Collin e il cd della maturità Per Parsons la poesia al potere

r r I DISCHI ~~l Collins e il ed della maturità Per Parsons la poesia al potere I Mondiali di calcio ..americani l'Inghilterra non ci sarà. Uno smacco per quelli che si considerano gli inventori di questo sport. Ma non ò il solo mito che crolla agli inglesi. Si pensi soltanto alla famiglia reale. Su livelli da primato mondiale restano solo le stelle musicali del pop-rock. Gli artisti inglesi formano l'unica squadra a contrastare le armate degli statunitensi che marchiano a suon di dischi la cultura giovanile. Oltretutto con il pregio della eleganza e della ricerca sonora, della vitalità e della profondità dei temi. La situazione risulta evidente scorrendo le offerte discografiche di questo momento prenatalizio. Sei sono gli esempi di valore da segnalare. Primo fra tutti è «Both sides» (Wea, 1 Cd) di Phil Collins. Al suo quinto disco, l'ex batterista dei Genesis si candida ad essere l'asso di denari di questo fine anno. Un disco prezioso, ben costruito e ottimamente eseguito. I campi percorsi da Phil Collins continuano ad essere quelli del rock più maturo e adulto, coinvolto nelle cause più nobili e ispirato all'amore postadolescenziale. Undici i brani (accidenti, ma perché non segnarne la durata) tutti giocati sulle percussioni e la voce, con tastiere, chitarre e quantaltro (anche qui indicazioni zero) a ricamare atmosfere sempre un po' auliche. Con ispirazioni di tradizione scozzese. Ritmi in prevalenza lenti e grande eleganza complessiva. Tutta farina del sacco di Collins, nessun altro musicista lo ha affiancato. «L'album l'ho realizzato a casa: ero seduto tutto solo e cantavo - racconta orgoglioso Collins -. Diventava sempre più divertente fare tutto da solo, in quella piccola stanza». Se le forme sonore sono venate da moderno romanticismo, i temi delle canzoni sono in gran parte personali. Se il primo album «Face value» si aggirava sulla ferita del recenI te divorzio di Collins, «Both siI des» raccoglie le riflessioni di un uomo maturo nel suo rapporto con la vita quotidiana, con il prossimo. Non mancano i temi politici, «We wait and we wonder» è una dura reazione alla situazione irlandese, nata all'indomani dell'esplosione della bomba di Warrington. Difficile scegliere i brani migliori di questo disco, complessivamente il più completo di Phil Collins. A sostenere il fantasioso centrocampo inglese c'è anche Alan Parsons che rientra in campo dopo sei anni di assenza e dopo aver dimenticato le idee del suo famoso Project, che non era la zona del Milan di Arrigo Sacchi ma quasi. Con una grafica che s'ispira in modo brillante alle intuizioni di Magritte, ecco «Try anything once» (Arista, 1 Cd). Anche in questo caso il disco è nato in una casa-studio, quella dell'autore, nel Sussex. E dopo cento giorni di registrazioni. Estremamente vari i temi musicali, le soluzioni sonore adottate con ritmi che s'incrociano per creare gustosi puzzle. Un'ora esatta di musica per dodici brani, in cui la ricerca non pregiudica la piacevolezza delle proposte, che a volte toccano anche soluzioni sinfoniche. Fantasia e magia. A completare il reparto una curiosa antologia: «Screenplaying» (Vertigo, 1 Cd), ovvero i diciotto brani composti da Mark Knopfler per le colonne sonore di quattro film («Cai», «Last exit to Brooklin», «The princess bride», «Locai nero»). L'insieme di composizioni per storie di degrado urbano e favole, lotte di potere e conversioni ecologiche, risulta sorprendente. Un album completamente strumentale, molto poetico e misurato. Le scorribande chitarristiche di Knopfler sono limitate alla fine, per il resto si scopre la vena meno egocentrica del leader dei Dire Straits. Quella già apprezzata nel fantastico consorzio con Chet Atkins. Al centro dell'attacco, con tutta la loro potenza, i Rolling Stones. Nessuna disco nuovo, ma ancora un'antologia: «Jump back» (Virgin, 1 Cd). Diciotto canzoni (da «Brown sugar» del '71 a «Mixed emotions» dell'89) tutte rimasterizzate con l'ultima frontiera tecnologica. Una voce assolutamente unica per un'impronta sonora inossidabile negli anni, migliorata e aggiornata qua e là ma sempre con l'identica forza d'impatto. «Jump back» non è un'antologia perfetta per concezione, anche se per ogni brano ci sono ricordi e impressioni di Jagger e Richard a motivarne il valore. Ma «Start me up», «Angie» e «Waiting on a friend» sono tre brani che danno una luce straordinaria. Maledetti, carissimi Stones volete uscire dal silenzio e smetterla di ammannirci tutta la vostra vecchia bravura? La nazionale inglese delle sette note per questa partita natalizia schiera in difesa due furbacchioni del pop. Primo Elton John e il suo «Duets» (Rocket Records, 1 Cd). Antologia di duetti del clownesco Elton per ascolti in piacevole scioltezza. Léonard Cohen, Little Richard, Kiki Dee, Paul Young, K. D. Lang, Gladys Knight per 16 scenette. Meno classe ma buon impatto vocale, grintoso e roco, per Bonnie Tyler in «Silhouette in red» (Bmg Ariola, 1 Cd). Orecchiabile, sontuosa negli arrangiamenti, brillante nei ritmi ma un po' troppo uguale a se stessa. Alessandro Rosa

Luoghi citati: Inghilterra