanno cercando di riorganizzare un'area moderata: non credano di recuperare tutti i voti che ha preso il msi» perché «non si smonta un partito del genere» e «Segni non si illuda che candidandosi risucchierà quei voti». I missini sentitamente ringraziano per le parole «che neppure lontanamente ricordano la campagna d'odio e di demonizzazione scatenata a Roma da ima parte della sinistra». Ed elogiano con grande pathos per dire tutto il male possibile di Bossi e Segni, mossi e avvelenati da «velleità tipiche di competitori che non hanno di vista l'essenziale». «Aridàtece D'Alema», insomma, che almeno non si mette a fare il «competitore» e può giudicare con maggiore «tolleranza» le ragioni della Destra. II cerchio si chiude. Il nemico è Segni con tutti i suoi tentativi di resuscitare il Centro e di ereditare il cospicuo bottino elettorale raccòlto da Fini per fronteggiare il «cartello delle sinistre» liberandosi dell'estremismo di destra. E se Occhetto nei giorni scorsi ha auspicato la nascita di un ((polo moderato» moderno e democratico che non si lasci risucchiare e contaminare dalla «destra reazionaria e fascista», il numero due del pds D'Alema sembra piuttosto prediligere un duello franco e aperto tra la sinistra e il partito di Fini, «una forza che si è realmente inserita sul fronte di destra» e con la quale sia Segni che Bossi «dovranno fare i conti». Questione di sfumature, forse. Ma a botta calda, nel torrente di commenti successivi ai risultati di domenica scorsa, D'Alema in tv aveva già detto che dove si era profilato lo scontro tra un candidato della sinistra e uno del Centro non c'era stata «gara». Altro che «polo moderato». ((Aridàtece Fini», piuttosto. Pierluigi Battista Il segretario del movimento sociale Gianfranco Fini

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