Il Nobel Rubbia fa il tifo per il torio
ENERGIA & FUTURO ENERGIA & FUTURO Il Nobel Rubbia fa il tifo per il torio Come funziona il suo progetto di nucleare sicuro e pulito più elettroni, come torio, uranio, plutonio) ad assorbire un neutrone lento e a rompersi (fissione) liberando una grande quantità di energia. Nella fissione dell'uranio e del plutonio il processo di produzione di energia si autosostiene spontaneamente; in concentrazioni opportune, si produce un inumerò di neutroni di fissione sufficiente a causare altre fissioni e così via, in catena. Il bilancio di questa reazione è descritto da un fattore di criticità: se esso è eguale a 1 il processo si autosostiene (centrali nucleari); se è maggiore di 1 nasce un processo a valanga (esplosione atomica), mentre se è minore di uno il processo si spegne rapidamente. L'approccio tradizionale dei reattori nucleari, dovuto a Enrico Fermi, è proprio quello di mantenere il fattore di criticità il più possibile vicino a 1 per ricavare energia senza produrre una reazione a valanga. Il fatto che una centrale nu¬ cleare lavori in condizioni vicine alla criticità probabilmente costituisce il problema più importante; la sicurezza di una centrale infatti si basa sul corretto funzionamento di complessi sistemi di controllo. Nel caso, pur improbabile, di un cattivo funzionamento dei sistemi di sicurezza, le conseguenze di un disastro nucleare sono così catastrofiche da mettere in discussione il ricorso all'energia nucleare. Questo semplice fatto giustifica il ricorso a una tecnica alternativa basata sull'impiego di un elemento non fissile e abbondante in natura, il torio, che però richiede una sorgente esterna di neutroni termici per dare luogo a una catena di reazioni con un bilancio energetico positivo. In questo modo, la sicurezza e l'impatto ambientale sono messi al primo posto, a scapito della resa energetica; in altri termini una fonte di energia un po' più cara, ma sicura e perenne. Studi in questa dire¬ zione sono stati fatti negli ultimi anni anche in altri Paesi, in particolare negli Stati Uniti, dal gruppo diretto da Bowman a Los Alamos, citato da Rubbia nel suo lavoro. Il fatto che il torio naturale non sia fissile significa che è impossibile realizzare una bomba atomica a base di torio. Per lo stesso motivo, nonostante la catena di reazioni del torio sia nota da tempo, non è mai stata impiegata in processi industriali di produzione di energia nucleare proprio per il fatto che non si autosostiene. Nel nuovo tipo di reattore i neutroni termici necessari al suo funzionamento sono ottenuti con un convenzionale acceleratore di particelle che accelera un intenso fascio di protoni a una energia relativamente bassa di circa 1 GigaelettronVolt e li invia contro un bersaglio posto al centro del combustibile e circondato da un moderatore per rallentare i neutroni prodotti. Scegliendo opportunamente i parametri di progetto, Rubbia e colleghi sostengono che è possibile generare 10 volte più energia di quella utilizzata dall'acceleratore e danno un nuovo impulso a questa idea sottolineandone i molti vantaggi. Il primo, forse il più importante, è l'assenza di criticità della centrale. Non appena il fascio di protoni viene spento la reazione del torio si arresta e la centrale si spegne automaticamente. Il secondo è il tipo e la quantità di scorie radioattive prodotte durante il funzionamento della centrale: la simulazione al calcolatore ci mostra che partendo da un isotopo attinide leggero come il torio i rifiuti radioattivi più pericolosi per le potenziali applicazioni militari (come il plutonio) sono presenti in quantità trascurabili: per lo stesso motivo il problema dello smaltimento delle scorie radioattive risulta grandemente semplificato, anche se non eliminato. Il sistema sarebbe quindi conveniente dal punto di vista della produzione di energia, con un impatto ambientale molto ridotto, probabilmente confrontabile o minore rispetto ad altre forme di produzione energetica, come le emissioni nell'atmosfera delle centrali a petrolio o carbone. Il gruppo di Los Alamos addirittura sostiene che anche i problemi relativi alle scorie re¬
Persone citate: Bowman, Enrico Fermi, Rubbia
Luoghi citati: Stati Uniti
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