IL TUO DOVERE E' STARE ZITTA di Sabatino Moscati
IL TUO DOVERE E' STARE ZITTA IL TUO DOVERE E' STARE ZITTA La donna nell'antica Grecia COME hai fatto a diventare famosa, benché donna?». Questa domanda, in apparenza singolare ma in realtà ben fondata, fu rivolta un giorno a Teano, la più antica donna filosofa che la storia conosca: visse infatti nel VI secolo a.C. e predicò a Crotone la dottrina pitagorica. La risposta di Teano fu che la sua fama dipendeva dall'aver tessuto la tela e dall'aver diviso con il suo sposo il letto coniugale. Filosofa quanto si voglia, Teano non fu, nella risposta, soddisfacente: o cercò una formula retorica per uscire dall'imbarazzo, o puramente e semplicemente si sbagliò. Nell'antica Grecia, infatti, tante donne tesserono la tela e onorarono il talamo coniugale; ma nessuna passò per questo alla storia, anzi tutte furono ignorate. Se Teano fece eccezione, ciò avvenne perché praticò la filosofia: un fatto tanto inusuale da essere tramandato ai posteri. In realtà, come scrive Nicole Loraux nel presentare il libro Grecia al femminile ora edito da Laterza (pp. 278, L. 36.000), l'iniziativa di raccogliere alcune biografie di donne greche è un'impresa quanto mai difficile. Secondo un noto giudizio di Pericle, la somma virtù di una donna perbene era che di lei si parlasse il meno possibile; e i Greci rispettarono scrupolosamente questo principio, tacendo sulle proprie mogli e figlie o citandole di rado, occasionalmente e marginalmente. Ma se è così, possiamo davvero ricostruire qualche biografia di donna greca? Sì, rispondiamo, purché non manchi la coscienza del fatto che evidenziamo delle eccezioni, non delle regole. E le eccezioni si fondano su due caratteristiche: o sono donne importanti e di alto rango, che per ciò stesso hanno fatto parlare di sé, o sono donne di dubbia reputazione, per lo più straniere, il che ha eliminato qualsiasi scrupolo nei loro confronti. Meglio ancora se le due caratteristiche convergono. E' questo il caso di Aspasia, la compagna di Pericle da cui fu amata e rispettata, che veniva da Mileto in Asia Minore e sulla quale Plutarco afferma: «Faceva un mestiere che non era né rispettabile né onesto: preparava giovani cortigiane». Questo non impedì a Pericle di difenderla con accanimento quando le fu intentato un processo per empietà, e ai suoi concittadini di esaltarne i) rapporto con Socrate, che alla sua scuola imparò la retorica e la filosofia, anche se non questo soltanto. Sempre alla saggezza si lega la fortuna della spartana Gorgo, che già bambina avvertì il re Cleomene suo padre degli intrighi del tiranno di Mileto Aristagora, sventando un tentativo di corruzione; e più tardi, ormai divenuta donna, rivelò ai suoi compatrioti il sistema di lettura di un messaggio in codice. Ma la maschilistica società ateniese ha fatto sì che la maggiore notorietà di Gorgo dipenda dalla risposta datale dal marito Leonida, a cui chiese come dovesse comportarsi quando egli partì per combattere alle Termopili, La risposta fu al plurale, non al singolare, perché valeva per tutte le donne greche: «Sposate uomini valorosi per mettere al mondo figli valorosi». Lisimaca, a cui spettò l'onore davvero inusuale di una statua sull'Acropoli, fu per ben sessantaquattro anni sacerdotessa di Atena: una carica eccezionale non meno della sua durata, per una donna di nobile e potente famiglia, il che concorse certo alla sua notorietà. E qui si verifica un fatto singolare: sappiamo molto, moltissimo, sulla dea e sulla sua sacerdotessa, sui riti e sulle funzioni che ne scandivano la vita; ma quei riti, quelle funzioni, erano di Lisimaca o di tutte le sacerdotesse di Atena? A guardar bene, ci accorgiamo che ben poco di specifico, di individuale si conosce su quella donna celebre. Per qualche aspetto analogo è il caso di Melissa, moglie del tiranno di Corinto Periandro. In realtà, questa donna ci è nota solo a posteriori, dopo la sua morte, perché Periandro voleva recuperare un tesoro offertogli da un ospite straniero e, non sapendo come fare, decise di consultare Melissa evocandola dall'aldilà. Vanamente, perché Melissa rifiutò le prime offerte; e solo in seguito, quando tutte le donne di Corinto bruciarono le loro vesti più belle presso la sua tomba, si commosse e rispose. Segno che era molto considerata, senza dubbio; ma questo è tutto quanto di lei ci resta. Più semplice è il caso di Archippe di Kyme, una donna famosa al punto che le furono dedicate delle iscrizioni onorarie. Il motivo sta nella sua munificenza, perché finanziò con le proprie ricchezze sia la ricostruzione dell'edificio in cui si effettuavano le adunanze solenni, sia l'edificazione di un complesso monumentale incentrato sul santuario della dea Concordia. Conoscevamo vari grandi benefattori e mecenati del mondo greco: questa è l'unica donna, il che spiega l'interesse particolare da lei suscitato. E concludiamo con la celeberrima Saffo: la più nota, ma anche la più enigmatica tra le donne della Grecia antica. Che fosse una grande poetessa non vi è dubbio, perché i suoi versi hanno superato i millenni. Ma scrutando la sua personalità, nei limiti in cui la poesia stessa ci consente di ricostruirla, ci rendiamo conto del rischio a cui andiamo incontro. Anzitutto, quei versi evocano certo la passione per fanciulle amatissime; ma è altrettanto certo che la donna coincida con la poetessa, che l'esperienza umana si identifichi con la libera creazione dell'arte? Al contempo, è evidente nella tradizione antica lo sforzo di attribuire a Saffo anche l'amore per l'altro sesso. Donde il racconto della passione ardente per Faone, che Saffo inutilmente inseguì cercando di esserne ricambiata; e quello della tragica morte, perché il giovane la disprezzò e la indusse con la sua freddezza a gettarsi dall'alto di una rupe. Sarà finita davvero così, l'avventura umana di Saffo? In ultima analisi, ciò che conta sono i suoi versi indimenticabili: «Chi fugge, presto inseguirà, / chi non accetta doni, presto ne darà, / e se non ama, presto amerà, / anche se non vuole». Sabatino Moscati
Persone citate: Gorgo, Greci, Nicole Loraux, Socrate
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