«Lombardi» come un musical tutti gli applausi a Pavarotti
«lombardi» come un musical tutti gli applausi a Pavaralti Successo al Metropolitan per il tenore italiano «lombardi» come un musical tutti gli applausi a Pavaralti NEW YORK. Luciano Pavarotti è tornato al «Metropolitan» per cantare nella parte del giovane turco «I Lombardi alla prima crociata», opera giovanile di Verdi, ed ha rinnovato il successo che già aveva avuto con il concerto del Central Park, suscitando un'autentica ovazione. Un'altra perla, un successo personale, perché «Big Luciano» come lo chiamano i suoi fans di New York, ha cantato con quella riconquistata freschezza vocale e temperamento interpretativo che hanno mandato in visibilio gli spettatori del Met. L'opera verdiana diretta « da James Levine, il direttore americano che in Europa non ha molta fortuna, è stata criticata per la messa in scena di Mark Lamos: un'ambientazione modernissima, un'americanata. Sembrava che «I lombardi» fosse diventata improvvisamente un musical. Nel 4° atto, quando il coro dei lombardi assetati nel deserto canta «0 signore dal tetto natio», la bellissima pagina verdiana, sullo sfondo appare il miraggio di un idroscalo e s'è avvertito in sala qualche borbottio di dissenso. Una infelice impostazione scenica, resa ancora più incerta dai costumi disegnati in foggia settecentesca. Per ben due volte il celebre tenore è morto e resuscitato, così come vuole il libretto di Temistocle Solerà. Così è successo che buona parte degli spettatori se ne siano andati al termine del terzo atto, senza sapere che Pavarotti «resuscitato» avrebbe cantato ancora nel quarto. Errore, perché hanno perduto così il canto di altre due grandi voci: Samuel Ramey (Pagano il parricida, che espia il suo delitto facendosi eremita) e il soprano Aprile Millo (Giselda) le cui virtù interpretative rimangono intatte anche nell'harem di Antiochia dove è tenuta prigioniera. [a. e]
Persone citate: Antiochia, Aprile Millo, James Levine, Luciano Pavarotti, Mark Lamos, Pavarotti, Samuel Ramey, Temistocle Solerà, Verdi
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