Avete un grido? Cercatevi una bocca di Alessandro Baricco

TT BAR U M LO SPETTACOLO DELLA SETTIMANA Avete un grido? Cercatevi una bocca TT ■ ; ■ A un bello spremersi, JL JL il mondo tutto, per intrattenerti con il suo grande show quotidiano, a suon di dollari lacrime e sangue, ma poi c'è sempre la volta che a inchiodarti per la meraviglia è il niente di una frase, letta per caso, lunga poche parole, un'inezia. Ad esempio. Hubert Selby Jr. è il nome di uno scrittore americano che pochi conoscono. Quando dici che è lui ad aver scritto Ultima fermata a Brooklyn, allora tutti si ricordano di conoscerlo. Non che abbiano letto il libro, questo no. Ma il film, quello se lo ricordano. E tanto basta. A scanso di equivoci, bisogna annotare che lui è un grande, un grande davvero, uno dei maestri, uno che Io lèggi e poi non scrivi più uguale a prima. Una specie di Celine newyorkese. La prosa di Ultima fermata a Brooklyn (suo primo libro e suo capolavoro) è lava bollente, è lette¬ ratura terremotata, è scrittura squarciata. E non per il gusto puro e semplice di far casino. Racconta il normale orrore di un pezzo di New York. Ma, più propriamente, non lo racconta: lo è. E' il puzzo, il ritmo, le voci, il sangue, i cessi, l'aria, le macchine, il fumo, e le luci e le notti di quell'orrore. Chiaro che il «bello scrivere» ne esca un po' ammaccato: divelto, squartato. Una presa in diretta della realtà, come diceva Celine. E la realtà non si spalma sul mondo con la geometria di una bella frase proustiana: la realtà va a capo quando non te l'aspetti, se ne frega della punteggiatura, non ha una voce narrante che ti tranquillizza, e non ha dialoghi ma gente che parla. Non le hanno fatto l'editing, alla realtà. Bisogna prenderla un po' com'è. Selby la prende così com'è. Letterariamente parlando, una sublime rissa narrativa. (C'è anche un'altra cosa molto bella che il pubblico italiano può leggere di Selby Jr. Un racconto. Si intitola Canto della neve silenziosa. E' la storia di uno che ha avuto un esaurimento nervoso. Moglie e figli, intorno a lui, che misurano i gesti come se tenessero in mano una bolla di sapone. Lui sente, capisce, ed è orribile. Poi un giorno esce, mentre nevica, a farsi la passeggiata che il medico gli ha ordinato. E cammina sulla neve. Fine. Con una scrittura più mite di quella di Ultima fermata, quasi una scrittura convalescente. Una scrittura che sta uscendo dall'esaurimento nervoso. Commovente). Va be'. A forza di dirlo, che Selby è un grande, mi vedo arriva¬ re da un lettore (Marco Drago, da Canelli) un'intervista fatta da Lou Reed a Selby in persona. Curioso. Dice che Lou Reed aveva il pallino di Selby. E un giorno se l'è andato a cercare. E l'ha intervistato. Reed: Quanto tempo ci è voluto per scrivere Ultima fermata a Brooklynì Selby: Sei anni. R.: In modo intermittente? S.: No, ogni notte. Ogni cazzo di notte, amico. Il tono è quello. Un pezzo di letteratura, a modo suo (per chi vuole leggersela, è pubblicata in un libro dell'editore Arcana intitolato Lou Reed tra pensiero e espressione). Insomma, è lì che ho trovato la frase che mi ha lasciato di stucco. Proprio nel finale. Le ultime battute. C'è Selby che parla della ferita che è stata la vita per lui e per quelli intorno a lui, e dice di com'è difficile dare una forma a quel dolore, e a quell'ira, «non riuscivo a trovare un modo per fermarmi e addolorarmi per ciò che mi era capitato... Non sapevo come commuovermi e dire, semplicemente, Lo sai? Hai avuto una vita difficile, sei finito male, e allora, che si può fare adesso? Proprio non riuscivo a dirlo. Mi capisci? Mi sentivo sempre come il campo di battaglia fra le orde del paradiso e le orde dell'inferno». E qui mi immagino che abbia preso un attimo di fiato. Per poi dire: -E' un grido in cerca di una bocca. Così. Selby: E' un grido in cerca di una bocca. Reed: (Ride). S.: Mi capisci? R.: Un grido in cerca di una bocca. S.: Quello ero io. Fulminante, no? Avrebbe potuto dire «Un grido in cerca di una voce» e sarebbe stata già meno bella. Ma non gli dev'essere neanche passato per la testa, l'eufemismo. Niente voce: bocca. Un grido in cerca di una bocca. A parte che è la più esatta descrizione possibile della prosa di Selby, a parte questo: avete idea di quante cose ci siano, in giro, che sono un grido in cerca di una bocca? Alessandro Baricco Tra Brooklyn Lou Reed e Selby Jr. Brandelli di letteratura e vita

Luoghi citati: Brooklyn, Brooklynì Selby, Canelli, New York