Patelli: sì ho preso quei soldi

Arresti domiciliari all'ex cassiere lumhard Patelli: sì, ho preso quei soldi Arresti domiciliari all'ex cassiere lumhard MILANO. A testa bassa senza dire una parola. Esce da San Vittore così, alle 22, Alessandro Patelli, ex tesoriere della Lega, una notte in carcere per quei 200 milioni presi dalla Montedison di Carlo Sama. Arresti domiciliari, decidono i magistrati dopo un interrogatorio durato 4 ore. Quattro ore in cui Patelli ammette quel versamento illecito, e riconosce di aver incontrato sia Carlo Sama che Sergio Portesi, l'emissario di Foro Buonaparte. Ad aspettarlo ci sono una ventina di leghisti. Lui, con un borsone e un sacco in mano, si infila veloce in un'auto che parte sgommando. Dietro le altre auto con i leghisti. Dura 4 ore l'interrogatorio di Patelli davanti a Di Pietro e a Ghitti. Quattro ore in cui Patel- li ha dovuto ricostruire tutta la vicenda, fino a quel versamento illecito a pochi giorni dalle elezioni del 5 aprile dell'anno scorso. Ha ammesso anche altro Patelli? Certo, in quattro ore, Di Pietro non si è limitato a chiedergli di quell'incontro ai bar Doney di Roma, quello dove andava Panzavolta a portare i soldi a Greganti, e che adesso è diventato il luogo dèi misfatto pure per la Lega. «Patelli ha chiarito la sua posizione», dice alle 21 l'avvocato Giovanna Andreoni tempestata da telecamere, fotografi e giornalisti. Lo ripete più volte questo ritornello. Impossibile sapere da lei cosa abbia ammesso davanti ai magistrati l'ex cassiere della Lega Nord. E il ritornello cambia solo quando si parla di Bossi. «Ci mancherebbe, no», è la risposta decisa del difensore quando arriva la do¬ manda sul coinvolgimento del segretario della Lega Nord in questo brutto affare di versamenti illeciti non registrati. «No», sempre «no» è la risposta dell'avvocato alla domanda se Di Pietro ha contestato altri episodi oltre a quei 200 milioni, Bar Doney, paga la Montedison, incassa Patelli per la Lega. Eppure, è chiaro che in quelle 4 ore l'ex cassiere della Lega non ha parlato solo di quei 200 milioni, l'unico episodio contestato nell'ordine di custodia cautelare. Ha riscostruito più in generale tutto il sistema di finanziamento del Carroccio che per anni è stato nelle sue mani. Tutto legale? Si vedrà. intanto arrivano segnali precisi dal carcere di San Vittore, sesto raggio, lato B, primo piano. Poche celle più in là, da mesi, c'è il finanziere Sergio Cusani. Anche lui parla della Lega (e pure del pds). In un'intervista a Panorama Cusani racconta i motivi per cui Carlo Sama volle conoscere Bossi, volle entrare in contatto con i vertici della Lega. Racconta Cusani: «Sama incontrò Bossi perché capo di una forza considerata vincente. Se Sama aveva visto i socialdemocratici perché non avrebbe dovuto incontrare Bossi? In Montedison pensarono fosse utile per il gruppo contribuire ai bisogni elettorali dei partiti». «Penso che convenga anche alla Lega presentarsi spontaneamente in aula e chiarire tutto davanti al pubblico», conclude questo capitolo Cusani. Dell'arresto di Patelli parla anche l'avvocato di Cusani, Sergio Spazzali. Fu Spazzali a chiedere in aula a Sama se pure alla Lega arrivarono finanziamenti illeciti. Adesso, ai microfoni di «Radio Popolare», commenta: «L'arresto di Patelli rientra nell'abuso della carcerazione preventiva. E' stata una mossa sproporzionata anche perché la depenalizzazione dell'illecito finanziamento dei partiti, fra tre giorni, diventerà legge». Fabio Potetti

Luoghi citati: Bar Doney, Milano, Panorama Cusani, Roma