ADDIO RISCHIOSO Magistrati e medici pilastri dello sport di Gianni Romeo

Magistrati e medici pilastri dello sport ADDIO RISCHIOSg "ì Magistrati e medici pilastri dello sport TRABALLANO due pilastri sui quali lo sport ha sempre trovato buoni appoggi. Con ogni probabilità i magistrati non potranno più amministrare la giustizia sportiva; con altrettante probabilità, verrà cancellata la categoria dei medici sportivi. Erano, sono due certezze dello sport, i magistrati e i medici. Controllano i tesori più preziosi di questo pianeta del tutto speciale fondato sulla lealtà e sulla difesa della salute. Si avrà un vuoto pericoloso? Chi lo colmerà? C'è ancora tempo per evitare lo scippo? Ma è poi davvero uno scippo? Il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) già da tempo aveva indicato ai magistrati la nuova via da seguire: abolire tutti gli incarichi «privati» che non fossero strettamente attinenti al servizio. Il ' richiamo è arrivato anche ai magistrati (sono circa 400, due terzi dei quali nel calcio, un piccolo esercito) inseriti nei vari organi giudicanti delle federazioni sportive; magistrati che lavorano gratuitamente, che offrono le loro prestazioni in cambio dei soli rimborsi spese, di un distintivo e semmai in aggiunta di una tessera per le partite. Che cosa li muove? Amicizia con i dirigenti sportivi, curiosità, forse l'ambizione di assumere improvvisa notorietà. Il piccolo e silenzioso esercito ha sempre fatto funzionare lo sport con puntualità, precisione, onestà. Lunedì i presidenti del Coni (Pescante) e della Federcalcio (Matarrese) sono andati al Csm a perorare la loro causa. L'esito è incerto. Che cosa succederà se perderanno la causa? Che lo sport dovrà inventarsi un suo tribunale «privato». Il magistrato «ufficiale» dava garanzie di immagine, competenza, neutralità. Saprà fare altrettanto l'avvocato chiamato in sostituzione? Se verrà squalificato il campo del Milan si andrà a indagare sulle passioni sportive del giudice? E se si scoprirà che è interista? E' un esempio banale il no¬ stro, ma vuol significare alcune delle difficoltà che potrebbero insorgere. Il problema va visto anche da un'altra angolazione, però. Lo sport, uscito anni fa dalla sua isola felice, è sempre più infarcito di interessi anche grossi; in quest'Italia che sta velocemente cambiando è facile far nascere e proliferare sospetti un po' ovunque. Se a un magistrato che opera nel calcio venisse affidata un'inchiesta sui fondi neri o sulle sponsorizzazioni gonfiate di qualche club, si potrebbero evitare i sospetti di un'influenza dello stesso calcio nei suoi confronti? E' altrettanto delicato, se non di più, il problema della medicina sportiva. Il ministro Garavaglia per allinearsi alle normative Cee dice che la specializzazione va abolita. Ma se è vero che resta invece quella in medicina tropicale, non sembra al ministro che gli sportivi (alcuni milioni) siano più numerosi di chi si avventura ai Tropici? Non più tardi di due settimane fa in Sardegna sono stati bloccati i campionati giovanili di calcio perche l'Usi non riusciva a fare le visite di idoneità. Se la struttura pubblica è carente, che cosa succederà quando verranno paralizzati gli Istituti di Medicina sportiva? Un buon cardiologo, un buon ortopedico e via dicendo possono comunque consorziarsi in uno staff affidabile, per lo sportivo. Ma il coordinamento del lavoro per quanto riguarda le metodiche di allenamento, gli studi sugli atleti, le esperienze da assommare e da offrire ai giovani per il futuro potranno continuare allo stesso modo? E il doping? Questa battaglia difficile per evitare che lo sport crei dei mostri, potrà continuare senza un canale preciso nel quale scorrere? Lo sport fa parte di quest'Italia che cambia e deve tenersi pronto per affrontare nuove realtà. Pronto e allenato. Sta per giocare una partita molto difficile. Gianni Romeo teo^J

Persone citate: Garavaglia, Magistrati, Matarrese, Pescante

Luoghi citati: Italia, Sardegna